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Edizione del 19/05/2021
Estratto da pag. 1
Per il vaccino in azienda, priorità a chi lavora in presenza
Il Documento tecnico operativo per l’avvio delle vaccinazioni in azienda distingue i datori di lavoro in tre fasce di priorità
Il mese di giugno dovrebbe essere quello in cui parte definitivamente l’operazione “vaccini in azienda”, per la quale, è il caso di ricordarlo, è stato già sottoscritto dalle parti sociali un protocollo d’intesa e anche l’INAIL, unitamente ad altri soggetti istituzionali, ha rilasciato specifiche istruzioni nel documento “Indicazioni ad interim per la vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19 nei luoghi di lavoro”.

Le questioni, tuttavia, non mancano. Ci si chiede, prima di tutto, quando le vaccinazioni partiranno e quali saranno le aziende che inizieranno per prime, tenuto conto che la disponibilità di vaccini non consentirà una partenza contemporanea per tutti i datori di lavoro. Ci si chiede poi quali saranno i lavoratori che, ove vi sia un grosso afflusso presso i punti vaccinali aziendali, riceveranno la profilassi per primi.

A tutte queste domande fornisce una risposta lo specifico documento denominato “Documento tecnico operativo per l’avvio delle vaccinazioni in attuazione delle indicazioni ad interim per la vaccinazione anti-SARS-COV-2/COVID-19 nei luoghi di lavoro approvate dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome l’8 aprile 2021”.Le vaccinazioni inizieranno nel momento in cui saranno state poste in sicurezza le fasce deboli, quindi i lavoratori fragili e gli over 60.

Tale indicazione viene sostanzialmente ribadita all’interno del documento, ove si legge che “la campagna vaccinale nei luoghi di lavoro potrà avere inizio, compatibilmente con la disponibilità dei vaccini, in concomitanza con l’avvio della vaccinazione dei soggetti di età inferiore a 60 anni”.

È importante sottolineare che, dal punto di vista operativo, sarà compito dei datori di lavoro inviare i piani vaccinali alle ASL di riferimento, nel rispetto, peraltro, delle indicazioni in materia di privacy fornite dal Garante con le FAQ del 17 febbraio 2021 e ribadite in un documento del 14 maggio 2021 dedicato alla “Vaccinazione nei luoghi di lavoro: indicazioni generali per il trattamento dei dati personali”(si veda “Vaccino in azienda nel rispetto della privacy” del 15 maggio 2021).

Con riferimento alla seconda questione, ovvero quali aziende inizieranno per prime, il documento suddivide i datori di lavoro in tre fasce di priorità, nel rispetto del principio di tutela dei lavoratori a maggior rischio di contagio da Sars-CoV-2.

Per dividere i macro-gruppi si è in primis tenuto conto della classificazione del rischio, secondo i parametri di esposizione, prossimità e aggregazione contenuti nel documento tecnico dell’INAIL approvato dal Comitato tecnico scientifico il 9 aprile 2020; hanno avuto rilievo anche i dati delle denunce di infortunio da COVID-19 analizzati per incidenza nei diversi settori produttivi. In tale ottica, non stupisce che nella prima fascia siano ricompresi anche il settore sanitario e quello dell’amministrazione pubblica, che sono quelli maggiormente colpiti fino a oggi dal COVID-19 di origine lavorativa.

Va peraltro notato che buona parte dei settori compresi nel primo gruppo di priorità sono già stati oggetto di campagna vaccinale (si pensi, appunto, alla sanità e a buona parte della Pubblica Amministrazione), mentre altri settori ivi ricompresi sono indubbiamente a rischio anche per il fatto di non avere mai chiuso durante la pandemia (ad esempio l’industria alimentare).

Con riferimento, infine, alla priorità nel caso in cui presso i centri vaccinali affluiscano molti lavoratori, il documento precisa che “nella somministrazione potranno essere considerate esigenze organizzative in ottica di efficienza, ispirandosi, ad ogni buon fine, al principio di priorità generale rispetto al rischio”.L’esempio assai chiaro è quello riferito alla precedenza per i lavoratori che operano in presenza rispetto a quelli in smart working.

