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Edizione del 10/07/2021
Estratto da pag. 1
Chi vuole il Ddl Zan? Favorevole il 51% degli italiani. Il testo piace anche ai cattolici, nonostante il Vaticano
I dati Ipsos: tra gli elettori di centrodestra dice sì uno su cinque. Consensi elevati tra chi vota M5s e centrosinistra. Il Pd però si spacca: la corrente vicina a Renzi chiede l’accordo con la Lega
La maggioranza assoluta degli italiani è a favore del Ddl Zan. Lo rivela oggi un sondaggio di Ipsos illustrato da Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera. Secondo la rilevazione il 51% lo approva ed è prioritario per il 37% del campione, anche se soltanto una minoranza (il 14%) si è informata sui contenuti della legge e ha seguito il dibattito tra i partiti. Ma intanto si rompe il fronte interno nel Partito Democratico. Con la corrente Base Riformista, un tempo vicina a Matteo Renzi, che si schiera per le modifiche. E l’ex capogruppo Andrea Marcucci su Facebook chiosa: «Le battaglie giuste che non diventano legge non mi interessano».
Il sondaggio di Pagnoncelli certifica che nel complesso prevalgono i favorevoli al provvedimento: il 37% si dichiara d’accordo e lo considera prioritario e il 14%, pur considerandolo un tema poco importante, vuole che sia comunque approvato. Il 13% invece ritiene che il testo attuale debba essere modificato almeno in parte mentre il 10% è nettamente contrario. Il 26% non è in grado di esprimere un giudizio. Gli elettori del MoVimento 5 Stelle e del centrosinistra sono nettamente più favorevoli al provvedimento ma, fa notare il sondaggista, fa riflettere la quota non marginale di elettori del centrodestra favorevoli, in particolare tra Forza Italia e le formazioni centriste: il 27% lo considera prioritario e il 21% è favorevole. Il consenso è più elevato tra le persone maggiormente informate. A sorpresa, e con buona pace del Vaticano, anche tra i cattolici praticanti prevalgono i favorevoli (47%) rispetto ai contrari (29%). Per quanto riguarda le modifiche al testo proposte da Italia Viva, il 17% si dichiara favorevole mentre un altro 17% darebbe l’ok solo per ragioni tattiche, ovvero perché così l’approvazione arriverebbe con una maggioranza più ampia. Il 23% ritiene che le proposte vadano respinte perché così la legge verrebbe snaturata mentre la maggioranza degli intervistati non si esprime.
Intanto però nel Pd monta il disagio nei confronti della linea dura di Enrico Letta. Le perplessità nascono soprattutto all’interno di Base Riformista, la corrente di Lorenzo Guerini e Luca Lotti. Il portavoce Alessandro Alfieri spiega in un’intervista a Il Giornale: «Alcune parti del ddl Zan hanno bisogno di essere specificate meglio. Noi siamo per ricorrere agli ordini del giorno ma se Iv pensa a qualche emendamento mirato siamo sempre pronti all’ascolto». Più esplicito il senatore Stefano Collina: «Chiedo di sapere tra la legge Zan con piccoli aggiustamenti e nessuna legge che cosa preferisca il mio partito. Il Pd non prende atto che ha un problema politico». E anche Stefano Bonaccini esprime perplessità: «Mi auguro siano stati fatti bene i calcoli». Ma Repubblica in un retroscena fa sapere che per il segretario Dem la legge deve restare così com’è: è chiaro che «la Lega vuole solo affossarlo», visto che il Carroccio, insieme a Fratelli d’Italia, votava a favore delle norme anti-gay varate in Ungheria nel giorno in cui chiedeva dialogo sul Ddl. Perciò «le proposte di questi giorni sono irricevibili: snaturano un provvedimento equilibrato. Come possiamo trattare con chi la mattina sta con Draghi e la sera con Orban?».
Sulla questione del Ddl Zan è intervenuta anche Cristina Gramolini, presidente nazionale di Arcilesbica: «Per me questa è una cattiva legge perché minaccia i diritti i delle donne e ingenera confusione, aprendo a contenziosi legali che pagheremo tutti», ha detto in un’intervista a La Repubblica. «Io sono attivista lesbica da una vita, ho 58 anni, insegno in un liceo, ma è da quando facevo la supplente che so cos’è la paura: di essere discriminata, insultata, aggredita. Perciò vorrei che il ddl venisse approvato. Però va cambiato – aggiunge – da quando il testo era in discussione alla Camera abbiamo cercato di spiegare a Zan che in quegli articol
i ci sono rischi di interpretazione che spalancano le porte a scenari aberranti».
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