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Edizione del 13/05/2021
Estratto da pag. 1
Rotta balcanica, arrivi in aumento. La Regione: «Servono più controlli»
Roberti: «Da gennaio a oggi una crescita del 20%. Notevoli le criticità. Ci aspettano mesi difficili»
Un aumento significativo dei flussi nei primi mesi dell’anno, fatto che suggerisce che la Rotta balcanica starebbe tornando arteria trafficata per profughi e migranti, come meta o punto di transito il Friuli Venezia Giulia. È il quadro tratteggiato ieri dall’assessore regionale alle Politiche dell'immigrazione Pierpaolo Roberti intervenuto alla Commissione Sicurezza della Conferenza delle Regioni.Roberti ha fatto il punto sulla pressione migratoria in Friuli Venezia Giulia da inizio anno fino al 10 maggio scorso, riferendo di «un aumento che si attesta attorno al 20% rispetto allo stesso periodo» dell’anno precedente. L’assessore non ha fornito numeri assoluti ma si è detto preoccupato, perché i segnali osservati a inizio 2021 potrebbero essere solo il preludio di problemi più seri. Fonti istituzionali confermano il quadro, parlando di una situazione relativamente stabile nella provincia di Trieste, a parte alcuni isolati rintracci più massicci e di una crescita più marcata nell'area dell'udinese. Con la stagione calda in arrivo, che tradizionalmente favorisce i viaggi irregolari dai Balcani verso l’Italia, non si possono escludere però entrate più robuste in tutta la regione. Di «mesi difficilissimi, con i flussi migratori che proseguiranno fino ad autunno inoltrato», ha parlato così Roberti.Le denunce dell’assessore fanno il paio con quelle giunte per voce del ministro tedesco degli Interni Horst Seehofer. Seehofer proprio l’altro ieri ha fatto riferimento a segni inequivocabili che evocano «un nuovo e chiaro aumento del numero dei migranti» in arrivo in Europa, «in particolare dalla Rotta balcanica». E bisogna «fare qualcosa» subito «per non tornare a livelli allarmanti» come in passato, scongiurando «problemi sociali e politici», ha detto il ministro.Ci sono anche altri potenziali problemi, non solo in Germania ma anche in Fvg. «Con i numeri che stiamo registrando il sistema non può reggere, anche perché dobbiamo attenerci alle disposizioni sanitarie per il contenimento dell'epidemia che impongono misure molto stringenti», ha sostenuto Roberti. La nostra regione è la “porta” dell’Italia verso l’Est, come la Sicilia lo è verso il Mediterraneo e l’Africa. E la regione è obbligata non solo a fornire assistenza, ma anche a garantire sicurezza ai tempi della pandemia, organizzando «aree per la quarantena di 14 giorni per le persone che entrano nel nostro territorio, organizzazione - ha spiegato Roberti - che comporta notevoli criticità». Criticità che potrebbero essere ridotte, magari con maggiori controlli, più cooperazione e un intenso coinvolgimento dell’Italia già al confine tra Slovenia e Croazia, uno dei “limes” che i migranti attraversano nella loro odissea dalla Grecia e poi, generalmente, via Macedonia del Nord, Serbia, Bosnia. La realtà oggi è però diversa. Da febbraio «sono state azzerate le riammissioni formali verso la Slovenia in conseguenza di una sentenza» del Tribunale di Roma, ha ricordato l’assessore. E mentre la Slovenia ha accolto agenti lituani, estoni e polacchi – e attende poliziotti magiari, romeni e forse tedeschi, austriaci e danesi - per dare una mano nel controllo della frontiera con la Croazia, all’appello mancano quelli italiani. L’Italia aoggi «pare non essere coinvolta in questo progetto», ha detto l'assessore sottolineando un’assenza «incomprensibile». È opportuno così «che la Conferenza delle Regioni interpelli direttamente il Ministero dell'Interno per comprendere quali siano le intenzioni dell'attuale Governo in tema di immigrazione».