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Edizione del 19/03/2021
Estratto da pag. 1
COVID-19, prorogata in Veneto l’assegnazione infermieri da Ulss a strutture per anziani
Approvato anche il percorso di “Formazione complementare in assistenza sanitaria dell’Operatore Socio-Sanitario”
Sono due i provvedimenti deliberati dalla Giunta regionale del Veneto che intervengono a sostegno dell’assistenza nelle strutture extraospedaliere per anziani a fronte dell’aggravio delle attività sanitarie dettato dall’emergenza pandemica. Nello specifico in uno viene prorogata alle Ulss la possibilità di assegnare temporaneamente il proprio personale infermieristico a supporto dei Centri di Servizi per anziani non autosufficienti accreditati, nell’altro è approvato il percorso di “Formazione complementare in assistenza sanitaria dell’Operatore Socio-Sanitario”.
“Questi provvedimenti – sottolinea l’Assessore alla Sanità e ai Servizi sociali Lanzarin - sono in linea con gli altri già varati nel corso dell’emergenza pandemica, tramite i quali il servizio sociosanitario regionale ha attivato una serie di politiche per sostenere i centri servizi per la non autosufficienza nel fronteggiare la carenza di personale infermieristico. La disponibilità in quest’ultimo, infatti, si è progressivamente ridotta negli ultimi tempi a causa del numero chiuso nei corsi di laurea”.
“I centri per la non autosufficienza hanno bisogno di personale infermieristico – prosegue l’Assessore – nonostante la mancanza di queste figure professionali sul mercato. Da sempre, l’integrazione socio-sanitaria costituisce un elemento qualificante del modello Veneto nell’ambito delle politiche per la salute e con recentissimo provvedimento si dispone che le aziende sanitarie del Veneto possono assegnare personale infermieristico direttamente ai centri servizi per la non autosufficienza; per un periodo limitato nell’ambito del progetto formativo individuale. Questo consente non solo di mantenere il personale infermieristico necessario nelle case di riposo ma anche di recuperare i professionisti che in questi ultimi mesi di emergenza sono stati assunti negli ospedali. La possibilità di assegnare personale infermieristico grazie ad uno specifico protocollo d’intesa tra aziende sanitarie e centri per anziani, inoltre, è anche un modo di favorire l’omogeneizzazione dei comportamenti e la diffusione di buone pratiche assistenziali mediante l’integrazione del personale nelle équipe assistenziali”Il personale infermieristico inviato presso le case di riposo sarà retribuito dalle aziende sanitarie sulla base del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro della Sanità. Gli istituti ristoreranno le aziende in ragione del loro contratto, che prevede retribuzioni più basse. La differenza tra i due contratti resta a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
“Ma l’accresciuta esigenza di personale da destinare all’assistenza sanitaria, imposta dalla pandemia nell’ambito della residenzialità e semiresidenzialità per anziani non è risolvibile con solo personale infermieristico – aggiunge Lanzarin –. La seconda delibera apre anche nuove prospettive formative per gli Oss che già hanno specifici requisiti di esperienza. Grazie al corso, che la Conferenza delle Regioni ha riproposto da un accordo del 2003, l’Oss dopo una specifica formazione entra nell’équipe assistenziale e collabora con i professionisti sanitari e socio-sanitari, svolgendo attività assistenziali proprie, nell’ambito della pianificazione definita dai professionisti sanitari di riferimento”.La durata complessiva del corso di “Formazione complementare in assistenza sanitaria dell’Operatore Socio Sanitario”, aggiornata e integrata da un apposito gruppo di lavoro regionale ai fini dell’emergenza pandemica, è di complessive 400 ore nelle varie discipline e nei tirocini svolti presso le aziende sanitarie e ospedaliere venete.