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Dir. Resp.
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Edizione del 18/05/2021
Estratto da pag. 1
Fedriga: «Bene riaprire ristoranti e palestre. Ma spostiamo subito il coprifuoco alle 24»
Parla il governatore del Friuli Venezia Giulia che ricopre anche l’incarico di presidente della Conferenza delle Regioni
«Soddisfatto? Abbastanza. Ci sono dei notevoli passi avanti e ci sono dei punti ancora da migliorare. Nel complesso, direi più sì che no, con molto lavoro da fare».Massimiliano Fedriga, parla da presidente leghista del Friuli-Venezia Giulia o da presidente della Conferenza delle regioni, quindi di tutti i governatori?«Da presidente dei miei colleghi con i quali abbiamo condiviso tutte le proposte presentate al governo».Entriamo nel dettaglio, allora. Delle decisioni della Cabina di regia, cosa va bene?«Bene lo spostamento in avanti del coprifuoco, bene i centri commerciali aperti nel fine settimana, la possibilità di festeggiare i matrimoni, la riapertura di palestre e parchi tematici. E benissimo la modifica dei parametri per stabilire il colore delle regioni».Cosa non le piace, invece?«Credo che si potesse essere più coraggiosi sul coprifuoco. La data ipotizzata per spostarlo a mezzanotte è il 7 giugno, ma magari si potrà farlo prima. E la data del primo luglio per riaprire le piscine al chiuso mi sembra davvero troppo in là».Il governo vi ha ascoltato?«Nel complesso, sì. Draghi in questi giorni non l’ho sentito. Palazzo Chigi sì e spesso».La Cabina ha deciso all’unanimità. Ne fa parte anche Giancarlo Giorgetti, che è leghista e dei più influenti.«Finora ho parlato da presidente della Conferenza. Da leghista, so che Giorgetti ha sottolineato quel che secondo noi è da migliorare. Si sa però che le decisioni sono collegiali e che le posizioni della Lega non sono quelle di tutti, quindi si tratta sempre di trovare un punto di equilibrio. Però ricordo che il 26 aprile scorso si era ipotizzata la riapertura dei ristoranti a fine giugno e soltanto fino alle 18. I progressi sono incontestabili».Il governo decide all’unanimità. Anche la Conferenza delle regioni?«Sì, sempre. Molto più che la politica romana, da un anno a questa parte, di fronte all’emergenza, i governatori hanno superato le divisioni partitiche e si sono concentrati sulle cose da fare. Sarà magari perché abbiamo di più il polso del territorio e di quello che la gente chiede».Insomma, fra il piddino Bonaccini e il leghista Fedriga è cambiato nulla.«Ma proprio niente. C’è una continuità totale, diciamo le stesse cose. Questa unità mi sembra una prova di grande maturità politica da non lasciare cadere nemmeno in futuro».Però Draghi ha ripetuto che sulle aperture la sua strategia è quella della gradualità. Salvini nelle ultime settimane martella invece sulla linea del tutto e subito. «No. La posizione di Salvini e della Lega è diversa: aprire soltanto quello che si può. Alzare l’asticella sì, ma fin dove è possibile. La narrazione dei media spesso non coincide con la realtà. Ricordo che fu Salvini, nel marzo dell’anno scorso, a chiedere di chiudere tutto per potere poi ripartire di slancio. Ma il governo di allora chiuse in riardo e riaprì sempre in ritardo».Insomma, la Lega non è aperturista come sembra.«La Lega è aperturista perché i dati permettono di osare di più. E perché abbiamo un’arma che prima non avevamo: i vaccini».I sondaggi di Salvini che chiede su Instagram: “volete riaprire?” aiutano il governo?«Io non li faccio perché Instagram non lo so usare. Però non è così scontato che tutti siamo per la riapertura. Il problema è compenetrare le esigenze sanitarie con quelle economiche. Alle volte coincidono: riaprire i ristoranti serve all’economia ma anche alla salute, perché altrimenti la gente fa le cene a casa senza distanziamento e senza masherina. Una regola rispettata vale più di un divieto eluso».Meglio Draghi o Conte?«Non faccio paragoni. Dico solo che con Draghi stiamo lavorando benissimo».Crede che stare in questo governo porti consensi alla Lega?«Davvero: io non ho mai fatto calcoli su vantaggi partitici o elettorali. La scelta di entrare nel governo è stata utile per portarci delle posizioni che altrimenti non avrebbero avuto rappresentanza, e i risultati si vedono. Poi è chiaro che ti esponi alle critiche di chi è deluso perché non hai portato a casa il cento per cento di quello che volevi. Ma già il 50 è meglio di niente. Stare fuori e cr
iticare è certo più facile che stare dentro e fare».Ogni riferimento a Meloni è puramente voluto.«Ma no. Anzi, sono contento che un’opposizione ci sia, perché un governo con dentro tutti sarebbe troppo».Però Salvini dice che il Draghi I non riuscirà a fare le riforme.«Io sono convinto che sarà difficile ma che ci si debba comunque provare. La riforma della giustizia e la semplificazione legislativa e burocratica sono indispensabili anche dal punto di vista economico».Più difficile fare la riforma della giustizia o quella del fisco?«Questo non lo so. So però che sono indispensabili entrambe».Salvini vuole Draghi al Quirinale. È d’accordo?«Lo standing l’ha, la credibilità internazionale pure. Sarebbe un ottimo Presidente della Repubblica».Però eleggerlo nel ’22 significa non fargli finire la legislatura a Palazzo Chigi.«Di questo si devono occupare a Roma, non io a Trieste. Però credo che ci siano mille soluzioni possibili».Torniamo sulla riforma dei parametri per il colore delle regioni. Perché è un passo avanti?«Intanto perché li semplifica. E poi perché, in sintesi, tiene conto dell’incidenza, cioè del numero dei positivi, e della disponibilità di posti negli ospedali. Con il sistema precedente, il Friuli poteva finire in rosso come nell’agosto scorso perché passò da quattro a 18 contagi, che sono più del quadruplo, ma su un milione e 200 mila abitanti sono pochi comunque».A proposito: dal primo giugno, il Friuli sarà una delle tre regioni bianche.«In teoria sì. Bisognerà vedere i dati. Incrociamo le dita».Oggi quanti morti ha avuto?«Oggi? Nessuno». —