firstonline.info
Dir. Resp.
Tiratura: n.d. - Diffusione: n.d. - Lettori: 809
Edizione del 21/04/2021
Estratto da pag. 1
Lavoro: la vaccinazione come occasione di tracciare la popolazione attiva - FIRSTonline
Il nuovo modo di misurare stock e flussi del mercato del lavoro introdotto dalla Ue porta a riflettere sul calo vero dei posti di lavoro e non su quello mascherato con l’abuso degli ammortizzatori sociali – Una rilevazione aggiornata potrebbe partire dalla classe 1961 con un semplice questionario da compilare in sede di vaccinazione anti-CovidLavoro: la vaccinazione come occasione di tracciare la popolazione attiva .Il nuovo modo di misurare stock e flussi nel mercato del lavoro ci induce a riflettere sul calo vero dei posti di lavoro e non su quello mascherato con l’abuso di ammortizzatori sociali. E a ragionare su come disporre di dati amministrativi aggiornati in funzione di politiche attive efficaci.Con i nuovi criteri introdotti dal Regolamento Ue 1700/2019 abbiamo scoperto che non sono più classificati come occupati i lavoratori dipendenti che sono assenti dal lavoro da più di tre mesi, e quindi anche i cassaintegrati, né gli autonomi che non svolgono alcuna attività lavorativa da più di tre mesi, pur se la sospensione viene considerata temporanea e non definitiva. Questo ci obbliga a considerare come disoccupate circa 700 mila persone alle quali, per il momento, nessuno sta pensando in termini di proposta di politiche attive.Ora si dà il caso che il piano vaccinale stia tracciando a tappeto la popolazione anziana: ma presto toccherà vaccinare anche la popolazione attiva ossia coloro i quali possono essere inseriti in un percorso individuale di inserimento al lavoro. Questo potrebbe consentire di tracciare la popolazione attiva grazie a un semplice questionario da compilare in sede di vaccinazione – oppure subito prima, anche on line – da inviare all’ANPAL che così in pochissimo tempo potrebbe avere il censimento di tutti coloro i quali in questo momento non sono occupati o sono inattivi ma sono abili e disponibili al lavoro. La rilevazione potrebbe partire dalla classe 1961 che si appresta a essere vaccinata, almeno in alcune regioni: chi vi appartiene ed è senza lavoro potrebbe essere inserito per esempio in lavori di pubblica utilità. Questo inoltre metterebbe l’ANPAL nella condizione di gestire a livello nazionale l’anagrafica delle persone da attivare secondo un cronoprogramma stabilito in sede di Conferenza delle Regioni: in base al numero delle persone rilevate è possibile segmentare l’utenza e valutare il carico di lavoro per ogni dipendente pubblico che deve prendere in carico il cittadino. Ogni cittadino disoccupato o inoccupato secondo i criteri dettati dal regolamento europeo deve stipulare un patto di servizio personalizzato ed essere inserito in un percorso di attivazione secondo un’agenda di appuntamenti concordata tra ANPAL e Regioni per l’erogazione dei livelli essenziali delle prestazioni in modo uniforme su tutto il territorio nazionale: al pari dei vaccini. Per le regioni in sofferenza, l’ANPAL può intervenire in sussidiarietà tramite i navigator oppure rafforzando il sistema di cooperazione tra pubblico e privato.Le politiche attive possono essere erogate anche in costanza di rapporto di lavoro in riferimento alle persone che sono in cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione, crisi aziendale o cessazione di attività anticipando l’erogazione dell’assegno di ricollocazione o politiche formative di riqualificazione professionale; oppure utilizzando il Fondo Nuove Competenze che garantisce 250 ore di formazione sia per mantenere il posto di lavoro sia per essere accompagnati in percorsi di ricollocazione extra-aziendale. Infine può essere utilizzato il “contratto di espansione” che prevede percorsi di riqualificazione per i lavoratori che non possono essere accompagnati alla pensione con uno scivolo e, per questo, sono collocati in cassa integrazione. Si tratta di strumenti finanziati con molti milioni di euro che spesso restano inutilizzati. A tale riguardo le singole Regioni potrebbero finanziare sia il FNC sia il contratto di espansione per le imprese con un numero di lavoratori al disotto delle 250 unità attualmente previste dalla norma.A questi lavoratori, che sono più faci
li da intercettare, si possono aggiungere migliaia di persone lasciate al loro destino che non sono mai entrate in un Centro per l’Impiego o hanno smesso di farlo, divenendo, appunto, inattivi. Pure per queste persone è possibile pensare a politiche attive che mirino alla riattivazione anche attraverso l’erogazione di tutti i servizi disponibili sul territorio: penso alla formazione professionale, ai tirocini o ai vari voucher messi a disposizione per i servizi presso gli enti accreditati. Nel frattempo, siamo ancora in attesa di avere il regolamento interministeriale per rendere attivo il progetto GOL, previsto dalla legge n. 178/2020, un programma nazionale di presa in carico finalizzata all’inserimento occupazione mediante l’erogazione di servizi specifici di politica attiva del lavoro, finanziato dall’ultima legge di bilancio con 500 milioni di euro. Il ministro del Lavoro potrebbe dare un segnale forte destinando questo fondo alla attivazione a tappeto di tutta la popolazione attiva rilevata dall’ISTAT che ora vediamo allo sbando.Del resto secondo le regole europee sulla libera circolazione dei lavoratori, conserva la qualità di lavoratore, subordinato o autonomo, chi è temporaneamente inabile al lavoro a seguito di malattia o infortunio; chi trovandosi in stato di disoccupazione involontaria debitamente comprovata dopo aver esercitato un’attività per oltre un anno, si è registrato presso l’ufficio competente al fine di trovare lavoro; oppure chi ha terminato un contratto a termine di durata inferiore a un anno e si è registrato per trovare lavoro; infine chi frequenta un corso di formazione coerente con l’attività precedentemente svolta. Non è lavoratore, e perde le prerogative della libera circolazione, chi invece resta inattivo.Allo stato attuale dei nostri servizi per il lavoro noi siamo sicuramente in grado di individuare i disoccupati attivi, ossia coloro i quali hanno firmato una dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro (DID): non siamo invece capaci di intercettare tutti gli altri, ossia tutti coloro che non hanno firmato una DID ma che devono essere recuperati e immessi in un circuito di attivazione per non finire permanentemente censiti dall’ISTAT come disoccupati o, peggio, come inattivi.°°°L’autrice è Professore Ordinario di Diritto del Lavoro all’Università La Sapienza di Roma ed è stata assessore (tecnico) al Lavoro nella prima giunta regionale Zingaretti della Regione Lazio dal 2013 al 2018