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Edizione del 15/07/2021
Estratto da pag. 1
Green Pass, Gelmini lancia ‘via italiana’. Si cerca mediazione in maggioranza divisa
L’Italia supera la soglia dei 25 milioni di immunizzati contro il Covid, ossia oltre il 46% della popolazione sopra i 12 anni ha completato il ciclo vaccinale. Per dare ulteriore impulso alla campagna – specie tra i giovani e gli over 60 che mancano all’appello – si fa strada l’ipotesi di un green pass allargato, indispensabile per assistere ad eventi sportivi o culturali, ma anche per viaggiare e – al momento meno probabile – per entrare in bar e ristoranti sul modello francese. Tema che sara’ affrontato nei prossimi giorni, con una cabina di regia che potrebbe essere convocata da Mario Draghi a inizio settimana.

La mossa di Emmanuel Macron sul Green Pass divide le forze politiche. Nella grande alleanza che sostiene il governo Draghi le posizioni sono diverse, per non dire antitetiche. Per questo motivo servirà una mediazione che porterà alla “via italiana”.

A tracciare la linea è Mariastella Gelmini, ministra per gli Affari Regionali. Si valuterà un “estensione” ad altri servizi “nella logica chiave di incentivare il più possibile le vaccinazioni” ma senza “inseguire modelli stranieri”.

Gli occhi sono puntati sulla curva dei contagi, ma è difficile ipotizzare un obbligo ‘alla francese’ ovvero esteso anche a bar e ristoranti, non solo ai grandi eventi. Matteo Salvini, fra gli azionisti di maggioranza del governo, non ne vuole proprio sentire parlare. “Non devi tirare fuori siringa o tampone per andare a bere un cappuccino o mangiare una pizza. Se ci sono eventi particolarmente affollati, come può essere allo stadio, ci può essere una richiesta di controlli sacrosanta ma il vaccino deve essere una scelta consapevole non un obbligo”, spiega dopo aver incontrato il premier Draghi.

Il leader del Carroccio non si spinge ad interpretare il pensiero del capo del governo, ma lascia intendere come pure lui non ami “le scelte estreme”.La linea Macron piace invece a Pd, e Italia Viva mentre a chiedere chiarezza sono in primis i governatori. “Serve equilibrio, il nostro scopo è salvaguardare la salute dei cittadini e le attività economiche”, argomenta il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga. Allo stesso tempo, sempre dai territori, si rinnova la richiesta di cambiare i parametri delle zone basandosi non sui contagi ma sulle ospedalizzazioni.

Con l’attuale situazione pandemica infatti, salvo cambi in corsa, molte Regioni diventerebbero in breve tempo a rischio zona gialla in piena estate.

Due questioni legate che, a quanto filtra, Palazzo Chigi intende affrontare in maniera sistemica, con le orecchie attente ai consigli del Cts.

La prossima settimana dovrebbe tenersi una cabina di regia per fare un quadro della situazione.

Ma sul Green Pass anche all’interno dello stesso ministero della Salute le posizioni non sono convergenti.

Il sottosegretario Pierpaolo Sileri parla di “scelta giusta” effettuata dalla Francia che dovrebbe essere riproposta pure in Italia. La pensa in maniera opposta il collega Andrea Costa secondo cui “con i dati attuali” prevederlo per un caffé al bar o una pizza al ristorante è “eccessivo” perché i dati su ospedalizzazioni e terapie intensive restano “confortanti”.

Intanto, come comunicato dal ministro Roberto Speranza, in Italia ne sono già stati scaricati 28,4 milioni. Una fetta “significativa” di italiani che attende di conoscerne le modalità di utilizzo nella vita di tutti i giorni.

Nel frattempo si intensificano i controlli per chi viene da particolari zone, come Malta, con la Sicilia che ha stabilito il tampone obbligatorio per chi viene dalla Valletta, anche alla luce dei nove positivi trovati su un aereo proveniente dall’isola e atterrato a Pescara.

Al momento, secondo calcoli di Sky Tg24 su dati del ministero della Salute, avrebbero diritto al green pass all’italiana (15 giorni dopo la prima dose di vaccino) 34 milioni di persone, mentre 24,5 non ne avrebbero. Nella versione europea (15 giorni da vaccinazione completa) gli aventi diritto ad oggi scenderebbero a
19,5 milioni e i non aventi diritto salirebbero a 40 milioni.