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Edizione del 15/03/2021
Estratto da pag. 1
Bologna, 15 marzo 2021 – Nuovo cambio di colore da lunedì 15 marzo: nessuna regione in zona gialla, mentre per Emilia-Romagna, Marche e Veneto scatta la zona rossa, che resterà per almeno due settimane. Si uniforma così l’Emilia-Romagna che per una settimana si è tinta di tre colori diversi (arancione, arancione scuro e rosso), a seconda delle situazioni provinciali. Ma l’incidenza (quanti positivi ci sono ogni 100mila abitanti) è salita molto, raggiungendo un picco mai visto finora nel 2021: 434.26. Anche nelle Marche, il parametro che fa scattare il rosso è l’incidenza, che sale a 310.71. Infatti, si entra automaticamente in zona rossa, quando l’incidenza supera la soglia dei 250 casi. La causa del rosso per il Veneto, invece, non è l’incidenza, che rimane ancora bassa, bensì l’Rt che ha superato la soglia di 1.25, anche se di poco: 1.28. È comunque ben al di sopra dell’Rt italiano che si ferma a 1.16. A proposito delle Marche in zona rossa per le prossime due settimane, il governatore Francesco Acquaroli ha detto che “stiamo attraversando la fase più difficile dall'inizio della pandemia” e che “è stato un anno difficile, ma dobbiamo avere la consapevolezza che questa lunga traversata, con la somministrazione dei vaccini, ci sta facendo intravvedere una nuova fase. Ad oggi, nella nostra regione, su 176.810 dosi ricevute ne sono state somministrate 163.581, il 92,5% del totale”. Sulla causa del passaggio in zona rossa del Veneto, il presidente Luca Zaia sottolinea la presenza della variante inglese. “La preoccupazione è per la variante inglese, oramai totalitaria – ha affermato il governatore –, che in Veneto è già al 70%. Gli occhi sono puntati sulla brasiliana e sudafricana, che hanno letteralmente massacrato il Centro Italia”. Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni, è invece intervenuto a proposito del nuovo Decreto legge del Governo Draghi, che entrerà in vigore lunedì 15 marzo e scadrà il 6 aprile, definendolo “positivo”. Un provvedimento che istituisce la zona rossa nazionale dal 3 al 5 aprile, cioè a Pasqua. “Il virus si sta espandendo, misure restrittive oggi, per salvare l'estate”, avrebbe detto il governatore. Ora entriamo nel dettaglio e verifichiamo tutti i parametri del monitoraggio n. 43 del Ministero della Salute, che prende in esame la settimana dall’1 al 7 marzo, per Emilia-Romagna, Marche e Veneto.
Emilia-Romagna
I dati dell’Emilia-Romagna si stavano già aggravando nelle ultime tre settimane, ma l’ultimo monitoraggio evidenzia un brusco peggioramento. Tutti i parametri sono allarmanti e confermano la velocità della diffusione in Regione. L’Rt è salito da 1.13 della settimana del 22-28 febbraio, a 1.34. Un salto che inserisce la Regione in uno scenario di tipo 3 (e non più 2, com’era). Significa che l’Rt, ben sopra la soglia di 1.25, è compatibile con una trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo. E, infatti, le terapie intensive sono occupate al 46% (dato del 12 marzo), a fronte del 35% della settimana scorsa e della media nazionale che si ferma a 32%. I reparti Covid non critici hanno un’occupazione del 50%, salendo di ben otto punti percentuali e tracciando un alto divario dal dato italiano del 37%. Entrambe le percentuali della Regione hanno oltrepassato le soglie di allerta e hanno inciso sulla valutazione di impatto che rimane ‘alta’. Il rosso è scattato a causa sia dell’Rt sia dell’incidenza che sale da 342.08 a 434.26. Era già sopra la soglia di 250 casi ogni 100mila abitanti, ma si è aggravata. In crescita anche i casi settimanali: 19.386 dall’1 al 7 marzo, 15.271 dal 22 al 28 febbraio, 10.880 dal 15 al 21 febbraio. Per questo è ‘alta’ la classificazione complessiva di rischio, mentre rimane ‘moderata’ la valutazione di probabilità di diffusione. La zona rossa durerà due settimane e se servirà a contenere i contagi potrebbe aiutare a ottenere qualche giorno di tregua prima del lockdown pasquale. Visto il peggioramento di tutti i parametri, però, è più probabile
un perdurare delle regole di contenimento.
