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Edizione del 26/02/2021
Estratto da pag. 1
Nel Pd è iniziata la ‘guerra di tutti contro tutti’. “Assalto al Cielo” sotto le insegne di Bonaccini
â??Assalto al Cieloâ? sotto le insegne di Bonaccini
 

â??A la guerre comme a la guerreâ? sembra diventato il grido di battaglia â?? per ora non ancora esplosa, ma che erompe dalle aree che non si riconoscono nella segreteria Zingaretti. A prepararsi alla â??guerraâ?? interna, e cioè alla richiesta di un congresso anticipato, dentro il Pd, sono da un lato soggetti politici storicamente, culturalmente e umanamente â??mitiâ?? (nel senso di non con un diavolo per capello o le zanne fuori da denti), ma anche soggetti politici diversi tra loro. 

Insomma, un frente amplio, si sarebbe detto nei Paesi della sinistra sudamericana degli anni Settanta, un poâ?? composito. Forse â??troppoâ?? composito per poterlo tenere davvero unito. Câ??è il â??partito dei sindaciâ?? (Gori a Bergamo, Nardella a Firenze, Decaro a Bari), che da giorni, anzi settimane, sparano a palle incatenate contro la linea di Zingaretti, quella â??svolta giallaâ??, più che â??rossaâ??, che vede il Pd cercare lâ??alleanza a tutti i costi e costi quel che costi con i 5Stelle. Poi câ??è il partito dei governatori: in testa a tutti Stefano Bonaccini in Emilia-Romagna â?? probabile candidato alla segreteria di questo â??fruente amplioâ?? che vuole unire tutti i â??nonâ?? zingarettiani - forse anche Eugenio Giani in Toscana. Non di certo Vincenzo De Luca, in Campania, â??reâ?? e â??sceriffoâ?? per conto suo, e Emiliano, in Puglia, schieratissimo con Zingaretti e con lâ??ex ministro Boccia. 

La novità è che sta per arrivare, come â??fanteria pesanteâ??, accanto alla â??cavalleria leggeraâ?? dei sindaci e governatori, anche Base Riformista. Lâ??area politica degli ex renziani (definizione che, peraltro, loro vivono con forte fastidio), che fa capo al ministro alla Difesa, Lorenzo Guerini, e a Luca Lotti: erano â??il braccio destro e il braccio sinistroâ? di Renzi, quando lâ??attuale leader di Iv dirigeva il Pd e reggeva le sorti del governo, poi hanno rotto con Renzi e la rottura, dalla nascita di Italia viva in poi â?? che ha cercato di portarsi via il più possibile i â??pezzi pregiatiâ?? di Br (lâ??acronimo più infelice nella storia delle correnti dem, questo va detto), è diventata, di fatto, insanabile, anche a livello personale. Insomma, checché ne pensino al Nazareno, dove vivono di â??gomblottiâ?? orditi dietro le colonne del Transatlantico tra Renzi e i suoi â??accolitiâ?? (così vengono definiti i renziani) e gli ex renziani oggi nel Pd, la verità è molto più banale. Renzi, con Lotti e Guerini, non si parlano praticamente più.

Gli ultimi contatti, durante la crisi di governo del Conte 2, quella che ha preceduto la nascita del governo Draghi, sono stati sporadici e gelidi. In più, mentre Lotti â?? come è del resto sua abitudine, da sempre â?? non parla mai con nessuno, Guerini con Renzi ci ha parlato, una volta, dentro il Senato: il risultato della conversazione fu un disastro e, per la prima volta nella loro vita, storici amici del ministro alla Difesa hanno visto â??Lorenzo perdere le staffe in modo così paleseâ? ma lâ??oggetto dei suoi strali non era Zingaretti, ma Renziâ?¦

Insomma, la battaglia di â??Brâ?? contro lâ??attuale direzione politica e filosofica, tattica e strategica, contenutistica e formale, diretta contro â??la brutta piegaâ?? presa dallâ??attuale dirigenza del Pd non è â??un modo per far rientrare Renziâ? modello â??cavallo di Troiaâ??, ma anzi gli ex renziani puntano a prendersi loro il partito in mano per coprire lo spazio che si è creato al centro, nellâ??area che va da FI a Iv e Azione (cioè tra Carfagna-Renzi-Calenda-Bonino), e risucchiarlo, riportarne â??a casaâ?? i voti e i dirigenti da anni in libera uscita e che, â??per colpaâ?? di Zingaretti, si sono allontanati dal Pd.

