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Dir. Resp.
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Edizione del 04/03/2021
Estratto da pag. 1
Prima imbarazzo e sorpresa, poi il tentativo di metterci una pezza, provando a salvare il salvabile con una sorta di “moral suasion”. Ma la sostanza rimane in tutta la sua preoccupante evidenza. E la sostanza è che non c’è posto per il Sud e la Coesione territoriale nei “super” comitati interministeriali che affiancheranno i neonati ministeri della Transizione ecologica e della Transizione digitale, entrambi a dir poco strategici per il governo in chiave Recovery plan. Il nome della ministra Mara Carfagna non compare infatti nel decreto legge pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale l’altro giorno che rende di fatto operativi i nuovi dicasteri più quello del turismo, sganciato dai beni culturali. Oltre al suo non c’è più neanche quello del ministro dei Beni Culturali, Franceschini, che pure era indicato tra i “sicuri” nelle bozze circolate prima del Consiglio dei ministri. Le new entry, come ricostruito dal Sole 24 Ore, sono il ministro del Lavoro, Orlando (Pd), e quello della Giustizia, Cartabia (tecnico), che vanno ad aggiungersi ai colleghi Brunetta (Forza Italia) e Speranza (Leu) nel Digitale, Giorgetti della Lega (in entrambi) e Patuanelli 5 Stelle) nella Transizione green, e ai ministri tecnici già coinvolti sin dall’inizio (Cingolani, Colao, Franco e Giovannini).
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LEGGI ANCHE Intervista alla Carfagna: «Fondi Ue, priorità a donne e scuola»Difficile capire da cosa è nata quella che è stata definita una inversione di rotta. A meno che non si voglia seguire la pista per così dire politica, sicuramente da non escludere comunque: e cioè, che per riequilibrare le rappresentanze dei partiti di maggioranza all’interno dei due comitati si sarebbe scelta la strada di rinunciare ad altri due ministri di Forza Italia e del Pd, evidentemente su indicazione degli stessi partiti. Se questo è vero, è impossibile negare però che si è determinata una penalizzazione piuttosto marcata non solo nei confronti della ministra ma soprattutto delle sue deleghe, il Sud e la Coesione territoriale, appunto, che restano la parte più rilevante degli interessi collegati al Recovery Fund e ai 209 miliardi concessi dall’Europa all’Italia. Senza il Mezzogiorno e i suoi ritardi nel Pil pro capite e nell’occupazione, soprattutto giovanile e femminile, mai e poi mai il nostro Paese avrebbe avuto la maggiore quota di risorse tra gli Stati membri. Ne consegue che il Mezzogiorno inevitabilmente dovrebbe essere il protagonista principale della spesa, anche in aree come le transizioni ecologica e digitale alle quali è legata una grossa fetta delle speranze di ricostruire un Paese più moderno e sostenibile. Perché, allora, rinunciare al contributo della ministra? Di ben altro si dovrebbe invece parlare se l’esclusione dai Comitati interministeriali, che hanno un ruolo primario nella definizione delle strategie dei nuovi dicasteri, fosse dipesa da altre logiche. Come quelle, ad esempio, che puntano a rassicurare i ceti produttivi del Nord, già da tempo preoccupati sul possibile sbilanciamento delle risorse Eu a “favore” del Sud. Perché un conto è negare a tutto spiano anche il benché minimo sospetto, rilanciando l’unità del Paese e il rispetto dei diritti di cittadinanza in tutta la penisola; un altro è ignorare che la guida tecnica dei ministeri chiave rispecchia in pieno la trazione settentrionale del governo e di conseguenza un peso non trascurabile in certe scelte. Ma questa, per ora, è solo un’ipotesi. Di sicuro la ministra preferisce non alimentare polemiche. Nessuna dichiarazione, nessun commento dalla Carfagna, com’è del resto nel suo stile. Ma il “caso” c’è al punto che da fonti bene informate si è saputo che il ministro del Sud sarà coinvolto ogni volta che nei due dicasteri si affronteranno temi di sua specifica competenza. Qu
ali? Le misure per il dissesto idrologico e le reti idriche per ciò che concerne i futuri piani della Transizione ecologica, e la diffusone della banda ultra larga per la Digitalizzazione. A quanto pare, la “moral suasion” esercitata nei confronti di Palazzo Chigi di più non sarebbe riuscita ad ottenere ma il risultato, in tutta onestà, non sembra straordinario pur senza nascondere l’esigenza di interventi importanti per l’equilibrio idrogeologico di molte aree del Sud. In ogni caso, occorrerebbe un altro decreto per recuperare la ministra del Sud nei due Comitati e la cosa appare al momento molto difficile.Lei, la Carfagna, ha intanto iniziato ieri con il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, l’annunciata serie di incontri con i presidenti delle Regioni del Sud per un confronto “di base” sulle priorità da mettere in agenda. «Nel corso del colloquio – racconta una nota del ministero -, si è discusso di Piano nazionale di ripresa e di resilienza, programmazione dei fondi strutturali 2021-2027, emergenza Covid e piano vaccinale. Il dialogo con il presidente della Regione Campania si è basato sulla volontà reciproca di collaborare, per fare in modo che il Mezzogiorno sfrutti appieno l’opportunità offerta dal Recovery Fund». «È fondamentale - ha spiegato la ministra Carfagna - che ci sia grande convergenza fra tutte le parti coinvolte e che vengano presentati progetti concreti. Progetti su cui sia le Regioni che il governo stanno già lavorando». Ultimo aggiornamento: 07:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA