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Edizione del 04/02/2021
Estratto da pag. 1
Sorpresa Lega: Giorgetti convince Salvini a trattare con Draghi
Meloni per l’astensione purché collettiva, altrimenti opposizione “responsabile”. Berlusconi vuole andare dall''incaricato di persona
Simona Granati - Corbis via Getty ImagesROME, ITALY - FEBRUARY 04: League Party leader Matteo Salvini walks towards the Chamber of Deputies surrounded by journalists and wearing a new mask with the US flag, on February 4, 2021 (Photo by Simona Granati - Corbis/Getty Images)No, sì, forse. Tre posizioni. Plasticamente rappresentate dalle delegazioni separate con cui il centrodestra incontrerà Mario Draghi nelle prossime trentasei ore. Giorgia Meloni resterà all’opposizione “responsabile”. Silvio Berlusconi ha fatto un netto endorsement al premier incaricato. E dopo una lunga segreteria politica, in cui tanto Giancarlo Giorgetti quanto Luca Zaia, ma anche amministratori locali e parlamentari, hanno insistito per valutare “seriamente” l’appello del presidente della Repubblica “in questo momento drammatico”, Matteo Salvini apre alla possibilità di un sostegno all’ex presidente della Bce. Non più a tempo, ma fortemente condizionato: discontinuità nei nomi dei ministri, pochi punti di programma su economia e sanità, garanzie su taglio delle tasse (senza impiccarsi alla flat tax) e sulle pensioni, gestione dell’immigrazione, giustizia.Tattico che sia, è uno spiraglio. Forse anche più. “Mario è un fuoriclasse come Ronaldo, non può stare in panchina” avvisa Giorgetti. Che in un’intervista all’Agi rivendica la sintonia con il Capitano: “Nessuna divisione tra noi. Mi ha chiesto di andare alle consultazioni. Senza la Lega il governo sarebbe zoppo, ma serve coerenza con i nostri valori. No a fotocopie di Conte, abbiamo proposte ragionevoli, il primo partito va ascoltato”. Toglie dal tavolo l’astensione: “Voteremo a favore o contro”.A spingere, anche Giovanni Toti che nelle stesse ore sta incontrando Draghi. Neppure gli euroscettici Alberto Bagnai e Armando Siri, salgono sulle barricate. Nessuna decisione ma l’impegno “difficile” ad andare a vedere le carte. Forse, anche sull’onda delle barricate alzate dal Pd, laddove Mattarella si è rivolto a tutte le forze politiche: se alla fine la Lega ci fosse, e altri ponessero un veto, sarebbe un capolavoro politico.Silvio Berlusconi ha già fatto la sua mossa, in mattinata. Avvisato del pericolo di uno strappo consistente nel gruppo della Camera (una ventina di deputati, la maggioranza in direzione di Toti e Mara Carfagna) ha disinnescato la tentazione: “L’incarico a Draghi va nella direzione indicata da Forza Italia, a lui mi lega antica stima, fu il mio governo a indicarlo alla Bce. Ci attendiamo un esecutivo di alto profilo con politici dentro”. Si è ripreso la scena politicamente, e medita di farlo anche fisicamente: rientrando dalla Provenza per esporre di persona le proprie istanze a Draghi, domani alle 17,30 nella Sala della Regina di Montecitorio.La Lega si sente accerchiata. Salvini riunisce i suoi “Ascolteremo Draghi senza pregiudizi, prima dell’interesse di partito viene quello del Paese – commenta alla fine - Ma dovrà scegliere tra le nostre richieste e quelle di Grillo”. Poi precisa. “La Lega si muove unita come un sol uomo”. Mentre Giorgetti si divincola dal toto-ministri (o sottosegretario di Palazzo Chigi): “Figurarsi, non ho mai vinto nemmeno al totocalcio”. E’ per il Capitano la via di tenere insieme le due anime della Lega, di lotta e di governo. Anche se i paletti per un via libera condizionato sono volatili. “Se Draghi si limiterà a un programma in pochi punti imperniato su vaccinazioni e Recovery, sarà difficile controbattere sui contenuti” ammette un parlamentare leghista. Vale a dire che se saranno fuori dal tavolo, rinviati a alla prossima legislatura, tanto la patrimoniale quanto la riforma delle pensioni, l’appiglio del “no sul programma” verrà meno. Si vedrà. I “governisti” premono: Edoardo Rixi, l’ex sottosegretario Davide Galli, l’ex ministro alle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio, la senatrice bolognese Lucia Borgonzoni, il plenipotenziario in Sicilia Stefano Candiani.Del resto, il Cavaliere, ha indicato la strada verso (quanto meno) la “maggioranza Ursula”. Nell’ambito di quelle che Antonio Tajani derubrica a “sfumature” tra alleati. L’ex premier h
a fatto rientrare la fronda interna e calmato gli animi prima dell’assemblea dei deputati. Già la capogruppo Mariastella Gelmini aveva cercato di “istituzionalizzare il dissenso” portando i “governisti” a esporsi in assemblea. Non ce n’è stato più bisogno. A quel punto la riunione è andata in discesa. Mara Carfagna ha esposto in tre minuti il Sì a Draghi “senza se e senza ma”. Stessa linea per Renato Brunetta, Osvaldo Napoli, Stefania Prestigiacomo, Alessandro Cattaneo. Tajani più cautamente ha invitato a valutare le proposte: “Vediamo i programmi, non vogliamo una riedizione di Monti. Serve un tornaconto politico”. Titoli di coda con unanime sostegno alla rotta tracciata dal leader.

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Federica Fantozzi

Giornalista

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