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Edizione del 10/06/2021
Estratto da pag. 1
Le sale slot pronte a riaprire: «Ma siamo tutti allo stremo»
In zona bianca riprenderà l’attività. Maestri: «Chiusi da un anno, abbiamo bisogno di sostegno»
CREMONA - Il settore del gioco legale sta per rivedere la luce. Le sale slot riapriranno dopo 9 mesi: sono chiuse infatti dall’ottobre scorso e, prima, per altri 100 giorni nel primo lockdown. Anche allora sono stati gli ultimi a ripartire. La possibilità di riaprire i battenti di sale giochi, sale scommesse, sale bingo e corner nelle regioni bianche, è stata confermata da diversi Governatori di regione, ma anche dal documento condiviso tra la Conferenza delle Regioni e il Governo. La riapertura in zona bianca, anticipando così quella prevista dal Dl Riaperture del 1° luglio, potrebbe permettere a molte sale scommesse di poter lavorare con il campionato europeo di calcio in corso e alle sale slot di lavorare con un paio di settimane di anticipo.«Non sarebbe molto, ma almeno qualcosa — commenta Lino Maestri, storico titolare di una sala slot in via Mantova e di diverse slot machine nei locali della città —. Il nostro settore è stato quello più penalizzato in assoluto e ancora non capiamo perché. A livello sanitario noi siamo stati sempre più che in regola. Pulizia maniacale di tutto il locale e delle macchinette dopo ciascun utilizzo, distanziamento, mascherine. Di sicuro dopo l’esperienza che ho avuto io con il Covid, ci si può immaginare l’attenzione che ci ho messo. Ma siamo allo stremo. Tra una chiusura e l’altra praticamente abbiamo perso un anno di lavoro. Una cosa insostenibile».

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Di Lino Linus Maestri avevamo raccontato l’anno scorso in piena prima ondata. Lui era stato colpito brutalmente dal Covid ed in ospedale si era inventato Radio Positività. Dirette Facebook ogni giorno per cercare di trasmettere messaggi di speranza a tutti. Quella forza, quell’energia , ma soprattutto l’entusiasmo messi in campo per combattere la malattia, li sta perdendo però, per la situazione che si è venuta a creare con il lavoro.

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«È quasi una persecuzione. Siamo stati a manifestare a Milano e poi siamo scesi in piazza a Montecitorio per far valere le nostre ragioni, anche a fianco dei ristoratori e dei bar che come noi erano stati molto molto penalizzati. Ora siamo rimasti praticamente gli unici ancora chiusi. Stanno privando del sostentamento un gran numero di famiglie. Di un lavoro legale e che quindi dovrebbe essere trattato con la dignità di tutti gli altri. Non ci dovrebbero essere partite Iva considerate di primo, secondo o terzo livello. Dovremmo essere tutti uguali. Perché noi del comparto sale slot e sale scommesse paghiamo le tasse come gli altri e abbiamo finanziamenti come gli altri che adesso dovremo reiniziare a pagare. Con che soldi se non ci fanno lavorare? Ribadisco che il nostro è un gioco legale. E che facendo chiudere le sale regolari, non hanno che favorito il proliferare del gioco illegale. E quello sì, è fuori controllo e dannoso. Da noi ci sono orari e tempi da rispettare. È tutto più che regolare».

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Nel frattempo è partito il countdown per l'ingresso in zona bianca della Lombardia che potrebbe scattare domani, quando il monitoraggio della Cabina di regia dovrà certificare per la terza settimana consecutiva un'incidenza settimanale di nuovi casi su 100 mila abitanti inferiore a 50, o più presumibilmente lunedì 14 giugno, quando entrerà in vigore l'ordinanza del ministro Speranza e scatterà effettivamente la zona bianca: sarà abolito il coprifuoco e riprenderanno praticamente tutte le attività socio-economiche. Cremona però sulle sale slot ha un ulteriore freno che parte da lontano e da prima della pandemia.«Abbiamo cercato invano di avere un incontro con il sindaco. In realtà abbiamo ce
rcato di contattarlo, ma neanche abbiamo avuto una risposta. Una volta riaperto infatti, avremmo bisogno di una mano dal Comune per riprendere l’attività. A Cremona era in vigore un’ordinanza che prevedeva che le slot potessero funzionare esclusivamente dalle 10 alle 13 e dalle 18 alle 23, festivi compresi, per un massimo di 8 ore al giorno. Le violazioni prevedevano anche una sanzione amministrativa pecuniaria da un minimo di 50 ad un massimo di 300 euro. Vorremmo chiedere di sospendere il provvedimento e farci aprire come in altre città dalle 10 alle 24. Sarebbe un segnale di rispetto nei confronti di una categoria di lavoratori onesti, massacrati come nessun altro».

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