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Edizione del 13/02/2020
Estratto da pag. 1
Lo schiaffo di Bonaccini: Rimini senza assessore in Regione
Dopo dieci anni (Melucci e Petitti), e dopo avere mandato a Bologna Ceccaroni, Chicchi e Alessi, Rimini non esprimerà nessuno nel cuore del potere decisionale emiliano-romagnolo. Alle 12 è prevista la conferenza stampa in via Aldo Moro, ma stando alle anticipazioni lo scenario dovrebbe essere questo. Le promesse, la guerra ingaggiata da Don Maurizio de la Vega con Gnassi e il voto del 2021. Ecco quello che sta accadendo.

Ormai appare come una certezza, anche se bisognerà attendere l’ufficializzazione che arriverà nella conferenza stampa delle 12: Rimini non avrà un assessore nella nuova giunta regionale. Stefano Bonaccini è venuto a festeggiare nella vecchia pescheria e a ringraziare gli elettori per il buon risultato del Pd nel comune a guida Gnassi, e poi nel momento della decisione sulla composizione della squadra che lo affiancherà in via Aldo Moro nei prossimi cinque anni, ha accontentato tutti tranne che il Pd e il territorio riminese.

Era già tutto previsto, direbbe Cocciante. Nella intervista al Carlino (4 febbraio), Bonaccini disse: «chiederò all’intera giunta di occuparsi della Romagna e di Rimini, priorità che rientreranno trasversalmente nell’attività di ogni assessorato». Excusatio non petita, accusatio manifesta. Aveva messo le mani avanti, dicendo sostanzialmente: Rimini non avrà santi in Regione ma, tranquilli, ci saranno parecchi angeli custodi a vegliare su di lei. Aggiungeva che «quel che è certo è che questo territorio ha visto crescere una buona classe dirigente, persone sulle quali so di poter contare per la formazione del mio governo, ma ancor più per realizzare i progetti di cui abbiamo parlato». Per la formazione del governo non pare proprio, tutto il resto è fuffa.

Emma Petitti dovrebbe diventare presidente del consiglio regionale, ma c’è anche chi ipotizza (come fa oggi il Corriere di Bologna) che potrebbe anche dover lasciare quella poltrona a Marilena Pillati. Si vedrà. Petitti gongolava per le 8mila preferenze raccolte, ma evidentemente non sono bastate.

La cruda realtà è questa: dopo dieci anni di ininterrotta presenza in Regione, non ci sarà un assessore di Rimini (paiono definitivamente archiviati anche i sogni di gloria di Raffaella Sensoli) a Bologna. L’Emilia sbanca, la sinistra coraggiosa al sapore della sardina, va in paradiso, ma la Romagna, dove pure le sardine sono un piatto assai gettonato, piange.

Rimini ha avuto un posto in Regione sin dalla prima legislatura, presidente Guido Fanti, correva l’anno 1970, quando la capitale del turismo (all’epoca lo era) fu premiata con l’assessorato a Walter Ceccaroni.

Nella seconda andò allo stesso modo e così fino al 1977 il turismo (poi anche la difesa del suolo) restano saldamente in mani riminesi. Segue qualche anno di astinenza, e nel 1981, a legislatura già in corsa da un annetto, è il turno di Giuseppe Chicchi, che prende il posto di Pier Luigi Cervellati e assume la delega all’ambiente e alla difesa del suolo. Nel 1982 si aggiunge un altro assessore made in Rimini alla giunta regionale presieduta da Lanfranco Turci: è Giorgio Alessi, che ottiene turismo e commercio.

Passeranno poi parecchi anni prima che un riminese potesse rimettere piede in Regione da una posizione di comando. Toccherà a Maurizio Melucci nel 2010, e ancora con un assessorato di peso, turismo e commercio, ma sarà costretto a tornare a casa prima del tempo a causa dell’incidente di percorso nel quale incapperà Vasco Errani: condannato dalla Corte d’Appello nel luglio del 2014 per la vicenda Terremerse (dalla quale nel 2016 sarà assolto definitivamente con la formula “il fatto non sussiste”) si dimise anzitempo. E siamo arrivati al Bonaccini I, 2014, che chiama Emma Petitti affidandole l’assessorato al bilancio, riordino istituzionale, risorse umane e pari opportunità.

E’ stato bello ma la festa è durata solo per il primo mandato di Bonaccini. Che pare abbia deciso di premiare Cesena con un assessorato a Lia Montalti, 8.419 preferenze in saccoccia. Le ipotesi sullo schiaffo assestato d
al rieletto presidente della Regione a Rimini & Co., tale da lasciare l’impronta sul faccione dei maggiorenti del Pd locale, sono diverse.

Al di là delle frasi di circostanza che si dicono in pescheria o che si rilasciano alla stampa, Bonaccini è rimasto deluso dal risultato ottenuto nella circoscrizione di Rimini: Borgonzoni davanti col 47,59% e lui a rincorrere col 46,37%. Ma soprattutto la Lega al 34,51% e il Pd al 31,56%. Meglio nel comune di Rimini, ma sempre col freno tirato: Bonaccini al 48,75% e Borgonzoni 45,53%, Pd 32,85% e Lega col fiato sul collo al 31,64%. Ben diversamente sono andate le cose a Ravenna e Forlì Cesena, per non parlare delle roccaforti emiliane. Morale: Rimini maglia nera pretende anche la maglia rosa in giunta? Un bel ciaone.

Questa è però solo una parte della storia. L’altra riguarda il Pd di Rimini e la guerra in corso fra Andrea Gnassi e Maurizio Melucci. Non servono parole aggiuntive rispetto a quel che Melucci ha scritto pochi giorni fa (qui) disegnando con la punta della sciabola una E di Emma sul sedere di Gnassi, oltre che su quelli di Nadia Rossi e Giorgio Pruccoli. Emma Petitti è stata incoronata anzitempo a succedere a Gnassi, e comunque a decidere l’erede al trono. Il nostro Don Maurizio de la Vega darà battaglia per imporre Emma Petitti. Che se anche diventerà presidente della assemblea legislativa regionale potrà rispondere alla chiamata nel 2021. Di certo potrà preparare la tavola alla quale tutti dovranno sedersi in vista di quella data. Verso Giorgio Pruccoli nessun amo penzolante. Stante questo scenario, non sarà pescato, come chiedeva Melucci.