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Edizione del 14/10/2021
Estratto da pag. 1
Fabrizio Tatarella: «Bari non è fascista, Emiliano sbaglia, qui c’è destra di Governo»
Il nipote di «Pinuccio» interviene sulle dichiarazioni del governatore pugliese
l’intervista

Mezzogiorno, 14 ottobre 2021 - 08:36

Fabrizio Tatarella: «Bari non è fascista, Emiliano sbaglia, qui c’è destra di Governo»

Il nipote di «Pinuccio» interviene sulle dichiarazioni del governatore pugliese

di Francesco Strippoli

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«La destra italiana ha fatto i conti con la storia già al congresso di Fiuggi, nel 1995, quando l’antifascismo fu definito “momento storicamente essenziale” per il ritorno della democrazia. Tutto il resto, e alludo alle polemiche di questi giorni, ha il sapore della strumentalità politica». Fabrizio Tatarella, figlio di Salvatore, è il nipote di Pinuccio, esponente storico della destra pugliese e protagonista con Gianfranco Fini di quello storico congresso del 1995. Fabrizio da tempo è l’animatore della fondazione intitolata a suo zio, studia carte e documenti.



Michele Emiliano, a Nardò, ha detto che Bari è stata «la città più fascista d’Italia». E che i suoi anni da sindaco l’hanno trasformata in «simbolo del progressismo». Che ne pensa?

«Davvero non si capisce a quali fascisti si riferisca. Non credo – per ragioni anagrafiche – che pensasse al barese Araldo di Crollalanza, ministro con Mussolini, morto nel 1986: una figura per la quale va espresso un giudizio storico e non politico. E sul piano storico, come riconoscono anche a sinistra, non c’è dubbio che di Crollalanza abbia fatto tanto per Bari».

E quindi? Di chi parla Emiliano?

«Non saprei. Certo sembra difficile che si riferisca al sindaco suo predecessore, Simeone Di Cagno Abbrescia, che poi è approdato proprio ai lidi del medesimo Emiliano. E, se posso continuare, pare difficile che si riferisca all’ex senatore barese Massimo Cassano, nato a destra e ora sistemato da Emiliano all’Arpal. Bari più che la patria del progressismo mi sembra la casa del trasformismo».

La fermo: non parliamo dell’attualità politica, ma di storia, anche se recente.

«Allora diciamo così: Bari, grazie a Pinuccio Tatarella, è stata la capitale e la culla della destra di governo. La fondazione ne custodisce la memoria e i documenti. E noi possiamo certamente dire che la destra di governo è stata immaginata a Bari nel corso degli anni Novanta, prima ancora di quello storico appuntamento che fu il congresso di scioglimento del Msi e fondazione di An, a Fiuggi, nel 1995. Vorrei leggere un passo delle tesi discusse a quel congresso».

Legga pure.

«Cito dai documenti: “La destra politica non è figlia del fascismo. I valori della destra preesistono al fascismo, lo hanno attraversato e ad esso sono sopravvissuti. È giusto chiedere alla destra italiana di affermare senza reticenza che l’antifascismo fu un momento storicamente essenziale per il ritorno dei valori democratici che il fascismo aveva conculcato”. La destra ha fatto i conti con la Storia».

Perché allora l’antifascismo non unisce? La discussione dell’altro giorno in Consiglio regionale ha rappresentato un’assemblea lacerata.

«L’antifascismo dovrebbe unire ma è un argomento divisivo perché adoperato in maniera strumentale. Dopo il congresso di Fiuggi fior di giornalisti dichiararono che la neonata An era un covo di fascisti. E mi viene in mente che il vice premier belga Elio Di Rupo, nel 1994, rifiutò di stringere la mano a Pinuccio Tatarella, in quel momento ministro e rappresentante del governo italiano. Detto questo, in tanti casi si parla di cose superate».

Cosa vuol dire superate?

«Io credo che fascismo e antifascismo siano categorie politiche superate. E che il fascismo sia un non-luogo politico. Non c’è alcun rischio di regime incombente. Piuttosto nutro la convinzione che la sinistra agiti il fascismo come uno spettro a scopo elettorale per trarne un vantaggio».

Il fascismo storico è superato ma va temuto il fascismo come attitudine mentale alla violenza. Non crede?

«Fascismo e comunismo, intesi come regimi politici da instaurare, non esis
tono più. Chi usa la violenza è un violento: sia che si ammanti di destra, sia che si ammanti di sinistra».

Come giudica i fatti di Roma e l’appartenenza di molti assalitori della Cgil a movimenti organizzati?

«I fatti di Roma sono gravissimi e di una violenza inaudita. Penso che ci siano forti responsabilità da parte di chi aveva il dovere di gestire l’ordine pubblico e conosceva i personaggi folkloristici, come Castellino e Fiore, che stavano in piazza: non sono stati fermati né prima né durante le manifestazioni e ora si prova a scaricare la responsabilità sull’unico partito di opposizione. Mi sembra un po’ troppo. Pasolini, intellettuale di sinistra, diceva che “il fascismo degli antifascisti è il vero pericolo che rischia di intossicare la democrazia in Italia”».

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14 ottobre 2021 | 08:36

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