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Edizione del 15/02/2021
Estratto da pag. 1
La montagna non riapre. - E il governo scivola sulla neve
La montagna non riapre.E il governo scivola sulla neveLa montagna non riapre.
E il governo scivola sulla neve15 Febbraio 08:12 2021 da Redazione Stampa questo articolo • • • • • • Draghi contro Draghi. L’appena costituito governo prende il via con unadecisione che spacca la maggioranza, oltre ad abbattersi sull’economiaturistica: la proroga dello stop elle attività sciistiche amatoriali finoprossimo 5 marzo, data di scadenza dell’ultimo dpcm. La decisione, che arriva a24 ore dall’annunciata riapertura, è contenuta in un provvedimento delriconfermato ministro della Salute, Roberto Speranza, sulla base delleindicazioni del Comitato tecnico-scientifico. A preoccupare sono le variantidel Covid e i rischi assembramenti in montagna.Stessi timori che hanno indotto Speranza, a mezzo ordinanza, a estendere lelimitazioni all’ingresso di viaggiatori provenienti dal Brasile e l’obbligo ditest e isolamento per chi arriva dall’Austria, dove circola la variantesudafricana.Una decisione drastica quella del ministro della Salute che si accompagna allasua promessa di «compensare al più presto gli operatori del settore conadeguati ristori». Sul piede di guerra la Lega con il leader Matteo Salvini che ha subitoorganizzato un mini summit con i suoi ministri: Giancarlo Giorgetti (Sviluppoeconomico), Erika Stefani (Politiche della disabilità) e soprattutto MassimoGaravaglia, il nuovo ministro del Turismo, il cui primo compito sarà incontraresul territorio gli operatori dello sci e del turismo invernale.«La montagna, finora dimenticata, merita rispetto e attenzione: che risposte sidanno e in che tempi al documento predisposto dalle regioni? Non è soloquestione di cifre: non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiestiquando la stagione non era ancora compromessa, probabilmente ne serviranno dipiù, a maggior ragione se ci sono altri stop. Gli indennizzi per la montagnadevono avere la priorità assoluta, quando si reca un danno, il danno vaindennizzato; già subito nel prossimo decreto», incalzano in una nota congiuntaGiorgetti e Garavaglia.Dura l’Anef, l’Associazione nazionale esercenti funiviari: «Dopo il 3 dicembre,il 7 gennaio, il 18 gennaio e il 15 febbraio, adesso la proroga al 5 marzo.Ormai la stagione è saltata, ci sentiamo presi in giro di fronte a tutto quelloche abbiamo speso per l’apertura annunciata, in vista della quale abbiamoassunto altro personale. I ristori siano immediati, altrimenti il comparto vain fallimento. Siamo il settore più penalizzato: da 12 mesi senza un euro diincasso ma con spese e stipendi da pagare. La cassa integrazione è arrivata adicembre, da luglio lavoravamo per preparare l’inverno».Grande l’amarezza tra le regioni dove l’economia della neve è più sviluppata.Per il presidente della Valle d’Aosta, Erik Lavevaz: «Una chiusura comunicataalle 19 della vigilia dell’apertura, prevista da settimane, dopo mesi di lavorosu protocolli, assunzioni, preparazione delle società, è sinceramenteinconcepibile. Pur capendo le motivazioni sanitarie, la procedura non èsinceramente spiegabile e certamente non è un segno di rispetto e dicorrettezza di tutto il mondo economico che gira intorno alla montagna e allosci. Sono molto amareggiato».Su tutti il commento di Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna edella Conferenza delle Regioni, che esprime «stupore e sconcerto, anche a nomedelle altre Regioni, per la decisione di bloccare la riapertura degli impiantisciistici a poche ore dalla annunciata e condivisa ripartenza».