È il caso di ricordare che le aziende dovranno predisporre appositi locali al proprio interno con determinate caratteristiche, mentre sulle indicazioni per l’organizzazione delle sedute vaccinali è opportuno
seguire le “Indicazioni ad interim” dell’INAIL già citate, sempre nel rispetto della normativa in materia di privacy.

Il mese di giugno dovrebbe essere quello in cui parte definitivamente l’operazione “vaccini in azienda”, per la quale, è il caso di ricordarlo, è stato già sottoscritto dalle parti sociali un protocollo d’intesa e anche l’INAIL, unitamente ad altri soggetti istituzionali, ha rilasciato specifiche istruzioni nel documento “Indicazioni ad interim per la vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19 nei luoghi di lavoro”.

Le questioni, tuttavia, non mancano. Ci si chiede, prima di tutto, quando le vaccinazioni partiranno e quali saranno le aziende che inizieranno per prime, tenuto conto che la disponibilità di vaccini non consentirà una partenza contemporanea per tutti i datori di lavoro. Ci si chiede poi quali saranno i lavoratori che, ove vi sia un grosso afflusso presso i punti vaccinali aziendali, riceveranno la profilassi per primi.

A tutte queste domande fornisce una risposta lo specifico documento denominato “Documento tecnico operativo per l’avvio delle vaccinazioni in attuazione delle indicazioni ad interim per la vaccinazione anti-SARS-COV-2/COVID-19 nei luoghi di lavoro approvate dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome l’8 aprile 2021”.Le vaccinazioni inizieranno nel momento in cui saranno state poste in sicurezza le fasce deboli, quindi i lavoratori fragili e gli over 60.

Tale indicazione viene sostanzialmente ribadita all’interno del documento, ove si legge che “la campagna vaccinale nei luoghi di lavoro potrà avere inizio, compatibilmente con la disponibilità dei vaccini, in concomitanza con l’avvio della vaccinazione dei soggetti di età inferiore a 60 anni”.

È importante sottolineare che, dal punto di vista operativo, sarà compito dei datori di lavoro inviare i piani vaccinali alle ASL di riferimento, nel rispetto, peraltro, delle indicazioni in materia di privacy fornite dal Garante con le FAQ del 17 febbraio 2021 e ribadite in un documento del 14 maggio 2021 dedicato alla “Vaccinazione nei luoghi di lavoro: indicazioni generali per il trattamento dei dati personali”(si veda “Vaccino in azienda nel rispetto della privacy” del 15 maggio 2021).

Con riferimento alla seconda questione, ovvero quali aziende inizieranno per prime, il documento suddivide i datori di lavoro in tre fasce di priorità, nel rispetto del principio di tutela dei lavoratori a maggior rischio di contagio da Sars-CoV-2.

Per dividere i macro-gruppi si è in primis tenuto conto della classificazione del rischio, secondo i parametri di esposizione, prossimità e aggregazione contenuti nel documento tecnico dell’INAIL approvato dal Comitato tecnico scientifico il 9 aprile 2020; hanno avuto rilievo anche i dati delle denunce di infortunio da COVID-19 analizzati per incidenza nei diversi settori produttivi. In tale ottica, non stupisce che nella prima fascia siano ricompresi anche il settore sanitario e quello dell’amministrazione pubblica, che sono quelli maggiormente colpiti fino a oggi dal COVID-19 di origine lavorativa.

Va peraltro notato che buona parte dei settori compresi nel primo gruppo di priorità sono già stati oggetto di campagna vaccinale (si pensi, appunto, alla sanità e a buona parte della Pubblica Amministrazione), mentre altri settori ivi ricompresi sono indubbiamente a rischio anche per il fatto di non avere mai chiuso durante la pandemia (ad esempio l’industria alimentare).

Con riferimento, infine, alla priorità nel caso in cui presso i centri vaccinali affluiscano molti lavoratori, il documento precisa che “nella somministrazione potranno essere considerate esigenze organizzative in ottica di efficienza, ispirandosi, ad ogni buon fine, al principio di priorità generale rispetto al rischio”.L’esempio assai chiaro è quello riferito alla precedenza per i lavoratori che operano in presenza rispetto a quelli in smart working.

È il caso di ricordare che le aziende dovranno predisporre appositi locali al proprio in
terno con determinate caratteristiche, mentre sulle indicazioni per l’organizzazione delle sedute vaccinali è opportuno seguire le “Indicazioni ad interim” dell’INAIL già citate, sempre nel rispetto della normativa in materia di privacy.

