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Edizione del 29/04/2021
Estratto da pag. 1
Zaia: senza i test a risposta rapida due terzi dei positivi a piede libero in Veneto
Il Pd: «Il governatore non si nasconda dietro i tecnici». La Lega: «Avvoltoi». Il caso in Parlamento
Il Pd: «Il governatore non si nasconda dietro i tecnici». La Lega: «Avvoltoi». Il caso in Parlamento

VENEZIA. «Ancora domande su Report? Non ho visto la puntata, né la guarderò prima di andare in consiglio regionale, so che ho rilasciato un’intervista di mezz’ora e l’hanno ridotta a pochi minuti...».

Punzecchiato, Luca Zaia non nasconde il fastidio per l’eco suscitata dal j’accuse di Andrea Crisanti, culminate in due inchieste sull’efficacia dei tamponi a risposta rapidi e in un terzo filone che vede lo stesso microbiologo indagato per diffamazione. Ma aldilà dei risvolti giudiziari, qual è il bilancio provvisorio dei test antigenici? Dal sorgere della pandemia ad oggi, il Veneto ne ha effettuati 4, 319 milioni a fronte dei 4, 98 molecolari.

"Ciò significa che senza gli antigenici avremmo lasciato a piede libero due terzi dei positivi intercettati dal contact tracing. Questi sono numeri, non opinioni in libertà; se poi qualcuno dimostrerà nero su bianco che questa diagnostica ha delle dichiarazioni di performance diverse da quelle reali, allora ci sarà un problema rispetto al produttore Abbott». L’attenzione, allora, si sposta a martedì, quando il governatore e l’assessore Manuela Lanzarin riferiranno sulla vicenda alla commissione sanità di Palazzo Ferro-Fini: «In aula i tecnici non sono ammessi, perciò abbiamo scelto questa opzione, sarà una seduta pubblica, trasmessa in streaming e tutti potranno ascoltare. Porterò 7-8 esperti, ciascuno risponderà secondo la propria specialità. Se l’obiettivo dell’opposizione è fare chiarezza, sarà accontentata. Se invece puntava alla gazzarra, resterà delusa». Di certo, il clima politico non è idilliaco. «Siamo sorpresi degli attacchi a Report da parte dei colleghi di Lega e Lista Zaia», attacca il gruppo Pd «la trasmissione piaceva finché attaccava la Lombardia per esaltare l’eccellenza veneta, ora viene contestata perché pone interrogativi che noi solleviamo da mesi. Si può affermare che qualcosa è andato storto nella seconda ondata e conoscerne i motivi? La magistratura sta indagando per dare risposte ai veneti, la politica faccia altrettanto per la propria parte, senza usare i tecnici come scudo».

E il caso rimbalza in Parlamento, dove una pattuglia di deputati dem - Roger De Menech, Alessia Rotta, Diego Zardini, Nicola Pellicani, Alessandro Zan, Gianni Dal Moro - sollecita al ministro della salute «un approfondimento su quanto avvenuto in Veneto tra l’autunno e l’inverno, così da rasserenare chi lavora nel comparto sanità e tranquillizzare un’opinione pubblica sempre più allarmata e diffidente verso chi ha la responsabilità di gestire le politiche sanitarie regionali».

Dura la replica dei leghisti: «Quella che abbiamo visto in questi giorni da parte delle opposizioni è una politica di basso livello che tenta di farsi pubblicità sulla pelle della sanità veneta», graffia Giulio Centenaro: «i consiglieri del Pd si sono comportati da avvoltoi per avere qualche riga sui giornali, anziché collaborare per il bene comune, cercando di uscire da questa emergenza con meno danni e vittime possibile». Più pacato, ma solo nei toni, lo speaker Alberto Villanova: «Gli esponenti del partito democratico sono come i quattro amici al bar, se la cantano e se la godono tra di loro, non comprendo perché critichino il presidente Zaia per l’autorevolezza che riconosce nei suoi tecnici considerando che anche loro hanno un professore di riferimento del quale sono così amici da invitarlo a cena», dove l’allusione - manco a dirlo - corre alle malcelate simpatie politiche di Crisanti. «Reazioni scomposte, la maggioranza grida alla lesa maestà ma noi desideriamo solo fare chiarezza, non certo speculare sul Covid», ribatte Arturo Lorenzoni, il portavoce dell’opposizione. Fuori i secondi. —  

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