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Edizione del 24/05/2021
Estratto da pag. 1
Braccio di ferro tra Regioni sui vaccini a chi è in vacanza
Per Veneto, Lazio, Campania e Sicilia una campagna per i turisti è fattibile mentre Lombardia e Friuli-Venezia Giulia sono schierate contro l’ipotesi
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Una strada teoricamente percorribile ma politicamente impervia. Per la somministrazione del vaccino nei luoghi di vacanza la soluzione sarebbe una sola: un accordo in Conferenza delle regioni nel quale alcune cedono dosi ad altre in funzione di una domanda turistica preventivabile ma non esattamente quantificabile. Il tavolo per consentire i richiami (o anche la prima dose) in ferie si arricchisce giorno dopo giorno di nuovi interlocutori. Oltre ai dicasteri del Turismo e della Salute sono cominciate le prime interlocuzioni con i tecnici del ministero della Transizione digitale guidato da Vittorio Colao. Che ieri dice che è un tema «di pianificazione logistica e di coordinamento. Sono cose che si possono fare ma bisogna farle bene. E quindi ci vuole qualcuno che orchestri».



La direzione di orchestra toccherebbe al generale Francesco Figliuolo che pubblicamente ha più volte ricordato la complessità nella mobilità delle forniture di vaccini in funzione di flussi turistici non programmabili. Però ragionando su «un’iscrizione temporanea all’anagrafe sanitaria» per soggiorni non inferiori alle tre settimane — procedura già in vigore per gli spostamenti per motivi professionali decollati con lo smart working — anche per Figliuolo riorientare la logistica e le forniture per tempo non sarebbe un’opzione impraticabile. Quello che serve però, ragionano fonti governative, è un’intesa di natura bilaterale come hanno appena firmato Liguria e Piemonte o multilaterale tra regioni, in cui qualcuna decide di derogare al principio «una testa, un vaccino» per premiarne un’altra che vive maggiormente di turismo.



Non è un caso che si sia formato un fronte che vede in testa la Lombardia e anche il Friuli-Venezia Giulia guidato dal presidente della Conferenza delle regioni, Massimiliano Fedriga, che smonta l’ipotesi della vaccinazione in vacanza aprendo solo a chi «ha la residenza in una regione diversa da quella di domicilio». È il caso degli insegnanti, ma anche di molti nelle forze dell’ordine. Sono flussi tracciabili anche per una domiciliazione sanitaria riscontrabile da una scelta temporanea del medico di base. Altre come il Veneto, la Sicilia, la Campania e il Lazio ritengono l’operazione fattibile: basta lavorare sulla comunicazione tra banche dati. La Sardegna frena, perché teme un flusso talmente ingente di persone da non riuscire a gestire le somministrazioni per i suoi residenti.

Dunque le opinioni sono discordanti e accettare di perdere fiale per qualcun altro non è esattamente la decisione politicamente più facile da prendere: il Paese, dal punto di vista sanitario, è evidentemente votato a uno spiccato federalismo. Eppure gli approvvigionamenti dovrebbero essere copiosi da luglio in poi: i contratti stipulati dalla commissione Ue stabiliscono per l’Italia oltre 31 milioni di dosi al mese fino alla fine di settembre. La sensazione è che per trovare un accordo tra Regioni sarà necessario attendere almeno la metà di luglio quando tutti i governatori verranno rassicurati da un’adeguata disponibilità di vaccini per i residenti. Una data che però rischia di essere troppo in là per le prenotazioni degli italiani. La pianificazione poi è complicata soprattutto per gli under 50, che normalmente si spostano di più per le ferie. In pochi sanno già ora quando effettueranno la prima somministrazione, quindi non possono calcolare il richiamo che varia da vaccino a vaccino. Un ginepraio che secondo alcuni rischia di ridurre i flussi turistici.

Il caso Lazio poi segnala l’ulteriore delicatezza della vicenda: ieri l’assessore alla Salute, Alessio D’Amato, ha chiesto alla struttura commissariale 100 mila dosi in più anche per le somministrazioni per il personale diplomatico a Roma oltre «a quelle già effettuate per i residenti di altre regioni». Una richiesta che segnala la complessità del derogare al principio della parità negli approvvigionamenti.

24 maggio 2021 (modifica il 24 maggio 2021 | 21:32)

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