Il mese di giugno dovrebbe essere quello in cui parte definitivamente l’operazione “vaccini in azienda”, per la quale, è il caso di ricordarlo, è stato già sottoscritto dalle parti sociali un protocollo d’intesa e anche l’INAIL, unitamente ad altri soggetti istituzionali, ha rilasciato specifiche istruzioni nel documento “Indicazioni ad interim per la vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19 nei luoghi di lavoro”.

Le questioni, tuttavia, non mancano. Ci si chiede, prima di tutto, quando le vaccinazioni partiranno e quali saranno le aziende che inizieranno per prime, tenuto conto che la disponibilità di vaccini non consentirà una partenza contemporanea per tutti i datori di lavoro. Ci si chiede poi quali saranno i lavoratori che, ove vi sia un grosso afflusso presso i punti vaccinali aziendali, riceveranno la profilassi per primi.

A tutte queste domande fornisce una risposta lo specifico documento denominato “Documento tecnico operativo per l’avvio delle vaccinazioni in attuazione delle indicazioni ad interim per la vaccinazione anti-SARS-COV-2/COVID-19 nei luoghi di lavoro approvate dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome l’8 aprile 2021”.Le vaccinazioni inizieranno nel momento in cui saranno state poste in sicurezza le fasce deboli, quindi i lavoratori fragili e gli over 60.

Tale indicazione viene sostanzialmente ribadita all’interno del documento, ove si legge che “la campagna vaccinale nei luoghi di lavoro potrà avere inizio, compatibilmente con la disponibilità dei vaccini, in concomitanza con l’avvio della vaccinazione dei soggetti di età inferiore a 60 anni”.

È importante sottolineare che, dal punto di vista operativo, sarà compito dei datori di lavoro inviare i piani vaccinali alle ASL di riferimento, nel rispetto, peraltro, delle indicazioni in materia di privacy fornite dal Garante con le FAQ del 17 febbraio 2021 e ribadite in un documento del 14 maggio 2021 dedicato alla “Vaccinazione nei luoghi di lavoro: indicazioni generali per il trattamento dei dati personali”(si veda “Vaccino in azienda nel rispetto della privacy” del 15 maggio 2021).

Con riferimento alla seconda questione, ovvero quali aziende inizieranno per prime, il documento suddivide i datori di lavoro in tre fasce di priorità, nel rispetto del principio di tutela dei lavoratori a maggior rischio di contagio da Sars-CoV-2.

Per dividere i macro-gruppi si è in primis tenuto conto della classificazione del rischio, secondo i parametri di esposizione, prossimità e aggregazione contenuti nel documento tecnico dell’INAIL approvato dal Comitato tecnico scientifico il 9 aprile 2020; hanno avuto rilievo anche i dati delle denunce di infortunio da COVID-19 analizzati per incidenza nei diversi settori produttivi. In tale ottica, non stupisce che nella prima fascia siano ricompresi anche il settore sanitario e quello dell’amministrazione pubblica, che sono quelli maggiormente colpiti fino a oggi dal COVID-19 di origine lavorativa.

Va peraltro notato che buona parte dei settori compresi nel primo gruppo di priorità sono già stati oggetto di campagna vaccinale (si pensi, appunto, alla sanità e a buona parte della Pubblica Amministrazione), mentre altri settori ivi ricompresi sono indubbiamente a rischio anche per il fatto di non avere mai chiuso durante la pandemia (ad esempio l’industria alimentare).

Con riferimento, infine, alla priorità nel caso in cui presso i centri vaccinali affluiscano molti lavoratori, il documento precisa che “nella somministrazione potranno essere considerate esigenze organizzative in ottica di efficienza, ispirandosi, ad ogni buon fine, al principio di priorità generale rispetto al rischio”.L’esempio assai chiaro è quello riferito alla precedenza per i lavoratori che operano in presenza rispetto a qu
elli in smart working.

È il caso di ricordare che le aziende dovranno predisporre appositi locali al proprio interno con determinate caratteristiche, mentre sulle indicazioni per l’organizzazione delle sedute vaccinali è opportuno seguire le “Indicazioni ad interim” dell’INAIL già citate, sempre nel rispetto della normativa in materia di privacy.