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Edizione del 26/03/2021
Estratto da pag. 1
Vaccini, regioni su piede di guerra: altolà a governo
Vaccini Covid, Regioni sul piede di guerra. La stoccata di Mario Draghi alle Camere mercoledì scorso non è piaciuta ai governatori, tanto che ieri i presidenti - in conferenza Stato-Regioni - hanno fatto fronte comune chiedendo un incontro chiarificatore a cui partecipi anche il presidente del Consiglio. Incontro che dovrebbe tenersi lunedì alle 17. Sulle parole del premier la ministra degli Affari Regionali, Maria Stella Gelmini, avrebbe tentato di gettare acqua sul fuoco, spiegando che quella di Draghi voleva essere una "critica costruttiva". Ma il malcontento sarebbe stato generalizzato, "non solo circoscrivibile a Lega, Fdi e Fi, ma a tutte le Regioni, nessuna esclusa", spiega una delle fonti presente all''incontro. Da qui la richiesta del presidente della conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, per un incontro chiarificatore, anche sul Recovery Fund, ovvero sui prossimi passi che il governo intende compiere sul Next Generation Eu e sul ruolo che le regioni avranno. Ma è soprattutto sul piano vaccinale che si è registrato malcontento, con lamentele sulle "inaccettabili accuse che ci rivolgono", spiega all''AdnKronos un partecipante alla videoconferenza alla guida di una delle regioni a trazione centrodestra. La sensazione, denunciata da diversi presidenti di regione, è che il governo stia scaricando le responsabilità su di loro, "quando la realtà è che mancano le dosi". I più agguerriti addirittura non escludono di ricorrere contro lo Stato, poiché la mancanza di dosi comprometterebbe la possibilità di garantire i livelli assistenziali di base. Un modo per tutelarsi anche dal punto di vista legale. La polemica arriva alle porte di Palazzo Chigi. Perché "qualcuno al premier Draghi deve dargli informazioni più corrette, come minimo", azzarda uno dei presidenti di regione in prima linea nel difendere le prerogative e le attività condotte a livello locale. Non va poi giù la gestione della vicenda AstraZeneca: "Prima hanno detto che dovevamo farlo fino ai 55enni, poi hanno cambiato, poi di proseguire con categorie che non abbiamo scelto noi", trapela da un governatore di centrodestra che ha partecipato all''incontro. Nel mirino anche il ministro della Salute Roberto Speranza, a cui vengono mosse accuse soprattutto dal fronte Fdi-Fi-Lega. Diversi presidenti di Regione puntano i piedi: "Dovevano arrivare i vaccini e il personale, vaccini non ne sono arrivati, personale pochissimo, quasi nulla rispetto a quanto promesso". Ora si rischia lo scontro aperto. C''è chi vuole la linea dura, perché a qualcuno pare un film già visto: "Sta accadendo come già successo con lo scorso governo, uno scaricabarile inaccettabile", è l''accusa che anima il fronte delle Regioni.
Vaccini Covid, Regioni sul piede di guerra. La stoccata di Mario Draghi alle Camere mercoledì scorso non è piaciuta ai governatori, tanto che ieri i presidenti - in conferenza Stato-Regioni - hanno fatto fronte comune chiedendo un incontro chiarificatore a cui partecipi anche il presidente del Consiglio. Incontro che dovrebbe tenersi lunedì alle 17. Sulle parole del premier la ministra degli Affari Regionali, Maria Stella Gelmini, avrebbe tentato di gettare acqua sul fuoco, spiegando che quella di Draghi voleva essere una "critica costruttiva". Ma il malcontento sarebbe stato generalizzato, "non solo circoscrivibile a Lega, Fdi e Fi, ma a tutte le Regioni, nessuna esclusa", spiega una delle fonti presente all'incontro. Da qui la richiesta del presidente della conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, per un incontro chiarificatore, anche sul Recovery Fund, ovvero sui prossimi passi che il governo intende compiere sul Next Generation Eu e sul ruolo che le regioni avranno. Ma è soprattutto sul piano vaccinale che si è registrato malcontento, con lamentele sulle "inaccettabili accuse che ci rivolgono", spiega all'AdnKronos un partecipante alla videoconferenza alla guida di una delle regioni a trazione centrodestra. La sensazione, denunciata da diversi presidenti di regione, è che il governo stia scaricando le responsabilità su di loro, "quando la realtà è che mancano le dosi". I più agguerriti addirittura non escludono di ricorrere contro lo Stato, poiché la mancanza di dosi comprometterebbe la possibilità di garantire i livelli assistenziali di base. Un modo per tutelarsi anche dal punto di vista legale. La polemica arriva alle porte di Palazzo Chigi. Perché "qualcuno al premier Draghi deve dargli informazioni più corrette, come minimo", azzarda uno dei presidenti di regione in prima linea nel difendere le prerogative e le attività condotte a livello locale. Non va poi giù la gestione della vicenda AstraZeneca: "Prima hanno detto che dovevamo farlo fino ai 55enni, poi hanno cambiato, poi di proseguire con categorie che non abbiamo scelto noi", trapela da un governatore di centrodestra che ha partecipato all'incontro. Nel mirino anche il ministro della Salute Roberto Speranza, a cui vengono mosse accuse soprattutto dal fronte Fdi-Fi-Lega. Diversi presidenti di Regione puntano i piedi: "Dovevano arrivare i vaccini e il personale, vaccini non ne sono arrivati, personale pochissimo, quasi nulla rispetto a quanto promesso". Ora si rischia lo scontro aperto. C'è chi vuole la linea dura, perché a qualcuno pare un film già visto: "Sta accadendo come già successo con lo scorso governo, uno scaricabarile inaccettabile", è l'accusa che anima il fronte delle Regioni.

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