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Edizione del 05/10/2021
Estratto da pag. 1
Domenica e lunedì prossimi in 1.349 comuni in tutta Italia si terranno le elezioni comunali: nonostante fin qui le campagne elettorali e le rivalità politiche più raccontate siano state soprattutto quelle delle grandi città – Roma, Milano, Torino, Bologna e Napoli, tra le altre – i risultati da tenere d’occhio e le storie da seguire sono molte di più.
Latina, di nuovo Nel 2016 si parlò moltissimo dell’elezione a sindaco di Latina di Damiano Coletta, un cardiologo ex calciatore professionista che vinse al ballottaggio presentandosi a capo di una lista civica e approfittando di una serie di scandali di corruzione che avevano coinvolto la destra della città, fondata durante il regime fascista: Coletta diventò poi il primo sindaco della città a non essere espresso dal centrodestra.
Coletta si è ricandidato, questa volta col sostegno del Partito Democratico, mentre il centrodestra e la destra hanno annunciato il loro sostegno all’ex sindaco Vincenzo Zaccheo, ex attivista del principale partito post fascista, il Movimento Sociale Italiano, nonché deputato di Alleanza Nazionale.
Zaccheo è considerato vicinissimo a Claudio Durigon, ex sottosegretario all’Economia espresso dalla Lega che si era dimesso a fine agosto dopo una lunga polemica: il 4 agosto, durante un comizio elettorale proprio a Latina, Durigon aveva proposto di revocare l’intitolazione del parco comunale ai giudici uccisi dalla mafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e di tornare a intitolarlo, come in passato, ad Arnaldo Mussolini, il fratello minore di Benito Mussolini.
Così come aveva fatto nel 2016, anche durante questa campagna elettorale Coletta sta puntando molto sulla legalità: «La comunità ha preso le distanze dalle affermazioni di Durigon e da un modo di fare politica, di amministrare, attraverso le clientele e i comitati impresentabili», ha detto in una recente intervista in cui, fra l’altro, ha proposto che Latina diventi capitale della cultura europea nel centenario della sua fondazione, nel 2032.
Zaccheo e il centrodestra gli hanno risposto che «Latina ha bisogno di una pacificazione sociale e politica, non di una esasperazione manichea: con Coletta la purezza assoluta, dall’altra parte – la nostra – tutto ciò che di male possa esistere». Secondo Repubblica, fra Zaccheo e Coletta non c’è un chiaro favorito per la vittoria finale.
Damiano Coletta (Fabio Cimaglia / LaPresse)
La Basilicata e Amazon Nella regione si voterà in 26 comuni, nessuno dei quali è capoluogo. Nella città più grande in cui si rinnoverà il sindaco, Melfi, in campagna elettorale si è parlato molto della possibilità che Amazon apra nella zona un centro di logistica da circa un migliaio di posti.
A Melfi ha sede uno storico stabilimento della FIAT, ora Stellantis, che alterna periodi di produzione a momenti di grande difficoltà. Il centrosinistra ha accolto la notizia dell’apertura del centro in maniera positiva – il capogruppo del PD in regione, Roberto Cifarelli, l’ha definita «una gran bella novità» – ma al contempo ha accusato il governo regionale di averla diffusa in campagna elettorale per favorire i candidati sindaci di centrodestra: fra cui anche quello di Melfi, Roberto Maglione.
Jamil Sadegholvaad È il nome del candidato sindaco del centrosinistra a Rimini, città romagnola che nella sua storia non ha mai avuto un sindaco di centrodestra.
Sadegholvaad ha 49 anni. È figlio di un padre iraniano e una madre italiana, ha una moglie brasiliana e prima di entrare in politica gestiva il negozio di famiglia di tappeti persiani. Fra il 2009 e il 2011 è stato assessore provinciale alle Attività produttive, dal 2011 ad oggi invece ha ricoperto la stessa carica per il Comune sotto il sindaco Andrea Gnassi, del PD. Il suo principale avversario si chiama Enzo Ceccarelli ed è stato scelto dal centrodestra dopo alcuni litigi interni: è un imprenditore e in passato è stato sindaco di Bellaria, una cittadina nella provincia riminese.
(Sadegholvaad con la vicepresidente del Partito Democr
atico, Anna Ascani)
Sadegholvaad è molto noto in città e in caso di elezione dovrebbe proseguire sulla stessa linea del sindaco uscente Gnassi.
A differenza delle posizioni del centrosinistra nazionale, è a favore della riapertura delle discoteche, assai diffuse a Rimini: «Per me i locali da ballo hanno il diritto di riaprire, in questo momento c’è voglia di divertirsi e si balla ovunque – aveva detto qualche tempo fa a Repubblica: «le discoteche sono strutturate per poter gestire al meglio gli accessi. Tutte le precauzioni legate alla pandemia sono giuste, dal pass vaccinale a test rapidi o antigenici prima di entrare, ma ci sono migliaia di persone che lavorano nel settore e sono tutti fermi da un anno».
Le candidate donne sono pochissime Appena 30 su 162 nei comuni capoluogo in cui si elegge il sindaco, come ha notato fra gli altri il Fatto Quotidiano.