Manovra abile e raffinata quanto difficile e spregiudicata che non è affatto detto che riesca, anzi. Come dicono i â??sinistriâ?? e sherpa dellâ??attuale leadership democrat â??Guerini non ha capito che, così facendo, perderà i voti della sinistra e non guadagnerà quelli del centro. Una idea fallimentareâ?. 

Infine, in gra
nde movimento, ci sono anche altre due aree â??minoriâ?? ma di spessore, dentro il Pd. Quella dei Giovani Turchi, guidati da Matteo Orfini, e lâ??area del capogruppo alla Camera, Graziano Delrio, vicina ma distante dal Nazareno e anche dalla filiera del vecchio Pci-Pds-Ds. Lâ??area di Delrio (personalità carismatica che, un tempo amico fraterno di Renzi con lui ha rotto in via irrimediabile) â?? e fino a ieri guidata dallâ??ex ministro, ed ex vicesegretario dem, Maurizio Martina, oggi andato a lavorare alla Fao: â??Sinistra è cambiamentoâ?? si chiamava quando si presentò al ultimo congresso, ottenendo peraltro un pessimo risultato â?? oggi ha scarso peso specifico dentro i territori e anche in Parlamento non è fortissima, ma gode del carisma e vive di luce riflessa di Delrio. Cattolico sociale impegnato, sincero nel profondo nella sua fede, a differenza di tanti cattolici, padre di nove figli, Delrio vive come un frate francescano. Va in giro in bicicletta, veste sempre con gli stessi vestiti ed ha una interpretazione â??ultra-prodianaâ??, mondo da cui viene, della Politica che si può riassumere nel detto evangelico â??il vostro dire sia â??sì sìâ?? o â??no noâ??, il resto è parola di Diavoloâ?. 

Infine, ovviamente, câ??è lâ??ormai piccola, esigua, Area dem che fa capo al ministro alla Cultura, Dario Franceschini. In teoria alleato di Zingaretti, â??Giu-Darioâ??, come lo chiama, da anni, il sito Dagospia (imperdibile, a dirla tutta, la parodia che Neri Marcorè fa di Franceschini su La 7 da Florisâ?¦), â??aspetterà lâ??ultimo giorno per capire chi ha più chanche di vincere, poi assesterà la coltellata finale, quella di Giudaâ? dice chi gli vuole male in entrambi i fronti contrapposti. Certo è che, dati i suoi rapporti (ottimi) con Di Maio come con Bersani, e persino quelli â??ritrovatiâ?? con Renzi (i due, per indole e temperamento agli antipodi, si detestano), ma soprattutto dato il suo solidissimo rapporto con il Quirinale (Mattarella ne è una sorta di â??zioâ?? affettuoso e saggioâ?¦), la scelta finale di Franceschini potrebbe far pendere la bilancia da una parte o dallâ??altra per chiunque voglia correre con qualche probabilità di successo alla segreteria.

 

La risposta â??imperialeâ?? del Nazareno: divide et impera

 

In ogni caso, tutte queste aree, in modo diverso e a volte carsico, si stanno posizionando sempre più in chiave anti-Zingaretti, e anti-Orlando: si dicono nettamente contrari al concetto stesso di â??alleanza dei progressistiâ?? con M5s e LeU, linea politica che lâ??ideologo di Zingaretti (e di Conte, che di tale alleanza dovrebbe essere, nei loro sogni, il leader â??naturaleâ??), Goffredo Bettini, propugna ormai da mesi. Al netto delle sue recenti, assai deboli, smentite, ovviamente.  

