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Dir. Resp.
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Edizione del 16/04/2021
Estratto da pag. 1
Riaperture e paradossi. Chi più spinge è indietro nella campagna vaccinale
[riaperture-720x300]La Conferenza delle Regioni ha presentato le linee guida per la riapertura dialcune attività in condizioni di sicurezza e nel rispetto dei protocolli diprevenzione.Il documento licenziato dalla Conferenza tratta nello specifico laristorazione, le palestre, le piscine, le strutture termali, i cinema e glispettacoli dal vivo.Gli esercenti di queste attività nei giorni scorsi erano scesi in piazza indiverse città con tensioni e qualche scontro soprattutto nella Capitale e aNapoli (casualmente due territori non governati dalla Lega).Si attende adesso il parere del Cts. Poi il documento verrà inviato edesaminato dal governo che dovrà decidere per decreto le eventuali riaperture.Oggi si riunisce la cabina di regia fissata questa mattina dal presidente delConsiglio Draghi si valuteranno i dati e sulla base dei ‘report’ del Cts siorganizzerà un cronoprogramma delle possibili riaperture.La filiera riaperturista, rappresentata soprattutto dalla Lega e dalle regionia trazione leghista, ha fatto così la sua mossa. Il paradosso più velenoso è lacoincidenza tra chi spinge per le riaperture e la gestione fallimentare dellacampagna vaccinale proprio nelle regioni governate dalla Lega e dalla destra.Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe fotografa la situazione sulcampo sulla base dei propri dati. Rileva una diminuzione dei nuovi casi(106.326 contro 125.695) nella settimana tra il 7 e il 13 aprile 2021 rispettoa quella precedente ed una diminuzione delle terapie intensive (3.526 contro3.743), ma rileva anche un aumento dei decessi (3.083 rispetto ai 2.868).Questi dati sono ovviamente una media a livello nazionale. I dati disaggregatiper regioni confermano profonde differenze sui parametri di contagi, ricoveri,decessi tra i vari territori.“Sul fronte ospedaliero – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui ServiziSanitari della Fondazione Gimbe – le curve dei ricoveri con sintomi e delleterapie intensive hanno iniziato una discesa lenta e irregolare. Ma i numeriassoluti restano elevati e in molte Regioni gli ospedali sono ancora inaffanno”. Infatti, le soglie di allerta di occupazione dei posti letto da partedi pazienti Covid in area medica (40%) e in terapia intensiva (30%) siattestano a livello nazionale rispettivamente al 41% e al 39%. Ma 7 Regioni sono ben sopra la soglia, per l’area medica e ben 13 per le terapie intensive.Si va dunque e probabilmente verso le riaperture, ma che questo avvenga incondizioni di sicurezza in molti territori è decisamente un eufemismo e unazzardo. Ma è ormai evidente come nella definizione di priorità tra salute edeconomia abbia prevalso quest’ultima, sia nella politica che nel corpo sociale.Del resto il canto delle sirene di Confindustria ha fatto sì che – oltre chenella difesa dela salute – anche nell’economia si fosse fatto strada un doppiostandard, consentendo ad alcuni di continuare indisturbati le proprie attivitàe costringendo invece altri a chiudere. Alla fine la contraddizione del doppiostandard non poteva che esplodere, anche nelle piazze. Ma a pagarne il contonon saranno tanto o solo i registri contabili ma la collettività nel suocomplesso. 16 Aprile 2021 - © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO dellaREDAZIONE di CONTROPIANOUltima modifica: 16 Aprile 2021, ore 11:17 stampa