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Dir. Resp.
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Edizione del 09/03/2021
Estratto da pag. 1
È una lunga intervista quella che il presidente della Regione, Marco Marsilio, rilascia al Centro affrontando diverse tematiche dell’emergenza epidemiologica, dalla situazione dei contagi al tema vaccini, dalle regole previste per limitare la diffusione del virus agli aiuti necessari per rilanciare l’economia. In venticinque minuti di domande e risposte il governatore traccia una linea della situazione in Abruzzo e fa anche un importante annuncio che potrebbe dare una svolta alla campagna vaccinale: «Domani (oggi per chi legge, ndr) dovremmo chiudere positivamente l’accordo con i medici di medicina generale». Presidente, qual è al momento il quadro pandemico in Abruzzo?«Negli ultimi giorni abbiamo avuto qualche segnale positivo che però non si è tradotto ancora in maniera pratica, nella liberazione dei posti letto in ospedale. L’Rt sta scendendo, vuol che l’attività di contenimento sta dando i suoi frutti anche se non con la velocità che aveva dato in autunno, perché la variante inglese sta facendo purtroppo la differenza. Nell’area metropolitana ci sono segnali incoraggianti, nel frattempo però la nostra paura è che si stia diffondendo il contagio nel Teramano e Aquilano, dove i numeri seppur lentamente salgono». E intanto molti tra i 33 Comuni che presentano misure più restrittive hanno deciso di andare controcorrente alla sua ordinanza, tenendo chiusi asili nido e scuole dell’infanzia per cui lei ha dato il via libera. Cosa ne pensa?«Innanzitutto vorrei chiarire che non è stata fatta nessuna ordinanza in contrasto o difforme rispetto al Dpcm Draghi. L’Abruzzo è zona arancione e le Regioni possono adottare misure più restrittive quando ritengono che ci siano ragioni particolari. È quello che ho fatto. In quei 33 Comuni sono state applicate misure più stringenti, lasciando però le regole che già valevano secondo l’articolo 3 del vecchio Dpcm. Ciò perché il nuovo decreto Draghi contiene norme ancora più restrittive e se le avessimo applicate avremmo inasprito le regole, ma non lo abbiamo ritenuto proporzionato a quella che è la situazione. Poi se i sindaci sentono la necessità di estendere la chiusura in maniera più ampia rispetto a quelle predisposte dalla Regione sulle scuole, che lo facciano. Non ho mai contestato loro il diritto dovere di chiudere le scuole». Si parla di possibili modifiche al nuovo Dpcm entrato in vigore sabato. Cosa ne pensa?«Sono indiscrezioni che non mi va di commentare. Io posso dire che di fronte alla velocità di diffusione e alla violenza della variante inglese, la disciplina della zona rossa che abbiamo utilizzato fino a qualche mese fa è appena sufficiente». Nel frattempo in Abruzzo sono in arrivo altre 38mila dosi di vaccino. La campagna anti Covid accelera?«Come avevamo spiegato quando qualcuno ha iniziato a far polemica sui vaccini sostenendo che eravamo lenti, c’era un problema sulle consegne. Queste subivano ritardi, diminuzioni e tagli di forniture, mentre dovevamo assicurare la seconda dose in maniera rigida, rendendo necessario fare delle scorte. Ora siamo tra le regioni che vaccinano di più in proporzione, ed i numeri continueranno a crescere perché ne siamo in grado. Penso che domani (oggi per chi legge, ndr), chiuderemo positivamente l’accordo con i medici di medicina generale, grazie al quale metteremo in campo da qui a poco tempo un esercito di vaccinatori che potranno arrivare casa per casa, direttamente con i loro assistiti, nella maniera più sicura e diretta. Peraltro l’Abruzzo ha attivato quasi un centinaio di punti di vaccinazione sul territorio e saranno ulteriormente incrementati». Lei ha chiesto al Governo la possibilità di vaccinare gli studenti maggiorenni. Ci sono novità in merito?«Purtroppo no. Dal ministero non ho avuto ancora risposte. Ho avuto anche l’occasione di parlare con il ministro, ho introdotto la questione quando ci siamo confrontati la prima volta con il Generale di Corpo d’Armata Francesco Paolo Figliuolo (nuovo Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, ndr). Da ormai un anno la scuola è uno degli argomenti che più divide, siamo tutti
d’accordo che dovremmo cercare di garantire una scuola più sicura. Ed è proprio per questo che si è data una certa priorità alla vaccinazione del personale scolastico, ma mi chiedo che senso abbia non fare altrettanto per gli studenti, che sono la maggior parte dentro gli istituti. Immunizzandoli, ci ritroveremmo a giugno con il personale scolastico e gli stessi studenti maggiorenni che potrebbero svolgere l’esame di maturità in maniera più produttiva. Io spero che il Governo ci pensi e che ci dia il via libera, oltre che il tempo utile per arrivare prima della chiusura della scuola a vaccinare questi ragazzi». Ma la pandemia crea anche un’emergenza economica. «Serve una copertura economica forte. Il dramma vero è che noi attendiamo, ormai da Natale, che il governo faccia un decreto per dare sostegno e ristoro all’economia. Si tratta di mettere soldi sul piatto per permettere alle persone che vengono colpite da provvedimenti restrittivi, di non dover svegliarsi la notte nel panico del non avere i soldi per mangiare, per pagare le bollette, di dover chiudere le attività e di non poter rialzare la saracinesca. Tra un po’ è Pasqua e non abbiamo ancora visto un decreto che ristori il danno di aver tenuto a Natale tutti fermi. In questo senso l’economia del turismo montano è solo uno dei tanti esempi. Io mi auguro che questa sia stata l’ultima settimana di attesa e spero che si faccia un decreto adeguato, con importanti fondi, giusti ed equi indennizzi dei danni subiti dalle nostre aziende, che mettano in condizione l’economia di ripartire». Crede che nella lotta al Covid in Abruzzo ci siano le possibilità per fare di più di quanto fatto finora?«Ogni provincia e Asl ha i suoi punti di forza e debolezza: c’è chi fa meglio l’attività di tracciamento, chi è più bravo nella cura ospedaliera. Ad ogni modo credo che dovremmo cercare di fare tesoro delle esperienze e organizzare sempre di più un’azione di coordinamento tra le Aziende sanitarie, che sono state per troppo tempo abituate ad essere pensate come delle repubbliche indipendenti invece che come parte di un insieme. Quindi da parte nostra continueremo ad esercitare, in maniera più forte di prima, un lavoro di coordinamento con le Asl che permetta un dialogo tra i diversi uffici, cosicché ognuno possa mettere a fattore comune le migliori esperienze e far crescere tutti».