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Edizione del 09/02/2020
Estratto da pag. 1
Coronavirus, la ministra Azzolina: «Sul rientro a scuola degli studenti dalla Cina decidono i medici non i presidi»
Il ministro dell’Istruzione mette a tacere le polemiche sull’assenza giustificata per i bambini tornati dalla Cina

Continua il dibattito sulla circolare rilasciata ieri dal ministero della Salute in merito all’assenza giustificata da scuola come misura di prevenzione per l’epidemia da coronavirus per i bambini rientrati dalla Cina. «Se gli studenti rientrati dalla Cina devono restare a casa o meno lo decidono i medici», ha chiarito il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, in un’intervista a La Stampa.

Il ministro ha spiegato che non saranno i presidi o i genitori a dover decidere su un’eventuale “quarantena” degli alunni: «Nessun pericolo perché ci sarà un monitoraggio quotidiano degli studenti di ritorno dalla Cina. Non da parte delle scuole, ma delle Asl di riferimento. La questione è medica e non scolastica».

Qualche giorno fa era stato il governatore del Veneto, Luca Zaia, ad aver ricevuto critiche per una decisione simile: «I governatori fanno il loro lavoro. Hanno ascoltato il territorio e reagito di conseguenza».

Sulla decisione del ministero della Salute a esultare è Matteo Salvini che dice «avevamo ragione»: «Usa il Coronavirus per prendere un punto in più nei sondaggi. Prenda esempio da Luca Zaia. Provi ad avere lo stesso atteggiamento di responsabilità che hanno avuto i suoi governatori. Non si specula su certi temi».

Anche il Ministero alla fine ha deciso: niente scuola per gli studenti di ritorno dalla Cina, che possono stare a casa…

Sui recenti episodi di discriminazione nei confronti di cittadini italiani di origine cinese e il rischio che questa intolleranza si diffonda nelle scuole Azzolina ha fiducia nei suoi dirigenti: «Ho visto tanta responsabilità e buon senso. Hanno saputo creare il giusto clima con le famiglie e li ringrazio per questo. Noi siamo al loro fianco, in costante contatto, ma occorre che tutti facciano la loro parte, compresa la politica, condannando episodi di discriminazione legati alla gestione del Coronavirus».

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