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Edizione del 11/02/2021
Estratto da pag. 1
L’Ue stoppa il Veneto: “Sui vaccini vietati i negoziati fai da te”
La Commissione sprona Roma a frenare le Regioni. Verso un contratto con Novavax per 200 milioni di dosi
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La Commissione sprona Roma a frenare le Regioni. Verso un contratto con Novavax per 200 milioni di dosi

DALL’INVIATO A BRUXELLES. I negoziati condotti direttamente della Regione Veneto con i produttori di vaccini «sono contrari giuridicamente e politicamente» al piano europeo. L’avvertimento arriva dalla Commissione Ue, che tramite un suo portavoce lancia un messaggio molto chiaro alla giunta guidata da Luca Zaia, ma anche a tutte le altre intenzionate a seguire l’esempio di Venezia. «La base della nostra strategia - ha spiegato un portavoce, rispondendo a una domanda specifica sul caso Veneto - è di lavorare insieme e di non avere negoziati paralleli sui vaccini, che metterebbero in difficoltà la nostra strategia. Su questo gli Stati membri sono d’accordo».

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L’ultima puntualizzazione serve per ribadire che spetterebbe al governo di Roma intervenire per frenare le fughe in avanti delle Regioni, dato che è stato il ministero della Sanità a impegnarsi a Bruxelles sottoscrivendo il divieto di negoziati paralleli. Da un punto di vista teorico, governi e Regioni potrebbero trattare bilateralmente con i produttori di vaccini che non hanno accordi con la Commissione perché questo non impatterebbe sulle trattative. Ma non è il caso del Veneto, in contatto con le case farmaceutiche che già riforniscono l’Ue.

Nelle scorse settimane la Germania si era trovata in una situazione simile, visto che aveva rivelato di aver raggiunto a settembre un accordo bilaterale con Pfizer/BioNTech per l’acquisto di 30 milioni di dosi, due mesi prima della firma del contratto Ue. La Commissione ha sempre cercato di sviare la questione, dicendo di essere all’oscuro di tutto, ma ribadendo il divieto di negoziati paralleli. Il pressing mediatico aveva poi costretto la commissaria Stella Kyriakides a spedire una lettera con richiesta di informazioni a tutti gli Stati. Ancora non si sa nulla della risposta tedesca.

Nei prossimi giorni, intanto, la Commissione potrebbe chiudere un altro contratto con Novavax per assicurarsi fino a 200 milioni di dosi (100 più un’opzione per altri 100). E sono in corso le discussioni tra i governi per dividersi il nuovo contratto da 200 milioni di dosi (più un’opzione per altri 100) firmato con Pfizer/BioNTech: all’Italia spetterebbero almeno 26 milioni di dosi, che potrebbero aumentare nel caso in cui qualche altro Paese rinunciasse.

Di certo non arriveranno prima del secondo trimestre. E anche per i vaccini di Johnson&Johnson bisognerà attendere. A marzo dovrebbe arrivare l’approvazione da parte dell’Ema, ma l’azienda ha già fatto sapere che il processo di finitura delle fiale avverrà negli Stati Uniti, ritardando così le consegne. Per questo sempre più Paesi guardano al vaccino russo Sputnik V, già utilizzato dall’Ungheria (che a breve riceverà anche le prime dosi di quello cinese): ieri ha annunciato il suo interesse la Repubblica Ceca. L’Ema ha però ricordato che la richiesta di autorizzazione non è ancora arrivata. E ha invitato le case farmaceutiche a fornire i dati sugli effetti dei loro vaccini sulle varianti per preparare eventuali modifiche in grado di rispondere alle mutazioni.

Ursula von der Leyen ieri ha difeso il suo piano in Parlamento («La lotta al virus è una maratona, non uno sprint») e ha citato il piano vaccinale italiano tra gli esempi virtuosi. Ma, come aveva già fatto nell’intervista a La Stampa della scorsa settimana, ha ammesso gli errori. In particolare ha detto di aver sottovalutato i problemi legati alla produzione. Anche per questo è stata istituita una task force, guidata dal commissario Thierry Breton, che sta lavorando con l’industria farmaceutica per incrementare la produzione di vaccini. Ieri il francese ha visitato lo stabilimento belga di Thermo Fisher, a Senette, che produce il vaccino di AstraZeneca. L’azienda aveva giustificato i tagli delle forniture dicendo di aver avuto un problema in questo sito, ma l’amministratore delegato
della società ha assicurato che la produzione non ha mai subìto rallentamenti.

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