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Edizione del 12/06/2021
Estratto da pag. 1
Toti da proconsole di Berlusconi in Liguria a socio di Brugnaro: disegni politici e strategia di un nuovo soggetto
di Franco ManzittiPubblicato il 12 Giugno 2021 8:26 | Ultimo aggiornamento: 12 Giugno 2021 10:13Toti da proconsole di Berlusconi in Liguria a socio di Brugnaro: disegnipolitici e strategia di un nuovo soggettoToti da proconsole di Berlusconi inLiguria a socio di Brugnaro: disegni politici e strategia di un nuovo soggettoToti da proconsole di Berlusconi in Liguria a socio di Brugnaro: disegnipolitici e strategia di un nuovo soggetto Toti va con Brugnaro, la Liguria tradisce Berlusconi, dove andrà a parare l’exdirigente di Mediaset? Era arrivato a Genova, candidato a sorpresa per ForzaItalia in elezioni regionali definite “impossibili” per il centro destra. Dopoil lungo regno di Claudio Burlando, già sindaco, deputato, ministro e per diecianni, fino a quella primavera 2015, presidente della Regione.Contro di lui avevano schierato Raffella Paita, una scatenata assessoreburlandiana.Ovviamente allora Pd al ciento per ciento, come direbbe Diego Abatantuono nellesue vecchie gag.La sinistra era sicura di vincere, malgrado gli strappi e le scissioni interne,in primis quella di Sergio Cofferati. Che in quella stagione caliente mollò ilPd e perse le primarie contro la bella spezzina, delfina del presidenteuscente. Traendone la conseguenza di strappare con le sue radici di partito.E invece vinse lui Giovanni Toti, allora poco più che quarantenne, direttore diun Tg Mediaset, delfino numero uno del cavalier Berlusconi. Suo giovane eintraprendente suggeritore in un’epoca che sembra lontana anni luce.Toti, di origini spezzine, di vita milanese, piccolo enfant prodige delberlusconismo, era stato piazzato nella casella vuota del candidato delladestra in Liguria su sua un po’ sfacciata richiesta.“Metteteci me così mi diverto!”, era stata la sua battuta nel consesso forzistacon il Cavaliere ancora potente e in ottima salute, malgrado le spire deiprocessi Ruby uno, due e ter.Ce lo misero e inaspettatamente Toti vinse, stupefatto lui per primoNe ricordiamo il volto tra il preoccupato, il sorpreso e il trionfante, neltragitto tra il vecchio albergo genovese dove aspettava il risultato dellaelezione regionale e il palazzo della Regione dove andava a prendere contattocon la sua nuova realtà.Da delfino del capo e direttore della sua rete Mediaset a governatore dellaRegione Liguria. Lui l’aveva conosciuta fino a quel momento come luogo dipassaggio per raggiungere il suo amato paesello, nell’estremo provinciaspezzina, quasi Toscana.Sono passati oramai sette anni da quella notte di sbronza elettorale. Toti hagovernato la Liguria e non solo, diventando la punta di diamante di unarivoluzione. Come in un gioco di castello di carte ha fatto cadere, una dopol’altra, tutte le roccheforti “rosse” della Liguria. Facendola conquistaredalla sua Destra leghista e berlusconiana e ora si direbbe “giorgiana” conFratelli d’Italia. Prima Savona, poi Genova, poi Spezia, perfino Sarzana,Imperia no, che non ce ne era bisogno.Un asso pigliatutto: questo è diventato TotiL’ex delfino del Cavaliere ha rivinto in carrozza le elezioni nel 2020, controuna sinistra lacerata e strappata tra Pd inesistente e 5Stelle.Ma quel ruolo di presidente-governatore non gli è bastato presto. Malgrado isurplus eccezionali dell’impegno per la tragedia del Ponte Morandi. E poi lapandemia con il suo ruolo molto più che esposto nella proporzione delle Regioniitaliane. La Liguria ha sempre fatto la voce grossa nel confronto spessodrammatico tra Regione, Stato, tra regioni e i governi, prima il Conte II e poiDraghi.Anche questo ha contribuito a ingigantire il ruolo di TotiCosì lui è cresciuto fuori dai confini, assumendo i contorni di un leadernazionale. Prima con il lancio di “Cambiamo”, seconda versione dopo quellainiziale. Che aveva radunato a Roma, nell’inizio estate 2019, al TeatroBrancaccio, una folla di sostenitori con una ventina tra deputati e senatori,già saltati sull’agile carro del presidente ligure.Mai tempo fu più sbagliato. Incominciava l’estate che sarebbe culminata con ilPapeete di Salvini in mutande a chiedere i pieni poteri. La caduta del governoConte I. Lo schiaffo
