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Edizione del 09/02/2020
Estratto da pag. 1
MUSUMECI SU SKY TG24: “A ROMA MAI UN PROGETTO SERIO PER LA SICILIA”
«Non ho la presunzione di dirlo adesso, voglio vedere se in questi tre anni riuscirò a fare almeno il 60% delle cose per le quali ho chiesto e ho ottenuto il consenso dei siciliani».

Lo ha detto il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci a “L’Intervista” di Maria Latella su Sky TG24 rispondendo a una domanda sulla sua ricandidatura nel 2022 che dunque non è esclusa.

Tra le altre cose nell’intervista Musumeci ha parlato di infrastrutture e dei bisogni di oggi della Sicilia. «La Sicilia in questo momento non ha bisogno di risorse ma ha bisogno di regole che possano accelerare la spesa. Per queste regole servono una deroga e una gestione straordinaria, perché straordinaria è la situazione di difficoltà dell’isola. Chiedo per cinque anni un piano anticiclico con la regia a Roma. Cinque anni di regole straordinarie esattamente come è stato fatto per il ponte Morandi».

«Roma – ha spiegato Nello Musumeci – non ha mai avuto un serio progetto per il Mezzogiorno e per la Sicilia in modo particolare. Abbiamo avuto denaro a fiumi ma è mancato un progetto. In Sicilia per realizzare un’opera pubblica strategica possono passare anche 15 anni. I lacci della normativa vigente sulle opere pubbliche e sulle gare d’appalto sembrano essere fatti per non accelerare la spesa. In Sicilia non abbiamo bisogno di denaro, paradossalmente, ma abbiamo bisogno di deroghe alle procedure vigenti».

Il presidente ha poi bocciato l’abolizione delle province: «Sono convinto di quanto siano importanti le province, che sono un ente intermedio che da centosessanta anni fa da cerniera tra la polverizzazione municipale da un parte e il centralismo regionale o statale dall’altra. Averle soppresse, decapitate o ridimensionate senza aver inventato qualcosa che le sostituisse, in Sicilia ha determinato che diciassettemila chilometri di strade provinciali sono in condizione di abbandono. L’edilizia superiore, che è di competenza provinciale, cade a pezzi. Non è con il ridimensionamento delle province che si fa la guerra ai costi della politica. Una cosa sono i costi della politica, altra cosa sono i costi della democrazia. Una democrazia costa perché la libertà costa».

 

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