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Edizione del 18/02/2021
Estratto da pag. 2
Governo Draghi, il Senato approva la fiducia con 262 voti a favore. 15 M5s votano contro: tra loro anche Lezzi e Morra. Il premier: "Confermo l`impegno a inserire la tutela dell`ambiente in Costituzione"
Governo Draghi, il Senato approva la fiducia con 262 voti a favore. 15 M5s votano contro: tra loro anche Lezzi e Morrà. Il premier: "Confermo l'impegno a inserire la tutela dell'ambiente in Costituzione" F.Q. 43-58 minuti II Senato ha approvato la prima fiducia al governo Draghi con 262 voti a favore e 40 contrari. Una maggioranza molto ampia, che però non scalfisce il record dell'esecutivo Monti nel 2011 (281 furono i voti a favore). E soprattutto già con una prima ferita: sono stati 15 i voti contrari del Movimento 5 stelle e otto senatori M5s non hanno partecipato al voto (solo 2 gli assenti giustificati). Uno strappo che peserà soprattutto nei prossimi giorni, quando si capirà se le perdite in casa grillina sono destinata ad aumentare o meno. Tra chi all'ultimo ha deciso il voto contrario, ci sono anche due parlamentari di riferimento nel M5s come Barbara Lezzi e Nicola Morrà. E se l'esecutivo fresco di nomina non ha problemi di numeri, chi potrebbe uscire più acciaccato del previsto è l'intergruppo Pd-M5s-Leu: se le defezioni fossero definitive infatti, la coalizione uscente del governo Conte 2 avrebbe meno voti del centrodestra a Palazzo Madama (116 contro 134). La prima prova a Palazzo Madama per il presidente del Consiglio era iniziata alle 10 di questa mattina, con un vero e proprio appello ai partiti in nome di "responsabilità nazionale" e "spirito repubblicano". Quindi il richiamo al "dovere" dell'unità. E la garanzia di continuità con il governo Conte 2, la cui "mole di lavoro" sarà la base da cui ripartire per il Recovery pian. Una continuità che si vedrà anche, tra le altre cose, nell'impegno a inserire la tutela dell'ambiente in Costituzione come chiesto Beppe Grillo e il M5s, come già proposto da Giuseppe Conte. Il suo intervento ha ricevuto un appoggio trasversale, con ogni partito e leader che ha piegato l'interpretazione delle parole sui temi che più fanno comodo ai rispettivi elettorati. Gli unici compatti sul fronte dell'opposizione sono stati, come anticipato, i senatori di Fratelli d'Italia (anche se si sono detti pronti a sostenere i singoli provvedimenti). A favore senza particolari remore Pd, Forza Italia e Lega. Praticamente tifosi, naturalmente, i responsabili della crisi: Italia viva. I renziani si sono fatti notare con esternazioni come: "Draghi è lei il nostro Mes" (Faraone). E pure: "Siamo stati un drappello di visionari" (Bellanova). I più lacerati sono stati appunto i 5 stelle: tra le lacrime di Cinzia Leone e le proteste di Danilo Toninelli. Fino all'avvertimento del capogruppo Ettore Licheri: "Diciamo Sì, ma romperemo le scatole". Chi ha detto No: tra i 5 stelle 15 contrari e almeno 6 assenti - Alla fine gli esponenti del M5s che si sono decisi per il No sono stati 15: Abate, Angrisani. Corrado, Crucioli, Di Micco, Giannuzzi, Granato, La Mura, Lannutti, Lezzi, Maniero, Mininno, Moronese, Morrà, Ortis. Un numero più alto rispetto a quello anticipato alla vigilia, ma che si ferma a metà rispetto alle previsioni di poco meno di una settimana fa quando ci si aspettava uno strappo di quasi 30 persone. Sicuramente a cambiare gli equilibri ha contribuito l'adesione di nomi della prima guardia come Nicola Morrà, che fino all'ultimo sembrava invece orientato all'astensione. Tra i piani che potrebbero aprirsi ora, c'è anche quello di creare un gruppo autonomo (magari recuperando il simbolo dell'Italia dei valori). Resta da capire ora se l'espulsione sarà automatica: secondo quanto annunciato da Crimi non hanno alternativa, ma negli ultimi giorni sono circolate diverse versioni. Ai ribelli della fiducia che hanno deciso di andare fino in fondo, bisogna aggiungere altri 6 senatori IV15s che non hanno partecipato al voto: non hanno voluto arrivare allo strappo definitivo, ma restano nella corrente dei critici. Si tratta di: Auddino, Botto. Campagna, Dessi, Garruti, Nocerino. In congedo risulta, poi, la senatrice Orietta Vanin, mentre in missione Francesco Castiello. Gli altri contrari sono stati i 19 senatori di Fratelli d'Italia. Poi alcuni esponenti del Misto come Mario Michel