Il Partito Democratico in particolare non ha candidato nessuna donna nelle principali città che andranno al voto. Tenendo conto dei capoluoghi, il Movimento 5 Stelle ne ha candidate 7, fra cui la sindaca uscente di Roma, Virginia Raggi, la manager Layla Pavone a Milano e la capogruppo del partito in consiglio comunale, Valentina Sganga, a Torino: soltanto la prima, però, ha qualche concreta speranza di essere eletta.
Clemente Mastella Il 74enne ex ministro, senatore, deputato ed europarlamentare dell’UDEUR si ricandida per un secondo mandato da sindaco a Benevento. Lo sostengono dieci liste civiche per un totale di 600 candidati: in pratica un beneventano su 100 si è candidato con Mastella, fa notare Domani.
Mastella è sostenuto anche da pezzi locali di Forza Italia e Italia Viva, mentre il centrosinistra sostiene l’avvocato Luigi Diego Perifano, e la destra Rosetta De Stasio, ex consigliera regionale di Alleanza Nazionale. Mastella si aspettava inoltre il sostegno del presidente di Regione Vincenzo De Luca, del PD, che per ora non si è materializzato. In una recente intervista ha detto di essere sicuro di vincere.
(Vincenzo Livieri – LaPresse)
Carbonia Nel capoluogo più a sud della Sardegna la situazione politica è piuttosto caotica. La sindaca Paola Massidda, eletta nel 2016 col Movimento 5 Stelle, ha deciso di non ricandidarsi. Il PD ha presentato un suo candidato sindaco, Pietro Morittu, e stretto un’alleanza politica con due partiti di centrodestra, il Partito Sardo d’Azione e l’UDC, che in regione fanno parte della maggioranza di centrodestra. Nessuno dei due però si presenta col proprio nome e simbolo, ma attraverso due liste civiche chiamate rispettivamente Carbonia Avanti e Ora per Carbonia. Il PD non ha spiegato l’alleanza e anzi ha smentito di essersi alleato col centrodestra.
Il M5S aveva trattato per sostenere Morittu ma alla fine appoggerà il candidato della sinistra radicale Luca Pizzuto, segretario regionale di Articolo Uno, sostenuto anche dal Partito Comunista Italiano.
Il comune più piccolo Si vota anche nel comune più piccolo d’Italia, Morterone, in provincia di Lecco, a 40 minuti di auto dal paese più vicino, Ballabio.
Secondo dati del ministero dell’Interno citati da ANSA, a Morterone ci vivono 34 persone di cui appena 26 con diritto di voto: quattro famiglie e due pensionati. Di cognome si chiamano tutte Invernizzi, tranne un Manzoni. Eppure, come ha spiegato uno di loro ad AGI, «la comunità di Morterone non è molto unita: ci sono rivalità e invidie, si parla male gli uni degli altri». Anche per queste ragioni la sindaca Antonella Invernizzi ha annunciato da tempo che non si sarebbe presentata per un quarto mandato.
I 26 abitanti di Morterone dovranno quindi scegliere fra due candidati esterni, nessuno dei quali vive o va in vacanza a Morterone: Andrea Grassi del Partito Gay e Dario Pesenti della lista civica Morterone Insieme.
In un recente comizio davanti a 10 persone – circa un terzo dell'elettorato – Grassi ha promesso che in caso di elezione vivrà a Morterone «almeno tre giorni alla settimana» e farà di tutto per promuovere il
turismo locale. Pesenti invece ha annunciato che in caso di elezione si occuperà di migliorare la strada che porta a Ballabio e l'accesso a Internet.
Le intricate elezioni di Merano Nell'unico grande centro dell'Alto Adige in cui la proporzione etnico-linguistica fra madrelingua italiani e tedeschi è praticamente pari, la situazione politica è da tempo assai caotica.
Dopo un'alternanza durata decenni fra sindaci espressi dalla Democrazia Cristiana e dalla Südtiroler Volkspartei, nel 2015 riuscì a farsi eleggere l'etnologo Paul Rösch, uno che si definisce «cittadino di Merano e del Mondo», col solo sostegno del piccolissimo partito dei Verdi altoatesini. Nel 2020 Rösch si ricandidò aggregando anche alcune liste civiche. Vinse il ballottaggio per soli 37 voti, e non riuscì a formare una maggioranza di governo. Da allora il comune è guidato da un commissario prefettizio, Anna Bruzzese.
Stavolta Rösch si ripresenta e sarà sostenuto anche dal Partito Democratico e dal Movimento 5 Stelle; ma non dal partito fondato dopo una scissione dei grillini moderati, Team-K, che nel 2020 avevano preso quasi il doppio dei voti del M5S ufficiale. Il centrodestra si presenta invece con tre candidati, dopo il fallimento delle trattative per un candidato unitario. Forza Italia sosterrà la candidatura civica di Dario Dal Medico, la Lega appoggerà Alessandro Maestri, Fratelli d’Italia invece il consigliere provinciale nonché ex giornalista del Giornale Alessandro Urzì.
Anche la Südtiroler Volkspartei, che nel 2020 era risultata la lista più votata, si presenta da sola con la candidata Katharina Zeller. Sulla scheda elettorale ci saranno anche i nomi di Joachim Ellmenreich, candidato del Team-K, e di tre candidati che verosimilmente sono espressione della comunità tedescofona: Reinhild Campidell, Otto Waldner e Susanne Zuber.
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[ Fonte articolo: ilpost ]
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