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Edizione del 22/03/2021
Estratto da pag. 1
Capigruppo e caso Tinagli. Già finita la "pax lettiana"
«Ora sono tutti contenti e per un po'' lo lasceranno tranquillo, ma vedrai che tra non molto ricominceranno i problemi e Letta si logorerà», profetizzava dieci giorni fa un influente senatore del Pd. I litigi sono già partiti, in anticipo sulle previsioni. La giornata si apre con due interviste del segretario Enrico Letta. Una al quotidiano spagnolo La Vanguardia, l''altra al giornale toscano Il Tirreno. Nella prima, Letta affronta il tema del posizionamento del partito. «Dobbiamo comporre una grande alleanza in cui stia anche il M5s», spiega.
Il dem "licenzia" Delrio e Marcucci: vuole donne. Chat di fuoco. Scontro sulle accuse della sua vice

«Ora sono tutti contenti e per un po' lo lasceranno tranquillo, ma vedrai che tra non molto ricominceranno i problemi e Letta si logorerà», profetizzava dieci giorni fa un influente senatore del Pd. I litigi sono già partiti, in anticipo sulle previsioni. La giornata si apre con due interviste del segretario Enrico Letta. Una al quotidiano spagnolo La Vanguardia, l'altra al giornale toscano Il Tirreno. Nella prima, Letta affronta il tema del posizionamento del partito. «Dobbiamo comporre una grande alleanza in cui stia anche il M5s», spiega. Apre a Giuseppe Conte: «La disponibilità di Conte a guidare il M5s è una buona notizia». Non si fanno attendere i veleni da parte di chi sperava in un accantonamento del disegno giallorosso. «Letta gioca la sua partita per andare a Palazzo Chigi o al Quirinale, è un democristiano non della migliore specie», insinua un parlamentare di lungo corso.Ma la polemica più calda della giornata è sulle quote rosa per i capigruppo di Camera e Senato. Letta propone il ricambio nell'intervista a Il Tirreno. «Penso che per forza di cose due capogruppo debbano essere due donne», dice. Guarda caso i due posti di capogruppo a Montecitorio e Palazzo Madama sono rispettivamente occupati da Graziano Delrio e Andrea Marcucci, entrambi ex fedelissimi di Renzi. Eppure il segretario sa benissimo di dover rispettare gli equilibri interni ai gruppi. Infatti precisa: «Non le indico io le capogruppo, le scelgano». Ciò non basta a impedire l'irritazione nelle chat. «Hai visto? E ora, che si fa?», si domandano deputati e senatori. A Palazzo Madama i senatori vicini a Marcucci sono certi che il capogruppo abbia i numeri. Domani e mercoledì ci sarà una prima assemblea dei gruppi. Non manca chi prospetta sorprese. «Tutto è possibile», fanno sapere fonti Pd, esprimendo «sconcerto e malumore» per il blitz di Letta. Circolano comunque i nomi di Valeria Fedeli, Anna Rossomando e Roberta Pinotti al Senato e quelli di Paola De Micheli, Debora Serracchiani, Alessia Morani e Marianna Madia alla Camera. «Mi sfugge il nome della donna Pd eletta capogruppo al Parlamento europeo al posto di Benifei», twitta il senatore Salvatore Margiotta riferendosi alla riconferma di Brando Benifei come capodelegazione all'Europarlamento. I parlamentari mettono sotto accusa Letta e il ministro del Lavoro Andrea Orlando. Sottolineano che per i loro incarichi «la parità di genere non era una priorità».«Negli ultimi due anni il Pd è rimasto vittima di se stesso, in una dinamica molto romana che porta a guardarsi l'ombelico», attacca la vicesegretaria Irene Tinagli in un'intervista a La Stampa. Si rivolge alla Tinagli Stefano Vaccari, responsabile organizzazione del Pd, vicinissimo a Nicola Zingaretti. «Forse è il caso che prima di parlare sullo stato del partito alzi il telefono e ti informi su ciò che è stato fatto in questi 2 anni», replica. Si registra il rientro nel Pd del senatore di Iv Eugenio Comincini. Il ritorno a casa dei senatori renziani era considerato come una prova di forza di Marcucci, in vista di una riconferma.Ma ora la mossa del segretario ha cambiato il quadro. «Una spaccatura che Letta poteva evitare, se avesse usato più cautela e buon senso», dice chi mette in conto una frattura sui capigruppo.

Partito democratico (Pd)

Enrico Letta