 

E anche se, dato che la capacità della sinistra di dividersi è sempre superiore al suo sforzo di unirsi, tutte queste aree potrebbero, se sommate, impensierire davvero il Nazareno, mentre â?? se divise â?? finire preda di una maggioranza forte, per quanto relativa, che le può battere una a una â?? negli organi interni come pure nelle sezioni e alle primarie aperte â?? secondo il vecchio detto, mai passato di moda, in politica, divide et impera. Insomma, tra gli zingarettiani come pure tra gli orlandiani â?? aree che, però, di recente si guardano sempre più come cane e gatto: mai fusesi davvero, le due diverse â??declinazioniâ?? della sinistra dem sono ai ferri corti â?? la speranza è che i loro â??nemiciâ?? interni siano troppo d ivisi, e troppo deboli, specie tra territori, circoli e la mitica â??baseâ??, per riuscire a pensare seriamente di impensierire il â??carro armatoâ?? delle truppe che ancor oggi presidiano il Nazareno.

Ma nella giornata di ieri, per scendere dai grandi scenari alla politica quotidiana, è stata un articolo di giornale a dar fuoco alle polveri e a provocare reazioni pesantissime, nelle aree non renziane del Pd, quella di Orlando alla Nazione.

 

Galeotta fu lâ??intervista... Orlando
parla alla Nazione e viene giù il putiferio. Gli ex renziani: â??Ora hai stufatoâ?

 

â??Galeottaâ? infatti fu lâ??intervista che lâ??attuale ministro al Lavoro, e leader della sinistra interna del Pd, Andrea Orlando, ha dato alla direttrice della Nazione, Agnese Pini. Unâ??intervista che è piombata come una bomba in un terreno che, di suo, era già zeppo di mine come di cavalli di frisia.  

 

â??Eâ?? stato un atto di guerra â?? dicono, in coro, esponenti di peso di Base riformista, diversi sindaci, ambienti vicini al governatore Bonaccini â?? ci addita come il nemico interno, le â??quinte colonneâ?? di Renzi. Ora basta. Se Orlando e Zinga vogliono la guerra, avranno la guerraâ?. Alessandro Alfieri, coordinatore nazionale di Base riformista, con alle spalle una carriera da â??diplomaticoâ?? (vero) la mette giù più soft, ma il concetto non cambia: â??Per ora dobbiamo mettere in condizione chi del Pd sta al governo di combattere il Covid, la crisi sociale, economica, e di lavorare al Recovery Plan. Poi, dobbiamo lavorare pancia a terra per vincere le future elezioni amministrative nelle grandi città coi candidati dem. Prima o poi, però, dovremo aprire una grande discussione, seria e profonda, sullâ??identità del Pd e sul suo ruolo futuro, coinvolgendo tutta la comunità del popolo democratico. Noi al profilo riformista non rinunceremo mai. Anzi, voglio sfidare il mondo di Iv, Azione e +Europa sul nostro terreno, a venire con noi e noi a rapportarci con loroâ?. Traduzione: Base riformista, che la prossima settimana terrà una sua assemblea di area, con i parlamentari e i dirigenti di base, sui territori, si appresta a chiedere un congresso anticipato, ma â?? spiegano fonti interne a Br â?? prima vogliamo parlarne tra noi e confrontarci con tutti i nostri, poi decideremo che fareâ?. Tra le ipotesi in circolazione, câ??è quella di lanciare la candidatura del governatore dellâ??Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini contro la ricandidatura di Zingaretti (che ieri ha smentito seccamente di volersi dimettere o di voler mollare il Pd per candidarsi a sindaco di Roma o per altri ruoli).

 

Il ticket della possibile candidatura â??anti-Nazarenicaâ?? alla leadership del Pd alle primarie: Bonaccini&Bonafé

 

Forse da solo, si dovrebbe e potrebbe candidare Bonaccini, oppure in ticket con la segretaria dem della Toscana, Simona Bonafé, â??donna, giovane, con un profilo riformista alto e ben conosciuta nellâ??ambito del Pse-S&Dâ? (la Bonafé è vicecapogruppo del Pse nel Parlamento Ue) dicono in Br.