e Giarrusso, Leilo Ciampolillo, Elena Fattori, Paola Nugnes e Gianluigi Paragone. Gli astenuti sono stati Tiziana Drago del gruppo Misto, ex M5s, e Albert Laniece delle Autonomie. L'intervento in Aula e l'ambiente in Costituzione (come chiedono i 5 stelle) - Draghi nel suo intervento del mattino ha cercato di spingere il più possibile sul senso di "dovere" e "responsabilità", facendo seguito all'appello di Sergio Mattarella. Ma ha anche cercato di ridimensionare le lodi di cui lo hanno ricoperto partiti e commentatori. Ha iniziato dicendo che non c'è stato alcun "fallimento della politica": "Nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità. Semmai ne fa uno avanti nel rispondere alle necessità del Paese". E ribattendo ai parlamentari, ha detto: "Vi ringrazio per la stima che avete dimostrato ma anche questa dovrà essere giustificata e validata nei fatti dall'azione di governo da me presieduto". Draghi ha esordito citando le vittime del Covid, i ricoverati in terapia intensiva e "chi soffre" per le "gravissime" conseguenze economiche della crisi sanitaria. Per questo, centrale sarà da un lato la lotta al coronavirus, dall'altro le misure per arrivare a una piena ripresa del Paese. Nei 53 minuti di intervento, il premier ha parlato degli interventi prioritari. Sulla scuola ha chiesto di adattare il calendario scolastico alla pandemia. Quindi ha parlato di rafforzamento della campagna di vaccinazione, coinvolgendo anche la protezione civile" e facendole in "tutte le strutture disponibili, pubbliche e private". Senza puntare su strutture che ancora non sono pronte (un chiaro riferimento alle primule di Arcuri). Poi ha parlato di riforma del fisco, giustizia e parità di genere. E ha sottolineato in modo netto la natura europeista e atlantista del nuovo governo: "Sostenerlo significa condividere l'irreversibilità della scelta dell'euro", ha detto di fatto replicando (senza citarlo) a Matteo Salvini che solo ieri aveva provocato definendo "irreversibile solo la morte". Quindi la frase che ha provocato l'applauso più lungo dell'Aula: "L'unità non è un'opzione, ma un dovere guidato da ciò che unisce tutti: l'amore per l'Italia". L'ambiente, punto centrale dell'accordo con i partiti, è tornato più volte nel discorso di Draghi. 'Vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta", ha detto. "Il riscaldamento del pianeta ha effetti diretti sulle nostre vite e sulla nostra salute". E ha pure citato le parole di Papa Francesco sugli "uomini che hanno rovinato l'opera del signore". E' stato nella replica però, che ha dato il segnale più forte ai 5 stelle. Ha confermato infatti "l'impegno del governo" per inserire i "concetti" di ambiente e sviluppo sostenibile sui cui sta lavorando il Senato con un progetto di legge. Una proposta molto cara al Movimento 5 stelle, primo sostenitore della legge in Parlamento, e allo stesso Beppe Grillo. "Lo sviluppo sostenibile è alla base della giustizia tra generazioni", ha detto Draghi. Il presidente del Consiglio ha poi passato in rassegna le varie richieste arrivate dai parlamentari, citando "le cose che lo hanno più colpito". E' partito dalla governance per il Recovery pian, quella stessa governance sulla quale Matteo Renzi tré mesi fa ha fatto saltare il governo: "Voglio ribadire quanto considero cruciale