Marche
Il dato peggiore per le Marche è l’occupazione ospedaliera, che è sempre stata sofferente in queste settimane, ma è peggiorata ulteriormente, superando pure l’Emilia-Romagna. Secondo i dati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, le terapie intensive sono passate dal 39% del 5 marzo al 48% del 12 marzo. I reparti Covid non critici dal 50% al 57%. Dati non ottimisti, che mantengono ‘alta’ la valutazione d’impatto. Non bene nemmeno l’incidenza che da 265.16 sale a 310.71. Per questo, se la settimana scorsa, nonostante il superamento di poco della soglia di 250 casi ogni 100mila abitanti, si era confermato l’arancione, ora il passaggio in rosso è certificato. I nuovi casi settimanali sono stati 4.700, a fronte dei 4.011 della settimana prima. La classificazione complessiva di rischio quindi è ‘alta’. Rimane ‘moderata’ la valutazione di probabilità. C’è un dato positivo: l’Rt è rimasto invariato a 1.08. Essendo al di sotto della soglia di 1.25 e sotto anche all’Rt nazionale che è a 1.16, lo scenario di compatibilità rimane l’1. Significa che la trasmissione del virus è ancora localizzata. Come per l’Emilia-Romagna, il rosso rimarrà per due settimane. Se si abbassano Rt e incidenza potrebbe esserci qualche giorno di tregua prima della zona rossa nei giorni di Pasqua.
Veneto
Per il Veneto avevamo segnalato la salita dei parametri nelle scorse due settimane e si conferma anche in questa. Sono però dati ben diversi rispetto a Emilia-Romagna e Marche e non così gravi. Il passaggio in zona rossa è dovuto alla crescita dell’Rt da 1.08 a 1.28. Superato il limite di 1.25, è scattato automaticamente il rosso, anche se l’incidenza non è allarmante. Come per la Regione emiliano-romagnola, questo Rt, al di sopra anche dell’indice Rt nazionale di 1.16, porta il Veneto in uno scenario di tipo 3, dove la trasmissione diffusa può mettere a rischio la tenuta del sistema sanitario nel medio periodo. L’occupazione ospedaliera veneta, però, è buona e sotto la media nazionale. Le terapie intensive crescono di due punti, raggiungendo il 15% (media italiana: 32%). I reparti Covid non critici passano da 15% a 18% (media nazionale: 37%). Questi dati fanno mantenere ‘bassa’ la valutazione di impatto. Sale di poco l’incidenza: da 151.3 a 194.42. Quella italiana è a 225.64. I nuovi casi settimanali sono stati 9.486, mentre la settimana prima ce n’erano stati 7.382. La differenza significativa, quindi, è la crescita dell’Rt che porta la classificazione complessiva d’impatto da ‘moderata ad alta probabilità di progressione’ ad ‘alta’. Anche qui rimane ‘moderata’ la valutazione di probabilità di diffusione. Per il Veneto sarebbe più semplice lasciare il rosso, visto che l’unico dato alto, per ora, è l’Rt. Sarà comunque da tenere d’occhio l’incidenza. Vista la circolazione delle varianti ad alta contagiosità, è facile che questo parametro salga velocemente, come è successo in Emilia-Romagna.
I colori delle regioni da oggi, 15 marzo
Scompare il giallo dai colori delle regioni italiane da oggi, 15 marzo, nella mappa del rischio legato all'emergenza Covid. Restano solo regioni "arancioni" e "rosse", con l'unica eccezione della Sardegna che resta in zona bianca.
Passano in area rossa le Regioni Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Veneto e la Provincia autonoma di Trento. Questi territori si aggiungono a Campania e Molise, che erano già nell'area con le massime restrizioni, per un totale dunque di 10 Regioni e una Provincia rosse dove vivono complessivamente circa 42 milioni di Italiani.
Tutte le altre Regioni saranno in area arancione per gli effetti del decreto legge approvato il 12 marzo. A scadenza della vigente ordinanza, ovvero da martedì 16 marzo, la Basilicata sarà in area arancione, a seguito della rettifica dei dati. Bolzano passa in arancione per effetto dei dati aggiornati relativi all'incidenza.
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