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Edizione del 04/02/2021
Estratto da pag. 1
l’intervista
Mezzogiorno, 4 febbraio 2021 - 09:08
Sara Pantuliano, l’economista salernitana che dà «consigli» a Biden
E’ tra i 5 esperti più seguiti su Twitter dal team del presidente Usa. E dice: «Io cervello in fuga? No, l’Italia mi ha prestato ad altri Paesi. Ma è vero che da noi è difficile esprimere un sistema davvero meritocratico»
di Ornella Trotta
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Da un’indagine sugli account di Twitter in Gran Bretagna è emerso che tra i primi cinque economisti seguiti dalla squadra del neopresidente americano Joe Biden ci sono due donne e sono entrambe italiane. Una è Mariana Mazzucato, professore dell’University College London in Economia dell’innovazione e del valore pubblico; l’altra è Sara Pantuliano: nata a Salerno nel 1969 ma ora in pianta stabile a Londra, madre di due figli, laureata in Scienze Politiche all’Orientale di Napoli. A 21 anni ha frequentato l’Erasmus a Londra, dove si è trasferita definitivamente a 24 anni per uno stage post master e per il dottorato in Politics and international studies . Una donna che ha fatto del mondo il suo orizzonte, tant’è che parla fluentemente l’inglese, l’arabo, il francese e lo spagnolo. «E all’occorrenza anche il dialetto salernitano», scherza Sara Pantuliano che oggi ricopre l’incarico di amministratore delegato di Odi — Overseas Development Institute — un centro di ricerca globale e indipendente. I suoi suggerimenti al nuovo presidente Usa sono contenuti nel blog «Beyond American exceptionalism: a global agenda for the Biden-Harris administration». Una sorta di mega contenitore globale di consigli per il nuovo corso della presidenza americana.
Il primo consiglio che ha dato al team di Biden è «un invito a reimpostare l’azione multilaterale su temi cruciali: pandemia, clima, migrazione, e, ovviamente, pace e sicurezza». Vi hanno ascoltato? «Il fatto che siano rientrati immediatamente nell’Oms e negli accordi di Parigi sul clima, e che abbiano revocato il divieto di ingresso negli Usa ai musulmani sono un buon segno. Ma il problema è far funzionare il multilateralismo a lungo termine, soprattutto in campo di pace e sicurezza globale».
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E Trump? Secondo lei c’è qualcosa da salvare? «Il fatto che Trump non abbia seguito un approccio interventista è stato visto positivamente».
Lei è nata a Salerno, ha studiato a Salerno e poi a Napoli, come mai è andata via? «Per cercare delle opportunità più globali. Ero, e sono, molto appassionata al mondo arabo, andai via per approfondire i miei studi sul Sudan prima a Londra e poi Khartoum dove ho vissuto per tanti anni lavorando all’Onu».
Si sente un cervello in fuga dall’Italia? «No, sono un cervello prestato dall’Italia agli altri Paesi per arricchirli con il bagaglio culturale e di conoscenze che ho acquisito nel mio Paese».
E cosa pensa della fuga dei cervelli del Sud all’estero? «C’è un problema di opportunità in Italia in termini occupazionali, ma io vedo la mobilità a livello globale come un arricchimento, non come una fuga. Il problema è che noi esportiamo le eccellenze e ne importiamo poche».
Perché l’Italia continua ad espellere tante intelligenze che poi trovano riconoscimenti all’estero? «L’Italia fa fatica ad esprimere un sistema veramente meritocratico. Nel mio campo c’è un problema in piu’ perché l’Italia non sa far valere il suo peso a livello internazionale e gli sbocchi occupazionali sono più limitati».
Se le proponessero di tornare in Italia lo farebbe? «Con piacere se ci fosse l’opportunità giusta. Mi sento in debito con l’Italia perché ha investito molto nella mia formazione, a parte con le scuole e l’università, ma poi con l’Erasmus, con la borsa di perfezionamento all’estero che mi ha consentito di conseguire il dottorato in Gran Bretagna, e i miei primi anni all’Onu che sono stati finanziati con fondi italiani nell’ambito del programma per Junior Professional Officer».
Cosa consiglia ai
giovani italiani che vogliono intraprendere una carriera a Londra ora che c’è la Brexit? «Non è un momento facile. Le opportunità saranno senza dubbio più limitate, ma credo che il posto per le eccellenze che hanno voglia di farsi valere qui ci sarà sempre. La Gran Bretagna è un paese che premia il talento».
E quanti altri campani di successo conosce a Londra? «Campani non so, italiani tanti, incluso nel mio istituto dove siamo sedici, il numero più alto dopo i britannici, con altre due donne italiane in posizioni dirigenziali».
Che cosa racconta di Salerno e dell’Italia ai suoi figli? «I miei figli conoscono bene e amano l’Italia e Salerno. Il mio primogenito ha scelto di frequentare l’Università a Milano a dispetto dell’ampia scelta universitaria in Gran Bretagna per approfondire le sue radici».
Conoscono l’italiano, si sentono un po’ italiani? «Molto! Direi che si sentono pienamente salernitani oltre che londinesi. Tifano Salernitana e rispettivamente Roma e Napoli, e parlano anche qualche parola di dialetto oltre che all’italiano con un accento un po’ dubbio».
A casa mantiene le tradizioni campane, anche in cucina? «Certamente. Anche mio marito, che è inglese, ha imparato a cucinare bene i nostri piatti».
Come è vista l’Italia dall’Inghilterra ora che c’è crisi politica? «Mah, in questo momento il Regno Unito ha altre preoccupazioni, visti i dati allarmanti dei contagi e dei decessi a causa del Covid e l’impatto della Brexit, per cui la crisi italiana è passata un po’ sotto tono».
Conosce Vincenzo De Luca? «Non personalmente, benché sia cresciuto nello stesso quartiere di mio padre e abbiano militato nello stesso partito, ma l’eco delle sue sortite televisive è arrivata anche qui».
Quante volte torna a casa? «Un paio di volte all’anno, anche tre se posso».
Cosa le manca dell’Italia? «La solarità e la spontaneità che contraddistinguono la maggior parte degli italiani».
4 febbraio 2021 | 09:08
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