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Edizione del 10/02/2020
Estratto da pag. 1
Marco Marsilio, un anno al timone dell`Abruzzo
Un anno dalle elezioni regionali che hanno visto la vittoria di Marco Marsilio. "La regione era in grande affanno. Oggi ci stiamo rimettendo in ordine".
10 febbraio 2020, un anno di governo Marsilio in Abruzzo. L’intervista de IlCapoluogo.it.

Un anno dalle elezioni regionali, che hanno visto Marco Marsilio trionfare come primo governatore di Fratelli d’Italia della Regione Abruzzo.

Un anno importante e ricco per l’Abruzzo e per chi la rappresenta. Coinciso con il decennale del sisma all’Aquila, capoluogo regionale. Ai microfoni della direttrice Roberta Galeotti, Marsilio ha spiegato: «La città dell’Aquila sta facendo notevoli passi avanti, nonostante la normativa vigente continui a non aiutare il processo di ricostruzione. Oggi è una città moderna e antica al tempo stesso e sta tornando a riempirsi».



Un anno è anche il tempo di bilanci per il Presidente Marsilio. Tra un mese la presentazione ufficiale su un anno dall’insediamento della Giunta. «La Regione era in grave affanno, anche a livello organizzativo interno. Oggi ci stiamo rimettendo in ordine e stiamo accelerando su vari settori, come certificato ad esempio dalla Commissione Europea in merito all’utilizzo dei fondi. Non parlo solo di quelli destinati all’agricoltura. Senza questi fondi alcuni settori produttivi non avrebbero neanche l’ossigeno per poter andare avanti. sarebbe un delitto lasciare risorse lungo la strada».



Che tipo di situazione ha trovato Marsilio e che Abruzzo vorrà lasciare da qui a quattro anni?

«Voglio lasciare una Regione normale, che svolga normalmente i propri compiti, rappresentando gli interessi del territorio, che sia di supporto alle amministrazioni, sapendo pianificare e offrire i servizi, soprattutto a livello sanitario. Io ho trovato una regione chiusa in e stessa, disarticolata nella sua organizzazione. Abbiamo dovuto riorganizzare tutti gli uffici. Almeno il 40% delle posizioni non aveva un suo titolare, ad esempio. Ho trovato aziende lasciate allo sbando, dopo anni di stallo. Abbiamo anche dovuto avere il coraggio di tagliare i rami secchi, eliminare quelle situazioni ormai incancrenite e rimettere in piedi aziende importanti che possono ancora dire tanto, basti pensare all’Arap, che, al mio arrivo, era totalmente ferma».

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«Voglio lasciare una Regione normale, che svolga normalmente i propri
compiti, rappresentando gli interessi del territorio, che sia di supporto alle amministrazioni, sapendo pianificare e offrire i servizi, soprattutto a livello sanitario. Io ho trovato una regione chiusa in e stessa, disarticolata nella sua organizzazione. Abbiamo dovuto riorganizzare tutti gli uffici. Almeno il 40% delle posizioni non aveva un suo titolare, ad esempio. Ho trovato aziende lasciate allo sbando, dopo anni di stallo. Abbiamo anche dovuto avere il coraggio di tagliare i rami secchi, eliminare quelle situazioni ormai incancrenite e rimettere in piedi aziende importanti che possono ancora dire tanto, basti pensare all’Arap, che, al mio arrivo, era totalmente ferma».