la funzione e il lavoro del Parlamento, in particolare per quanto riguarda il Programma di ripresa e resilienza, ho indicato come la governance debba essere incardinato al ministero dell'Economia con strettissimo coordinamento con i ministeri competenti, per definire e attuare i progetti". Su questo "il Parlamento sarà informato in modo tempestivo sul programma e le linee di intervento". Un coinvolgimento che, ha detto, dovrà riguardare anche "Regioni e dei Comuni", così come quello "delle parti sociali". Rispondendo a chi gli ha contestato di non aver parlato a sufficienza di legalità, Draghi ha replicato: "Come ho detto, legalità e sicurezza sono basi su cui costruire benessere e crescita nel Mezzogiorno: senza non ci può essere crescita. C'è poi un rischio spe
cifico che corriamo in vista della stagione di ricostruzione" che verrà avviata anche con il Recovery pian: "Le possibili infiltrazioni della criminalità organizzata a seguito della crisi di liquidità in diversi settori. Questo rischio viene costantemente seguito". Quindi ha annunciato maggiori sostegni per il mondo della cultura e la centralità del turismo negli interventi futuri. Draghi è anche tornato sui dossier migratori, precisando che la linea di intervento sarà quella sancita dall'Unione europea: "La risposta più efficace e duratura passa per una piena assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni europee. Permane la contrapposizione tra Stati di frontiera esterna, e Stati del Nord e dell'Est Europa, principalmente preoccupati di evitare i cosiddetti movimenti secondari. L'Italia, appoggiata anche da alcuni Paesi mediterranei, propone un meccanismo obbligatorio di re-distribuzione dei migranti pro-quota". Il dibattito in Aula - Oltre 60 gli interventi dei senatori per oltre cinque ore, a cui sommare le due ore abbondanti di dichiarazioni di voto dei capigruppo. E' stato un dibattito fiume quello che ha accolto Mario Draghi per la sua prima prova. E anche un po' ingessato tra gli eccessivi interventi a favore che, all'improvviso, hanno portato dalla stessa parte della barricata forze che, fino a pochi giorni fa, erano le une opposte alle altre. Il travaglio più grande è stato in casa 5 stelle. Ed è stato palese in ogni intervento dei senatori. Tra i primi Giorgio Fede, che ha ribadito come quella del M5s non "sarà una fiducia in bianco, è una fiducia vigile. Per lei Draghi è una sfida non indifferente arrivare dopo il presidente Conte". Poi è toccato ad Alberto Airóla: "Sarò pronto a sfiduciare questo governo non appena mi renderò conto che i nostri principi non saranno condivisi", la minaccia. La collega Domenica Castellone ha aggiunto: "Noi da responsabili, per senso del dovere delle Istituzioni, sacrifichiamo perfino l'unità del nostro gruppo. Di questa sofferenza Draghi deve tenere conto e deve essere consapevole che deve guadagnarsi la fiducia confermando che ne è valsa la pena". Cinzia Leone è intervenuta addirittura in lacrime, parlando di un Sì "combattuto e lacerante". Non ha pianto, ma ha mostrato tutta la sua sofferenza l'ex ministro Danilo Toninelli che ha confermato il Sì, ma, ha precisato, "la penso diversamente". E ha avvertito: "Ci aspettiamo che Draghi dia risposte al popolo italiano e non solo alle élite. Vuole stare dalla parte di chi fa le leggi salvabanche o di chi vuole proteggere i risparmiatori?". La responsabilità finale se l'è presa il capogruppo Ettore Licheri: "Presidente le chiediamo coraggio, il coraggio di guardare i fatto attraverso una prospettiva nuova. Il nostro sì non sarà mai incondizionato. Sarà un sì vigile, direi guardingo. Non dia mai per scontato il nostro sì perché noi. mi permetta questa licenza verbale, le romperemo le scatole. Come gruppo M5s abbiamo passato giornate terribili. Presidente dia corpo e gambe all'intuizione di Grillo di dotare