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Edizione del 02/02/2021
Estratto da pag. 1
Il coronavirus disarma la caccia al cinghiale: “Pochi abbattimenti, si rischia l’invasione” - genova
Durante le fasi di zona rossa e arancione, i cacciatori hanno visto bloccata la loro mobilità
Genova - A causa del coronavirus la caccia al cinghiale è stato un flop e l’aumento di grandi esemplari a spasso per le campagne e nelle strade cittadine è già realtà. Per la prima volta la percentuale di capi abbattuti è andata molto lontana dall’obiettivo fissato dal piano di controllo stilato da Regione Liguria e Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale: rispetto al contingente autorizzato di 23.240 esemplari, i cinghiali abbattuti sono stati 14.721.Si tratta del 63 per cento circa del totale, così come emerso dai dati ufficiali in possesso della Regione Liguria a pochi giorni dalla chiusura della stagione venatoria (domenica 31 gennaio). Questo significa che nel carniere dei cacciatori mancano all’appello 8.519 bestioni, che avranno dunque la possibilità di prolificare, muoversi, scendere a valle e continuare a creare problemi agli agricoltori e nelle zone urbanizzate più frequentemente interessate dalla presenza dei selvatici.La debacle nella campagna di abbattimento è una diretta conseguenza della prolungata pandemia. Durante le fasi di zona rossa e arancione i cacciatori hanno visto bloccata la loro mobilità e, di fatto, le squadre dei cinghialisti hanno operato a basso regime. Senza dimenticare che in alcuni territori di confine con il Piemonte e l’Emilia, come ad esempio la Valle Stura o la Val Trebbia, nel Genovesato, sono del tutto mancati i cacciatori extraregionali.Il rallentamento è confermato da Luigi Marco Tiscornia, presidente dell’ambito di caccia Genova 2, che spazia dalla riviera di levante a Genova: «Si è cacciato meno e ovviamente questo ha provocato un calo significativo dei capi abbattuti. Da noi e c’è stata una ripresa solo nelle ultime settimane, che ci ha permesso di arrivare a quota 2.800. Comunque molto meno che un anno fa».Adriano Zanni, uno dei responsabili dell’Atc Genova 1, conferma il dato e anche la preoccupazione per il futuro: «È stato un anno particolare, che ha visto a lungo un blocco dell’attività venatoria. Da ultima è anche arrivata anche la neve, che ferma la caccia. E’ chiaro che le conseguenze si pagheranno nei prossimi mesi, con più danni alle coltivazioni e un aumento dei bestioni in città».È proprio questa la preoccupazione di tutti: trovarsi di fronte a un’inaspettata invasione di cinghiali, come rileva anche l’assessore vice presidente della Regione, Alessandro Piana: «I dati sono decisamente sotto le previsioni in tutta la Liguria. È chiaro che il Covid ha creato gravi problemi, che dovremo affrontare al più presto, sperando di risolverli».Le possibili risposte all’aumento della popolazione di ungulati passano per le norme regionali ma non solo: «Si deve immaginare di affrontare il problema prolungando la caccia di selezione. Attività che però si può fare solo in caso nelle squadre ci siano cacciatori abilitati e solo per porzioni di territorio limitate. Poi, possiamo prevedere abbattimenti mirati anche da parte delle squadre di guardie della Regione, così come l’utilizzo di gabbioni e di servirsi di recinti ad ultrasuoni che stiamo sperimentando. Ma tutte queste soluzioni rischiano di essere palliativi», aggiunge Piana. Che conclude: «L’unica vera soluzione e portare il problema in sede di Conferenza delle Regioni, contando sul fatto che la questione del flop venatorio riguardi tutti. E trovare soluzioni col ministero».Leggi ancheCinghiale fugge dai cacciatori e si getta in mare: salvato a due miglia dalla costa

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