startmag.it
Dir. Resp.
Tiratura: n.d. - Diffusione: n.d. - Lettori: n.d.
Edizione del 23/03/2021
Estratto da pag. 1
Perché Enrico Letta non può stare troppo sereno
Mosse e parole di Enrico Letta, segretario del Pd, analizzate da GianfrancoPolilloPrendiamo per buona l’idea di Paolo Mieli, dalle pagine de Il Corriere dellasera. Lo sforzo di Enrico Letta sarebbe duplice: dare un‘identità al Pd ed, altempo stesso, preparare il terreno per giungere ad un sistema elettoralebipolare, che favorisca l’alleanza con i 5 stelle. Correggendo quindi la grandeconfusione che fu, soprattutto, figlia della gestione di Nicola Zingaretti. Ilcui rapporto ancillare, nei confronti di Giuseppe Conte, aveva impedito alPartito di elaborare una propria visione. Questo secondo aspetto, per laverità, Mieli, non lo analizza con la necessaria chiarezza. Ma il giudizio,comunque si intravede, nello schema descritto ed auspicato. Lo scontro traLetta e Salvini come premessa di un sistema elettorale tendenzialmentebipolare.Ugo Magri, dalle colonne dell’Huffington Post, rincara la dose. Letta e Salvinisono come i ladri di Pisa. “L’uno si fa garante contro gli scivolamenti adestra, l’altro contro le sbandate a sinistra. Polemizzando a vicenda, entrambiricavano un tornaconto che, se non suonasse altamente irriguardoso,ricorderebbe a Letta i famosi ladri di Pisa, la sua città. I quali di giornofingevano di litigare e la notte facevano bottino insieme. Di lotta e digoverno, per dirla oggi in politichese”. Entrambi avrebbero quindi il lorotornaconto. Il primo, Letta, per togliere a Giuseppe Conte la bandieradell’anti-Salvini. Il secondo per contenere la resistibile avanzata di GiorgiaMeloni.Fin qui il rigore del distacco. Ma basta addentrarsi nelle pagine interne deigiornali che il profilo cambia. Sempre su il Corriere della sera, AlessandroTrocino svela il pensiero recondito di Enrico Letta, riportando una suaintervista a Il Tirreno: “E’ la Lega che deve spiegare il suo appoggio aDraghi. Ha cambiato posizione sull’Europa, con una riunione tra Salvini eGiorgetti in un bar, di fronte ad una tazza di caffè. La Lega oggi è unacaricatura della politica. In un altro bar, davanti a un caffè, tra qualchemese potrebbe tornare il Salvini di prima”. Potenza di quell’antico livorecontro il nemico, che, come tale, è destinato nuovamente a manifestarsi.Difficile dire se una simile analisi sia più superficiale o piùpropagandistica. Di certo è fuorviante. Che la Lega, in passato, non abbiacondiviso gli entusiasmi degli europeisti è storia acclarata. Ma cosa c’eradall’altra parte del fronte? Un’adesione acritica, dovuta alla modestia degliinterlocutori italiani ed al conseguente sacrificio di ogni briciola di dignitànazionale. Una retorica, spesso imbarazzante, condita di slogan (i compiti acasa), che una massa crescente di elettori trovava sempre più insopportabile.La Lega non ha fatto altro che intercettare questo sentimento e passare da quelpiccolo consenso iniziale ad essere il primo partito politico italiano.Per fortuna l’Europa di oggi non è più quella dei mesi passati. Basti pensarealla Next generation Eu. E Mario Draghi non è Giuseppe Conte. Quel cambio diinquilino, a Palazzo Chigi, ha segnato la differenza. E spinto la Lega, che perprima aveva proposto quella soluzione, a passare il Rubicone. Ma può il nordche si riflette, con maggiore intensità, nelle posizioni di quel partito,essere pervaso da uno spirito anti europeo o anti Atlantico; quando la suaricchezza è dovuta, in larga misura, alla sua capacità di esportare e dicompetere, nella grande arena internazionale? Non si dimentichi che versol’Europa e gli Stati Uniti si dirige circa l’80 per cento delle esportazioniitaliane. Domanda evidentemente solo retorica.Ma visto che siamo in tema, sarebbe ora di aggiornare le nostre analisi sul BelPaese, continuamente dipinto come refrattario ad ogni crescita dellaproduttività. Ma se fosse così, come spiegare, allora, quel forte attivo dellabilancia commerciale? Non è esso conseguenza di una grande capacità di innovarenei processi produttivi, di coniugare alte qualità delle prestazioni econtenimento dei costi? Purtroppo questo nucleo di eccellenza è circoscritto inun triangolo di qualche decina di chilometri quadrati, tra Milano,
Treviso eBologna. Mentre per il resto del territorio nazionale prevale quella zavorra,che trasforma le statistiche nazionali nella media di Trilussa. Incapace dicogliere l’essenza del fenomeno che si vorrebbe analizzare.Al di delle chiacchiere della politica politicante, questa, quindi, è la veragaranzia della svolta europeista della Lega. Che rimarrà tale almeno fin quandole classi dirigenti italiani non faranno altro che comportarsi come quelletedesche o francesi. Lo spirito di Mario Draghi, appunto. Altro che conversioniimprovvise di fronte ad una tazzina caffè. Ed allora quella simmetria, tra ilPd da un lato e la Lega dall’altro, di cui parla stampa italiana, vanecessariamente analizzata e qualificata ulteriormente. Perché una differenzadi sostanza esiste: mentre Enrico Letta tende a polarizzare verso l’estrema,alla ricerca di un’identità perduta, Salvini si rivolge, verso il centro, pursenza prestare il fianco alla concorrenza di Giorgia Meloni.Quale sarà la strategia più indovinata si vedrà. Ma se fossimo in Enrico Letta,non saremmo poi così “sereni”. • Facebook • Twitter • LinkedIn • WhatsApp • Gmail • Facebook Messenger • TelegramISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTERIscriviti alla nostra mailing list per ricevere la nostra newsletter[ ][ ][Iscriviti Ora]Iscrizione avvenuta con successo, ti dovrebbe arrivare una email con la qualedevi confermare la tua iscrizione. Grazie, il tuo Team Start MagazineErroreRispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email aTerzi