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Edizione del 16/09/2021
Estratto da pag. 1
Boccia: «De Luca? È molto fortema senza il Pd non ci sarebbe. Al Sud è mancata Napoli» - CorrieredelMezzogiorno.it
«Manfredi un decisionista che sa mediare e centrare l’obiettivo»
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«Al Sud è mancata Napoli», che detto da un pugliese di Bisceglie, Francesco Boccia, responsabile Enti locali della segreteria nazionale del Pd e deputato, fa qualche effetto. «E perché? Ho sempre considerato i napoletani i cugini benestanti». È un pomeriggio di infuocata campagna elettorale, anche per le temperature tropicali. Boccia fa visita al Corriere del Mezzogiorno, per un’intervista con il direttore Enzo d’Errico e la cronista.Partiamo dal Sud, quale sarà lo scenario post elettorale?Un Mezzogiorno diverso, pronto al decollo o ancora immobile?

«Dipende molto dalle classi dirigenti e da chi guida le amministrazioni. Il Sud non è tutto uguale. Ogni volta che torno in Calabria, per esempio, mi piange il cuore per quello che non è stato fatto. I servizi non ci sono. È mancata la politica. Nei borghi in Puglia trovi i tedeschi, gli inglesi, gli americani, così come in altre aree del Paese. In Calabria no. Perciò dico che sia mancata al Sud la guida di Napoli. Non tanto per una visione di insieme, quanto perché Napoli deve essere capitale europea e luogo di cambiamento. Noi tutti ci sentiamo orfani di Napoli». Non vorrà dire che la responsabilità è solo degli ultimi dieci anni di governo de Magistris, oggi candidato in Calabria.

«La responsabilità di de Magistris è scolpita nelle carte. L’ultimo bilancio tira una riga e tutti giudicheranno. Dieci anni fa si stava meglio. Detto questo è pur vero che la città ha vissuto fasi altalenanti, la luce si è accesa e spenta più volte negli ultimi trent’anni. Oggi, oltre all’analisi storica, non possiamo non parlare dell’Italia post Covid. Basti guardare i dati del Bil (Benessere interno lordo) per capire che se non combatti la dispersione scolastica, l’occupazione di suolo, se non crei servizi, non vai da nessuna parte. Quindi tocca a Manfredi farla diventare la città più vivibile del Sud».Lei dice di voler andare oltre l’analisi storica, ma Napoli è una città governata dalla sinistra ormai dal ’93.

«Sulla sinistra ci dobbiamo capire. De Magistris non è di sinistra, chi si occupa degli ultimi non li utilizza per fare campagna elettorale. Vivere con gli ultimi significa non alimentare la marginalità, ma occuparsene. Mettersi una bandana e dirsi rivoluzionario non è di sinistra. È populismo, al pari di quello di Salvini».Che è al governo con voi.

«Io non lo avrei mai fatto entrare. Perché abbiamo una visione diversa della società. Salvini resta un sovranista che ha finto in questi mesi di essere europeista. Vorrei ricordare a tutti che nella tragicità della pandemia, con il governo Conte 2 abbiamo ottenuto il debito comune per abbattere le disuguaglianze, questo ha fatto la sinistra».La lista della Lega per ora è fuori dalla competizione, ma gli animi si stanno scaldando. Catello Maresca sta attaccando sempre di più Manfredi.

«Maresca qui rappresenta, e mi dispiace perché sta annullando la sua vita precedente, il collante della destra peggiore».Intanto il Pd ha due avversari in casa che lei conosce molto bene: Vincenzo De Luca e Michele Emiliano. Che governano forti di maggioranze molto trasversali, che vanno ben oltre il Pd.

«Facciamo un passo indietro, fino al 2016 e all’autosufficienza arrogante di Renzi, perdemmo quasi dappertutto, e rimasero le macerie del centrosinistra. Abbiamo cominciato un cammino di ricostruzione del campo. È evidente che Emiliano e De Luca sono forti, ma non sono più forti del Pd, entrambi sanno che senza il Pd non sarebbero lì. Emiliano e De Luca hanno il merito di pescare consenso nelle aree diverse dal centrosinistra. Ma se ci fosse un centrosinistra forte non ci sarebbe bisogno di liste civiche, che civiche non sono. A questa tornata ci sono 34 città in cui si presentano insieme Movimento 5 Stelle e Pd e il centrosinistra è unito in tutta Italia ovunque, tranne a Roma grazie a Calenda».Napoli è il test più importante per 5Stelle e Pd?

«Napoli è il laboratorio della prospettiva politica del Paese».

Sia Emiliano sia D
e Luca vogliono un terzo mandato come Zaia in Veneto. Cosa ne pensa?

«È un’opzione che devono decidere i territori, una valutazione che non può fare il singolo, ma i partiti». Tredici liste, l’ombra di De Luca. Secondo lei, se eletto, Manfredi sarà autonomo?

«L’ho visto all’opera in mediazioni complicate e ha il dono di arrivare sempre a meta. Da questo punto di vista sarà un grande sindaco. Poi ho fiducia nei napoletani: sono convinto che voteranno il Pd, se dovessero esserci “gruppetti” tocca al sindaco decidere. Quanto a De Luca, anche la Regione senza Napoli non esiste. Nessuno si offenda. Serve un sindaco autonomo come abbiamo un presidente autonomo. A Napoli puntiamo alla vittoria al primo turno e come Pd ad essere il primo partito».

E se venite scavalcati dai 5Stelle?

«Quando sommiamo le forze siamo più forti della destra. E poi per i 5 Stelle è la prima volta che fanno vita di coalizione». Il Patto per Napoli se non viene firmato dal governo Draghi che senso ha?

«Diamo per scontato che Napoli non abbia colore. Manfredi lo ha chiesto, ma anche Maresca dovrebbe firmarlo». Cosa pensa della candidatura di Bassolino?

«Mi dispiace molto, sono affettivamente legato a lui. Bassolino fece la prefazione del mio primo libro e non ci conoscevamo. Ho sperato fino alla fine non lo facesse, penso sia stato un errore, speriamo di vincere al primo turno anche per lui. Una certa generazione ha voluto dividere la sinistra, la nostra generazione vuole unirla. Vederlo fuori fa male, ma gli elettori devono sapere che ogni voto che non va a Manfredi, non va a Bassolino, ma a Maresca. Votare Bassolino non aiuta Napoli, ma la destra». Ma, se le dispiace, perché non avete candidato lui?

«Perché ogni stagione merita di essere conservata come è stata vissuta e perché è un altro mondo. Ha ragione sul piano giudiziario, ma non politico e se la soluzione è “torno io e aggiusto tutto”, non funziona così».

16 settembre 2021 | 08:42

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