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Dir. Resp.
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Edizione del 28/01/2020
Estratto da pag. 1
[96a2b270-b]La “Bestia” di Salvini è scappata, è vinta, è battuta. Lo “sciacallo mediatico”è passato da predatore a preda. E legge della giungla fa il suo corso; acclamaStefano Bonaccini, mentre numeri e percentuali riparano, definitivamente, lecrepe dell’ultima roccaforte rossa. Più di un milione di voti, uno storico 51%.E il segreto del successo non è tutto del candidato. Il presidente e il Partitodemocratico, in Emilia–Romagna, hanno sgrovigliato il filo della comunicazioneaffidandosi a una squadra di esperti e Bonaccini trionfa: «Li abbiamo battutianche nel loro campo». Lo staff che ha divorato la “Bestia” comprende spin doctor, giovani esperti deisocial e agenzie di comunicazione. L’ex deputato dem carpigiano Davide Baruffisi è occupato delle strategie politiche organizzando anche le liste e deicandidati mentre il braccio destro di Bonaccini in regione, Andrea Rossi, hacoordinato la campagna elettorale. «Il nostro brand è stato quello dipresentare Bonaccini come il sindaco dell’Emilia-Romagna, dell’Italia – spiegaRossi -, un uomo che è sul territorio da 25 anni e che ha saputo tessererelazioni con territori e sindaci». L’ex sottosegretario alla presidenza dellagiunta regionale, ora parlamentare Pd, parla anche di quelli che sembranoessere stati i due autogol della strategia leghista: Salvini che si sostituisceall’immagine di Lucia Borgonzoni e l’eccesso di un linguaggio che Rossidefinisce autoritario. «L’Emilia-Romagna - conclude - non accetta questolinguaggio che ha puntato fortemente su Bibbiano e sbarchi mirando a screditaree infangare il nemico piuttosto che avanzare proposte». Del settore comunicativo si sono occupati, invece, Giuseppe Pace (direttoredell’agenzia di informazione e comunicazione della giunta), Arianna Barbieri,Silvana Maiorano e Stefano Aurighi. «Abbiamo vinto - esulta Aurighi -, siamostati un esempio di concretezza di comunicazione. Non gattini o cagnolini, masolo cose che hanno a che fare con la realtà quotidiana delle persone». Punto nevralgico della tattica bonacciniana l’ha messo a segno Marco Agnoletti,ex portavoce di Matteo Renzi, a capo dell’agenzia “Jump Media”. «La strategia èstata quella di mettere tanto in risalto l’abilità di Stefano a livello localepiù che nazionale - puntualizza Agnoletti - e concentrarsi sulla regione e nonsul Partito democratico». Non è un caso, infatti, che in un’intervista aRepubblica Bonaccini si sia presentato come il sindaco dei sindaci risaltando,quindi, la sua competenza locale. «Al contrario – prosegue Agnoletti - lacampagna della Lega ha giocato su tematiche nazionali e contro il governo. LaBorgonzoni preferiva i confronti in cui si discuteva di temi nazionali, noipreferivamo quelli in cui di discuteva di temi locali e su questo l’abbiamoattaccata poiché ne emergeva una scarsità di contenuti e proposte per laregione». Lo spin doctor fiorentino fa sapere di aver puntato a personalizzareBonaccini proprio perché nettamente più competente della Borgonzoni,tralasciando, quindi, i partirti. «La loro campagna – aggiunge in conclusione -è stata imbarazzante, non si è mai vista una candidata cosi nascosta». Ma un’agenzia non era abbastanza, e la vittoria doveva essere perseguitata ilpiù possibile. Per questo motivo è stata inclusa anche l’agenzia dicomunicazione modenese “Tracce” e il consulente strategico di diverse campagneelettorali, Daniel Fishman a capo dell’agenzia “Consenso”. «Attraversoun’analisi combinata e secondo un criterio di potenzialità - sottolinea il guruFishman - abbiamo individuato 88 comuni sui quali bisognava interagire eottenere voti. Abbiamo costruito un’agenda strategica decidendo dove Bonaccinidovesse andare e a dire cosa. Anche la strategia digitale aveva una suaarticolazione, compiti e obiettivi». L’esperto di comunicazione spiega di averseguito nel dettaglio tutte le precedenti campagne elettorali della Lega perindividuare una tattica di contrattacco efficace. «A dicembre abbiamoprogrammato una strategia - chiarisce Fishmann -, come una partita a scacchi.La Lega, già a dicembre, non aveva più strategie da mettere in campo se n
on lesolite. Così facendo – continua – hanno proseguito con forza attraverso fortiinvestimenti a trattenere il loro elettorato convinto ma hanno allontanato gliindecisi». Dietro il fumetto di Bonaccini, infatti (occhiali a gocce e barbalunga), c’è proprio lo zampino di Fishman che ha provato a dare visibilità alpresidente attraverso un semplice, ma vincente, disegno. Al seguito di unacampagna elettorale aperta a tutti i fronti e costata 22mila euro Fishmann sidichiara soddisfatto, restando fermamente convinto sull’idea che «una strettadi mano conta più di 100 post sui social» e che la principale azione diconsenso avvenga ancora oggi tramite l’incontro fisico». Nello staff hanno lavorato anche Alice Parma, Paolo Calvano, AndreaBortolamasi, Andrea Gnassi, Roberto Poli, Giuseppe De Biasi, Filippo Molinari ei responabili social Gabriel ed Enrico.