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Dir. Resp.
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Edizione del 26/03/2021
Estratto da pag. 1
Nota del Sindacato Infermieri Italiani Nursing Up del 26 marzo 2021
[00-Logo-Nursing-Up-1]De Palma: «Finalmente si ritorna a parlare di infermieredi famiglia. Era ora!»ROMA – «Siamo stati il primo sindacato che per anni si è battuto affinchél’istituzione dell’infermiere di famiglia divenisse finalmente realtà. Efinalmente, con la legge del 7 luglio 2020, pensavamo di essere arrivati a unasvolta epocale. Tengo ancora ben presente quando sono stato convocato inaudizione al Senato, lo scorso 23 giugno, per relazionare su quali sarebberostati i vantaggi concreti per l’intero sistema sanitario, ma soprattutto pertutti i cittadini italiani, in merito una proposta legislativa destinata, locredevamo tutti, a creare una rivoluzione positiva.Mi sono sempre battuto, in prima persona, per mettere in evidenza che quelladell’infermiere di famiglia poteva rappresentare una figura nuova einsostituibile. Più volte ho lanciato l’allarme sui rischi di una legge che,una volta approvata, rischiava di avere un effetto boomerang, qualora nonavesse trovato coordinamento con una serie di disposizioni attuativenecessarie, ad opera della Conferenza delle Regioni o dello stesso Ministerodella Salute, che dovevano ottimizzare ed uniformare la figura del “nuovo”infermiere di famiglia, per superare il rischio di trovarsi di fronte a 21modelli organizzativi regionali che, a parte rare eccezioni, avrebbero finitocon l’ingoiare anche l’infermiere di famiglia in una situazione di perennemediocrità.Mi sono battuto, con il Sindacato che rappresento, per mettere in evidenza cheinfermiere di famiglia non può e non deve essere immaginato come unprofessionista dedicato soltanto all’assistenza domiciliare, per quantoimportante sia questa attività. Ma purtroppo e’ accaduto di peggio: ovvero chela legge, una volta approvata, è finita nel dimenticatoio e che, dei 9600infermieri di famiglia da assumere, 8 ogni 50mila abitanti, abbiamo di fattovisto solo le briciole, circa 1000. Non c’è dubbio, e in questo senso merita unplauso, che l’intervento di ieri della Senatrice Paola Boldrini, Vicepresidentedella Commissione Sanità, rappresenti finalmente un lampo di luce in quello cheera diventato buio pesto. Confidiamo che tutta questa attenzionesull’infermiere di famiglia non si traduca nell’ennesimo fumo negli occhi e chedalle parole si passi finalmente ai fatti».[INS::INS]Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, stigmatizza leposizioni del Sindacato traendo spunto dall’intervento della SenatriceBoldrini, e chiede che, più che mai in questo particolare momento storico, alleprese ancora con l’emergenza pandemia in corso, e nel pieno di una missionevaccinazioni non ancora entrata nel vivo, il Ministro della Salute RobertoSperanza, nel previsto piano di rivoluzione della sanità italiana da luiauspicato, dia finalmente impulso all’introduzione dell’infermiere di famiglia,visto che da mesi c’è una legge che supporta tutto questo.«Lo dicevamo e lo diciamo ancora ora. Serviva e serve, se si vuole davveroripartire, un insieme di disposizioni di coordinamento tra regioni, o anche unanorma quadro nazionale, che non metta nella condizione le 21 regioni di avere21 infermieri di famiglia diversi l’uno dall’altro, impiegati in modo diverso.L’infermiere di famiglia può rafforzare la sanità territoriale, può snellirefinalmente i ricoveri, può collaborare con strutture pubbliche e private, puòad esempio supportare il settore scolastico. Può spaziare dalla formazione,alla consulenza sanitaria e a tutta una serie di attività che sononell’assistenza primaria. Al pari del medico l’infermiere di famiglia dovràavere la responsabilità di un proprio ambulatorio dove garantire determinateprestazioni, per l’appunto ambulatoriali, dalle medicazioni alle attivitàpiù complesse. E pensate al piano vaccini e alla necessità dell’immunizzazionedi massa. Pensate che se questi infermieri fossero stati assuntitempestivamente, come noi continuiamo a chiedere sin da prima che la leggefosse approvata, in questo momento avremmo a disposizione ben 9600professionisti in grado di vaccinare gli italiani porta a porta, o all’internodelle farmacie, come prev
isto, o nelle scuole il corpo docente e il resto delpersonale. Tutto questo non può e non deve restare ancora nell’inutile mondodei buoni propositi».[INS::INS]Roberto Di Biase