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Dir. Resp.
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Edizione del 01/07/2021
Estratto da pag. 1
1°Rapporto Orsan: 8 Rsa su 10 violano ordinanza Speranza, che scadrà il 30 luglio
Visite di soli 25 minuti settimanali, giorni fissi, solo feriali e divieto di uscite. “La variante Delta non sia l’ulteriore alibi per sprangare le Rsa italiane”. Appello al Presidente Fedriga e ai Generali Figliuolo e Marra, capo dei Nas.
Cosa succederà dopo il 30 luglio, quando scadrà l’ordinanza firmata lo scorso 8 maggio dal ministro Speranza che ha riaperto le Rsa? Questa la domanda angosciante che si fanno gli oltre 2 milioni di familiari e i quasi 350mila ospiti (343.133) delle RSA e RSD italiane (fonte: Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale, periodo di riferimento 2017). I dati raccolti dal 1° Rapporto Orsan, che rappresenta oltre 5.300 familiari di ospiti delle RSA italiane, sulle modalità di accesso nelle RSA, su un campione di oltre 1000 RSA italiane, rilevano che 8 RSA su 10, disattendono le disposizioni di legge.
Secondo il Rapporto le violazioni riguardano:
1) Le visite permesse solo 1 volta alla settimana, a discrezione della RSA, esclusi il sabato e la domenica, i giorni in cui ovviamente i familiari avrebbero più tempo, e per una durata media massima compresa tra i 15 e i 25 minuti.
2) Le uscite temporanee degli ospiti non sono concesse in 7 RSA su 10, neanche di quelli autosufficienti e muniti delle certificazioni verdi COVID-19 come invece stabilito dall’articolo 2- quater della legge 87/21 del 17 giugno 2021 (Alle persone ospitate presso strutture di ospitalità e lungodegenza, residenze sanitarie assistite, hospice, strutture riabilitative e strutture residenziali per anziani, autosufficienti e no, strutture residenziali socioassistenziali e altre strutture residenziali di cui al capo IV e all’articolo 44 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 65 del 18 marzo 2017, sono consentite uscite temporanee, purché tali persone siano munite delle certificazioni verdi COVID-19 di cui all’articolo 9. Le pochissime strutture, 3 su 10, che le consentono per motivi di salute come andare in ambulanza seguendo percorsi Covid free (es. dentista o ottico vaccinato) o semplicemente tornare a casa per un weekend o andare a mangiare un gelato con i nipotini, al rientro mettono in “castigo” i malcapitati costringendoli a 5 giorni di isolamento in quarantena, una sorta di 41 bis temporaneo.
“L’Italia è in zona bianca – spiega Dario Francolino, presidente del comitato ORSAN – Open RSA Now – e il Governo e il Parlamento hanno legiferato in modo chiaro (D.l. 44/2021, convertito in Legge il 28 maggio scorso L. 76/2021). Adesso occorre imporre e vigilare che le RSA italiane si attrezzino per il ritorno alla normalità, facendo sì che ospiti e familiari si incontrino in piena libertà, come prima della pandemia e i divieti imposti dalla Direzione Sanitaria siano limitati, come prevede l’ordinanza ministeriale, solo in presenza di un eventuale focolaio epidemico da COVID-19 con insufficiente controllo all’interno della struttura e/o di un alto rischio epidemiologico territoriale (fonte: Documento recante “Modalità di accesso/uscita di ospiti e visitatori presso le strutture residenziali della rete territoriale”, adottato dalla Conferenza delle Regioni e delle Provincie autonome, come integrato e validato dal Comitato tecnico scientifico, 8 maggio 2021), circostanze che oggi non sono presenti nel Paese. Se non sarà così, il Comitato Orsan si prefigge di inondare le RSA con una valanga di esposti e denunce alle prefetture e alla magistratura, predisponendo una class action e denunciando “ad personam” i direttori sanitari delle RSA responsabili. Il tempo delle parole è scaduto. Ora servono fatti concreti. Se le RSA rimangono terra di nessuno, un vero e proprio Far West in cui vigono anarchia e discrezionalità, allora occorrono degli sceriffi e il compito, in questo caso è delle Regioni. Se il problema è la carenza di personale per l’organizzazione delle visite il Comitato si appella al generale Figliuolo, per trovare una soluzione condivisa, coinvolgendo l’eser
cito, i familiari o le associazioni di volontariato, gli studenti, le parrocchie per aiutare le RSA a gestire i flussi di ingresso e al comandante dei NAS, generale Paolo Carra, affinchè verifichi, come previsto dal Protocollo firmato con il Ministero della Salute la situazione. Alle strutture non in regola, come deterrente, chiediamo sia tolto temporaneamente finché non si adeguano. L’alibi della variante Delta non deve essere utilizzato per provare a richiudere per sempre le strutture. I nostri cari non potrebbero sopravvivere a un’altra estate isolati. Sprangare tutto è facile. Il difficile è garantire la coesistenza di sicurezza e umanità. L’Italia deve decidere se il Green Pass Europeo in vigore da domani, 1 luglio, è uno strumento che garantisce l’immunità oppure no. Oggi tutti gli ospiti e i familiari che entrano in RSA hanno il Green Pass. I vaccini proteggono anche dalla variante Delta o, nei casi peggiori, ne riducono decisamente le conseguenze cliniche, per cui non possiamo essere un Paese schizofrenico che toglie le mascherine, riapre i ristoranti anche all’interno, valuta la riapertura delle discoteche e poi abbandona i nostri affetti più cari cancellando affetti e costringendoli a vivere in solitudine e più spesso a morire senza il conforto della propria famiglia”.