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Edizione del 18/11/2021
Estratto da pag. 1
Mario Draghi tiene la sua rotta
Mentre i partiti (tutti) stanno brancolando nel buio
La lettura dei giornali, ieri mattina, ci ha confermato ancora una volta che la confusione non solo domina la scena politica ma addirittura s'accresce. Prendiamo l'esplosione dalla quarta ondata di Covid 19 in Europa e, in misura minore, in Italia. Alcuni presidenti di regione (e tra essi particolarmente significativo Massimiliano Fedriga del Friuli-Venezia Giulia, personalità di alto rilievo nella Lega) in relazione alla possibilità che i loro territori diventino zona gialla hanno chiesto al governo di valutare, nel caso si arrivasse a numeri da lockdown di applicare la misura solo ai non vaccinati, seguendo l'esempio di Vienna.È accertato che la recrudescenza del virus a Trieste (con diffusione in tutta la regione) derivi dalle manifestazioni no-vax e no-green pass che hanno impegnato a lungo la città, constatazione questa che di per sé condanna il ministero dell'interno e la ministra Luciana Lamorgese per lo scarso vigore posto nel difendere l'ordine pubblico in genere e quello sanitario in particolare. Ma sul punto, a suo tempo, Matteo Salvini criticò la ministra stessa per gli eccessi della Polizia di Stato, compreso l'uso degli idranti e le cariche nei confronti dei manifestanti. Lo stesso Salvini, peraltro, parlando del ritorno del Covid 19 ha segnalato una propria posizione nettamente contraria a misure severe di contenimento, in palese insanabile contraddizione con le richieste di Fedriga e colleghi.Se questo non bastasse, l'idea balzana (ma molto, molto utilitaristica) di Enrico Letta di aprire un tavolo tra i partiti di maggioranza sulla legge di maggioranza - che di fatto privava il governo dei suoi poteri-doveri su questa legge fondamentale (se l'idea di Letta avesse successo, il governo perderebbe il controllo della legge più importante per il 2022 e gli anni successivi)- è rapidamente evaporato. Il consenso di tutti s'è rivelato una bufala per vari motivi, tra i quali segnalo l'adesione di Fratelli d'Italia a condizione che si parli di riforma costituzionale, posizione apprezzata e condivisa dal leader apparente dei 5Stelle, il prof. Giuseppe Conte, l'esplicito dissenso di Draghi e l'innesco di una serie di manovre rivolte al fallimento dell'iniziativa e al ritorno della dialettica -un po' stanca e molto scontata- dei partiti.Complessivamente, Mario Draghi mantiene -abbastanza- la rotta e si allontana dall'ipotesi -pelosa e dannosa- di una sua elezione al Quirinale, dando appuntamento ai sindacati sul tema della riforma delle pensioni a marzo 2022. Intendendo così che il suo proposito, salvo quanto stabiliranno i partiti dopo l'elezione del nuovo inquilino del Quirinale è di rimanere a Palazzo Chigi, continuando il proprio lavoro. La verità è che l'incertezza di tutti sulla prossima riunione (inizi febbraio) del collegio speciale (senatori, deputati, rappresentanti delle regioni) che deve eleggere il presidente della Repubblica rende l'atmosfera tesa e, in certi momenti, incandescente per il timore che ogni mossa, ogni intervista nasconda un trappolone per sodali e colleghi.Nessuno, peraltro, a dispetto delle illusioni di Luigi Zanda che -in versione Senilità- vorrebbe Enrico Letta manovratore di queste cruciali elezioni, ha il carisma riconosciuto e riconoscibile per assumersi il compito di regista dei prossimi due mesi e mezzo. Tra le variabili da mettere in conto c'è il contrasto palese tra il gatto e il topo che troviamo tra i 5Stelle, con Luigi Di Maio nelle parti del gatto.Qualcosa si muove al centro. Da un lato la presa di coscienza della palude centrista (una trentina di parlamentari tra Camera e Senato) che potrebbe, se unita, recitare un ruolo importante. E dall'altro Matteo Renzi, il quale, nonostante ogni tentativo di azzoppamento, si appresta a sua volta a lanciare alla prossima Leopolda la sua ipotesi di aggregazione, anch'essa destinata -se si realizzasse- a diventare determinante nell'appuntamento presidenziale. Nello sbocco, ennesimo, di bile dei suoi nemici, Renzi potrebbe ristabilire il primato della politica e dell'intelligenza politica, materia prima scarseggiante in giro e sop
rattutto nell'attuale Parlamento. Chi ha lana, la filerà. E chinon l'ha rimarrà a bocca asciutta.www.cacopardo.it