 

Ma sono in pista, quando mai si terrà il congresso anticipato â?? e, quindi, le nuove primarie â?? del Pd, forse in autunno, anche altre candidature: Deborah Serracchiani â??si scaldaâ??, per lâ??area che fa capo a Delrio, Giuditta Pini per i Giovani Turchi. Troppe candidature, però, potrebbero indebolire il fronte â?? assai composito e affatto unito â?? degli â??anti-Zingaâ?? e permettere al segretario, o a Orlando, un nuovo trionfo interno. Peraltro, su una linea politica che ha il pregio di essere â??chiaraâ??, quella propugnata e teorizzata da Bettini: alleanza â??organicaâ?? con M5s e LeU e Giuseppe Conte (ieri, però, da Zingaretti mai citato) â??leader dei Progressistiâ??.  

 

E, infine, si litiga sempre sulle stesse cose: le â??poltroneâ??

 

Infine, però, come sempre accade â?? in tutti i partiti, quindi â??ancheâ?? nel Pd â?? a esacerbare gli animi câ??è anche la eterna questione dei â??postiâ??. Quelli che câ??erano e non ci sono più e quelli che sono rimasti â??attaccatiâ?? alle sedie di chi doveva. Le scelte di Zingaretti sui nomi della rosa dei sottosegretari e viceministri che dovevano andare, per conto del Pd, al governo con Draghi (clamorose alcune esclusioni come pure alcune new entry: lâ??assessore al Bilancio del Lazio di Zinga Lepore e la carneade senatrice Messina, pugliese) hanno provocato malumori e dissapori a non finire da parte degli â??esclusiâ??, ovviamente, ma anche delle
correnti interne. Ieri, nella Direzione convocata dal segretario â?? un â??primo tempoâ?? che vedrà un â??secondo tempoâ?? lunedì prossimo, quando parleranno molti big â?? non se nâ??è parlato, del tema.

 

â??Sâ??è parlato solo di donneâ?. Le â??amazzoniâ?? democrat in lotta per un posticino inutile, quello da vicesegretario

 

â??Abbiamo parlato solo di donneâ?¦â? gemono alcuni dem che già ieri speravano si entrasse nel dibattito pre-congressuale e dimostrando, così, una scarsa sensibilità femministra. Ma anche sulle donne, e sul maggior ruolo che dovranno avere, nelle intenzioni di tutti, nel Pd del futuro, non si riesce a trovare la â??quadraâ??. Si dice, infatti, che Zingaretti, allâ??Assemblea nazionale, che si terrà sotto forma di â?? sic â?? webinair il prossimo 13 e 14 marzo, voglia proporre un vice-segretario donna. La scelta cadrebbe su Cecilia Dâ??Elia â?? attuale presidente della â??conferenza delle donneâ?? del Pd, organismo pletorico e inutile come molti, in casa dem - che viene dalla stessa filiera di â??Zingaâ?? (la Fgci degli anni Ottanta). Insomma, lâ??ennesima nomina giocata in casa. Lâ??altro vicesegretario potrebbe essere, invece, unâ??altra donna, ma di unâ??altra area interna. O Valeria Fedeli (vicina a Base riformista) o Deborah Serracchiani (area Delrio). Una mossa tesa a â??spaccare il fronteâ?? dellâ??area riformista. O, ancora, potrebbe essere lâ??ex ministro Paola De Micheli, che ieri ha fatto capire, papale papale, che â??un ministro non può fare il vicesegretario. Io, mi sono subito dimessa, da vicesegretario, non appena divenni ministroâ?. Scottata dalla fregatura presa con la fine del Conte 2 (sono molti i ministri che non riescono a darsi pace nel tornare a fare i deputatiâ?¦), la De Micheli â?? lâ??altro ieri lettiana, poi ieri renziana, infine zingarettianaâ?¦ - ha il dente avvelenato. Il guaio è che Andrea Orlando â?? cui la De Micheli â??parlavaâ?? pur senza citarlo â?? non ha alcuna intenzione di dimettersi dal suo attuale ruolo nel partito, quello di vicesegretario. Sia perché è quello che, dopo Zinga, ha più truppe sul territorio, sia perché ha il dente avvelenato con il segretario che non si sarebbe battuto per riconfermare il suo Andrea Martella, fino a ieri sottosegretario allâ??Editoria. Già lunedì, in Direzione, la discussione salirà di tono e sarà al calor bianco. Allâ??Assemblea nazionale potrebbe esplodere.