questo Paese di dotare di una transizione ecologica. Lo faccia e avrà il nostro appoggio, e che Dio lo assista". Difficile votare la fiducia anche in casa Leu. Ma sia Loredana De Pétris che Francesco Laforgia (Leu), hanno dato il loro via libera: "Draghi arriva nel momento di maggiore fragilità della politica ma la politica non è morta: questa maggioranza dovrà essere lo spazio in cui si deve consumare una legittima battaglia delle idee". Molto più rilassati i democratici, che hanno accolto a braccia aperte l'esordio di Draghi. "Non essere pronti oggi significherebbe sola una cosa: fallire", ha detto il capogruppo dem Andrea Marcucci. E il Pd è sicuramente pronto. Grande entusiasmo dai banchi dei renziani, veri autori della crisi politica e della manovra di palazzo che ha portato alla nomina di Draghi. E nell'impeto di entusiasmo, il capogruppo Davide Faraone si è definitivamente rimangiato la condizione (per loro fino a ieri imprescindibile) del Mes: "Ci chiedono strumentalmente perché non chiediamo più il
Mes. Non lo facciamo perché il nostro Mes è lei, presidente Draghi, e questo governo". Mentre l'ex ministra Teresa Bellanova è arrivata a dire che è "evidente a tutti perché un drappello di visionari riformisti ha avuto ragione indicando i limiti di un esecutivo che aveva nell'emergenza il suo unico motivo di esistenza". Nello schieramento di chi è rimasto "convintissimo" da Draghi anche Forza Italia: "II suo discorso ci ha convinto ad accordarle una fiducia consapevole e responsabile, è stato un discorso di verità, serio, sobrio ed empatico". Più complessa la situazione per la Lega. Se il discorso di Draghi ha messo d'accordo un po' tutti, le uniche frecciate sono state per Matteo Salvini e il suo antieuropeismo. Il leader del Carroccio in mattinata ha risposto: "Draghi ha sempre ragione, l'euro non è un tema di attualità". Poi intervenendo in Senato, ha ritirato fuori il suo parterre di provocazioni, dalla Tav al ponte sullo Stretto: "L'Europa è casa nostra, l'Europa che vogliamo è quella del benessere, della crescita, ma non quella dell'austerità, dei tagli alle scuole e agli ospedali, dei vincoli di bilancio...Noi vogliamo dare più forza all'Italia in Europa". E ancora: "De Gasperi nel '48 diceva che la civiltà occidentale va difesa agni costo. Siamo con lei nella difesa dei valori e dei diritti della società occidentale a prescindere da tutto e tutti". Quindi ha citato tutti i temi più divisivi. Innanzitutto "il Ponte sullo stretto": "Å' Europa, è sviluppo, è crescita, è lavoro. Evviva. L'Europa ci aiuterà". Infine sono saldamente all'opposizione, come annunciato, i senatori di Fratelli d'Italia. "Abbiamo rispetto per lei", ha detto il senatore Adolfo Urso, "per quello che ha fatto in altri contesti in cui ha operato, per lo spirito servizio e per la sua onestà intellettuale ma, con altrettanta onestà intellettuale, le diciamo che questo non è il governo dei partiti e non è il governo del Paese, perché nessuno di coloro di quelli che oggi le daranno la fiducia si è presentato ai propri elettori dicendo che avrebbe votato un governo di larghe intese da lei guidato. Anzi molti di coloro che oggi le voteranno la fiducia, ai propri elettori avevano evocato lei come un pericolo per il Paese. Questo è un governo dei partiti e noi svolgeremo il nostro ruolo di sentinelle d'Italia". Il collega Ignazio Larussa ha ricordato però che Fdi valuterà voto per voto come comportarsi: "Ci troverà pronti a votare ogni provvedimento in discontinuità con il precedente governo e saremo gli unici alleati che la sosterranno senza chiedere in cambio ministri e sottosegretari...". -tit_org- Governo Draghi, il Senato approva la fiducia con 262 voti a favore. 15 M5s votano contro: tra loro anche Lezzi e Morra. Il premier: “Confermo l'impegno a inserire la tutela dell'ambiente in Costituzione”