del premier al leader leghista in pieno Parlamento. Lanascita del Conte II. E il capitano leghista messo ai margini.Toti voleva prendere lui la scia leghista, dopo avere avuto grandi segni dipreferenza dal Matteo post lumbard. E poi la cena a Portofino dopo la vittoriaeclatante delle elezioni 2018. Con capitavola proprio Toti e Savini a mangiarsigolosamente un piatto di troffie al pesto.E Toti rimase in mutandeInvece si era trovato lui in mutande, con la sua formazione galleggiante tra lo0,5 e l’1 per cento, sbattacchiata di qua e di là. Dopo l’estremo tentativo diun Berlusconi più in forma di oggi. Che aveva cercato di salvare l’unità diForza Italia incaricando il leader ligure e Mara Carfagna come proconsoli di unpartito da ristrutturare.Ma marginalizzato a Roma, nella tempesta del Covid il leader ligure è statosempre in prima linea e ha rafforzato la sua leadership regionale. Da vicepresidente della Conferenza delle Regioni, a fianco di Bonaccini, il presidentedell’Emilia Romagna.Ha fatto la voce grossa con il Conte II, ha discusso aspramente con il ministroSperanza. E ha stravinto le elezioni regionali del settembre 2020.Senza dimenticare la sua antica ispirazione di lavorare a un movimento dicentro, che tenesse a bada gli estremismi leghisti, che pescasse in quellaampia area grigia, o magari più colorata, che parte dagli sfrangiamenti diForza Italia, affidata durante la lunga malattia-esilio di Berlusconi, a leadernon certo carismatici, il banalissimo Antonio Tajani, la super coiffata AnnaMaria Bernini, la Gelmini sempre più distante dal nocciolo leghista.Toti e Draghi, affiancamento criticoToti ha escluso dalla sua giunta ligure qualsiasi esponente di Forza Italia equesto era già un segnale di rottura secca e quando è arrivato Draghi, con ilsuo maxigoverno, il presidente ligure ha trovato una rotta furba diaffiancamento critico.Sfruttando una visibilità quasi dirompente ( se ci fosse ancora operante ilfamoso calcolatore mediatico che una volta funzionava a Pavia con il suoOsservatorio il presidente della Liguria sarebbe in testa a ogni classifica dicomparsate Tv e di interviste sui giornali).Navigando di bolina nella tempesta Covid, sfruttando bene il vento dellevaccinazioni, con la costruzione del più grande hub in Italia, quello allestitoalla Fiera di Genova, Toti ha fatto un’altra strambata delle sue a livellopolitico nazionale, non avendo la minima opposizione in casa, se non qualcheguaito dei forzisti tagliati fuori dalla stanza dei bottoni e ha lanciato conil sindaco di Venezia Luigi Brugnaro “Coraggio Italia”, una specie di replay,due anni dopo di “Cambiamo”, la sua superfirma in Liguria, dove avevaconquistato alle regionali oltre il 24%.Lo scossone questa volta è arrivato in un quadro politico molto diverso e ben11 tra deputati e senatori Fi hanno fatto il salto della quaglia, tra questianche il ligure Sandro Biasotti, ex presidente della Regione Liguria,berlusconiano di ferro.Quale è il vero obiettivo?Non si sa se l’obiettivo sia veramente quello di entrare in un gruppone cheaccoglie insieme i fuoriusciti della declinante Forza Italia, Azione di CarloCalenda, magari perfino i superstiti della renziana Italia Viva e qualche altrafrangia centrista.Certo la Lega, sopratutto quella ligure, non l’ha presa bene. Loro pensano auna Federazione di Destra che non prevede “Coraggio Italia”.I rapporti con Edoardo Rixi, il deputato già vice ministro dimessosi per lespese pazze, poi assolto e oggi di nuovo in piena forma, sono molto tesi datempo.Rixi è critico sull’assolutismo di Toti, che governa come un principerinascimentale la corte ligure, tenendo per se anche gli assessorati dellaSanità e del Bilancio e che bastona Forza Italia. Rixi pizzica quando può ilsuo amico, al quale aveva nobilmente ceduto il passo nel 2015 per la presidenzadella Liguria, che toccava a Forza Italia. Sic transit gloria mundi.Il caso di Luca BizzarriE così quando Toti è un po’ cerchiobottista sulla vicenda del test antidroga alcantante dei Maneskin, dopo la vittoria nel Festival europeo, che ha scatenatola censura di Luca Bizzarri, genoves
e, comico superstar e, guarda caso, anchepresidente di palazzo Ducale, la principale istituzione culturale genovese,Rixi e i militanti leghisti genovesi e liguri non gradiscono affatto.C’è oramai un fossato in mezzo alla maggioranza ligure di centro destra o senon un fossato una bella crepa.Toti sa che per lui l’orizzonte non è più ligure: è al secondo mandato e non cene sarà un terzo. La sua prospettiva è fare politica a livello nazionale otornare a fare il giornalista, ipotesi difficile certamente nella Mediaset doveera cresciuto, fino a diventare, appunto, il giovane consigliori di Berlusconi.E allora è più divertente costruire un piano di nuove alleanze nazionali.Allearsi con Venezia, attraverso l’accordo con il sindaco Brugnano, non statanto nelle corde genovesi, per i quali la Serenissima è una nemica, ma rientrain un disegno abile di strategia centrista tra il Nord Ovest e il Nord Est, chenon spasimano per gli estremismi della Destra salviniana, per quanto sottocontrollo dell’ombrello di Draghi.Ora bisogna conquistare consenso e altri deputati e senatori, perché i primisondaggi non danno a “Coraggio Italia” più dell’ 1 per cento. Ma si sa, lapolitica oggi è molto liquida e Toti in riva al mare ha imparato a nuotare, unpo’ surfando, un po’ strambando.