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Edizione del 22/03/2021
Estratto da pag. 1
Pd, Letta non si ferma:“Capigruppo donne”. Ma rischia al Senato - la Repubblica
Il leader chiede la sostituzione di Delrio e Marcucci, scompigliando ancora una volta il gioco delle correnti. L''ira di Base riformista 
Non tentenna, non aspetta, non lascia spazi, Enrico Letta. Il segretario pd ha chiamato sia Graziano Delrio che Andrea Marcucci, sabato. E a entrambi i capigruppo - di Camera e Senato - ha anticipato quello che avrebbero letto il giorno dopo sui due giornali delle loro regioni, la Gazzetta di Reggio e Il Tirreno: dopo tre anni con due uomini alla guida dei deputati e dei senatori dem - dice il leader pd - è il momento di due donne. Saranno i gruppi a dire chi, Letta non intende minare la loro autonomia. Ma pretende una discontinuità. Soprattutto pretende, per dirla con le parole usate dal vicesegretario Peppe Provenzano a In mezz'ora in più, che il Pd assomigli di più a quello che dice. Se parla di parità di genere, quindi, che la eserciti al suo interno.

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Non l'hanno presa bene, i parlamentari dem. Nessuno di loro è legato al nuovo segretario. Base riformista, la corrente di Lorenzo Guerini e Luca Lotti, ha la maggioranza del gruppo al Senato e ancora ieri mattina intendeva difendere fino in fondo Andrea Marcucci. Che pensava addirittura a un blitz, a dimettersi domani per farsi subito rieleggere, magari con una donna vice. Né lui né Delrio hanno seguito l'esempio di Brando Benifei, il capogruppo dem al Parlamento europeo che ha rassegnato le dimissioni all'arrivo di Letta. I difensori di entrambi adesso fanno notare che Benifei - il cui gesto è stato molto apprezzato dal segretario - alla fine è stato rieletto, che nessuna donna ha preso il suo posto. Dalla segreteria non si scompongono. Perché a Bruxelles il ruolo più pesante è comunque quello di Simona Bonafè, vicepresidente del gruppo dei socialisti europei. E perché non c'era un altro modo, per non perdersi nella palude, se non quella di sfidarla subito. A costo di farsi accusare - a taccuini chiusi - di aver fatto una mossa "renziana", da rottamatore. Il segretario pd non ha uomini in Parlamento e deve riuscire a costruire un consenso che vada al di là del mercanteggiamento con le correnti. Che lo superi, rispettando le diverse aree, ma senza patti di non belligeranza. Quelli che ha fatto la segreteria di Nicola Zingaretti finendo per lasciare al loro posto Delrio e Marcucci, seppur molto spesso fuori linea.

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Letta spariglia chiedendo una donna. Così facendo, elimina una resistenza e afferma un principio. Nessuno però sa quel che accadrà. Perché se Delrio ha detto di essere il primo a lavorare per la parità di genere, rivendicando l'autonomia del gruppo, ma di fatto dicendosi pronto al passo indietro, da Marcucci non è arrivato un fiato. Ha parlato con un tweet uno dei suoi senatori, Salvatore Margiotta, sottosegretario alle Infrastrutture, lamentando appunto che a Bruxelles non sia stata nominata alcuna donna. Protestando quindi. Ma è solo una voce. Le altre tacciono in attesa di capire se domani - nelle assemblee con il segretario, alla Camera e al al Senato - ci saranno le dimissioni dei presidenti e la scelta dei loro successori oppure no. Lo scrutinio è segreto, il rischio degli agguati altissimo.

Per la Camera, la candidata più probabile è Debora Serracchiani, ma si fanno anche i nomi di Anna Ascani (che dovrebbe dimettersi da sottosegretaria), Alessia Rotta e Marianna Madia. Al Senato invece si parla di Valeria Fedeli e Caterina Bini, entrambe di Base riformista, la seconda considerata fedelissima proprio di Marcucci, di Simona Malpezzi, altra sottosegretaria, o dell'ex ministra della Difesa Roberta Pinotti, che sarebbe la scelta più autorevole, ma che fa parte della corrente di Franceschini. Nel frattempo, nel gruppo dei senatori è rientrato Eugenio Comincini che ha lasciato, dopo tante indecisioni, Italia Viva. A Renzi, che ha invitato il Pd a scegliere con chi stare, tra riformisti e populisti, L
etta ha risposto con un'intervista a La Vanguardia: "Per vincere dobbiamo formare una grande alleanza in cui deve stare il M5S, che ha fatto un'evoluzione europea importante e positiva. Il mio compito è aprire a loro e a tutti coloro che hanno lasciato il Pd".