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Dir. Resp.
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Edizione del 01/02/2021
Estratto da pag. 1
Italia delle Regioni
Nonostante la crisi di governo, sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza siè svolta recentemente un’Audizione alla Camera dei Deputati dei rappresentantidella Conferenza delle Regioni.Il PNRR è un’opportunità ed è una sfida importante sulla quale non è piùrimandabile un confronto serio e definitivo con il sistema delle Regioniitaliane”, lo  ha detto Donatella Tesei (presidente Regione Umbria),coordinatrice della Commissione Affari europei della Conferenza delle Regioni,nel corso di un’audizione di fronte alla V commissione della Camera deiDeputati, a cui hanno partecipato anche l’assessore della RegioneLombardia Davide Caparini (coordinatore della Commissione Affari Finanziaridella Conferenza delle Regioni) e il Vicepresidente della RegioneCampania, Fulvio Bonavitacola (coordinatore della Commissione Infrastrutturedella Conferenza delle Regioni).“Esaminando il documento del PNRR – ha spiegato la Presidente dell’Umbria – peril sistema delle Regioni ci sono alcune questioni fondamentali da affrontare.La prima riguarda il ruolo delle Regioni che hanno competenze costituzionali sumolti settori dove il PNRR interviene. Le Regioni si sono proposte comesoggetto catalizzatore per realizzare sul territorio gli investimentinell’ambito delle priorità condivise fra i livelli istituzionali, ma nonabbiamo mai avuto risposte. Serve un percorso condiviso per evitare ‘effettispiazzamento’ con le Politiche di Coesione 2021-2027. Anche su questo le nostreproposte sono sul tavolo da settembre, ma non abbiamo mai avuto interlocuzioniistituzionali.La seconda riguarda il metodo di lavoro, la governance e l’attuazione del PNRR.Nel prendere atto dei contenuti del PNRR, rileviamo che le idee e le proposteche le Regioni hanno inviato in questi mesi si ritrovano solo in parte neltesto. Ora c’è da capire la “messa a terra” del programma in progettispecifici. Le Regioni ricordano ancora una volta che quando cominceremo aconfrontarci bisognerà inevitabilmente considerare prima di tutto la dimensioneterritoriale, cioè l’allocazione degli interventi e delle risorse: e non solotra nord, centro e sud del Paese, ma anche tra aree metropolitane, città medie,aree rurali ed aree interne; perché questo Paese si salva tutto insieme, con lesue peculiarità e specificità. Proprio la Governance – ha sottolineatocoordinatrice della Commissione Affari europei della Conferenza delle Regioni –è il presupposto per la “messa a terra” del PNRR e ne determinerà il successo oil fallimento.La terza questione riguarda il fatto che il “pacchetto” delle risorsedel Recovery Fund va considerato in modo integrato e sinergico con le risorsedi React EU e della politica di coesione 2021-2027. Serve – ha proseguitoDonatella Tesei – una visione comune. Fino ad oggi, lo abbiamo chiesto piùvolte, ma non abbiamo avuto alcuna risposta. Leggendo le tabelle del PNRR,l’utilizzo di React EU sembra sia stato già “deciso”, senza prevederneun’allocazione nella programmazione regionale. Le Risorse del REACT EU sono unsupporto per favorire la ripartenza e dovrebbero essere utilizzate anche dalleRegioni, perché, non necessitando del cofinanziamento nazionale nonappesantiscono i bilanci con il cofinanziamento. Sulla Programmazione 2021-2027si è svolta una prima interlocuzione con il Ministro Provenzano, ma senzadiscutere la complementarietà tra PNRR e programmazione 2021-2027 e il tema delcofinanziamento a carico dei bilanci regionali, già prosciugati dall’emergenzapandemica. Occorre affrontare queste partite congiuntamente, e prevederemeccanismi in cui un maggiore sforzo finanziario sia preso in carico dalGoverno.Quarta ed ultima questione: l’attuazione degli strumenti richiede riforme,perché arriveranno molte risorse europee da spendere in pochi anni. Senzasnellire i procedimenti e semplificare le norme sarà difficilissimo riuscirci.Negli incontri abbiamo già accennato alla necessità di una riforma del codicedegli appalti e delle norme in materia di autorizzazioni, di unasemplificazione delle procedure di spesa, di un “Piano di rafforzamentoamministrativo” nazionale che preveda un’immiss
ione di forze fresche, di unFondo rotativo per la progettazione, perché solo una progettazione anticipata eseria permette di mettere a terra con celerità gli interventi.Anche l’associazione dei Comuni Italiani Anci si sta occupando del “PianoNazionale di Ripresa e Resilienza”. Il presidente Anci Antonio Decaro auspica:Finanziamenti diretti a Comuni e personale per spendere presto e bene.Queste le sue precisazioni. Sulle materie di competenza diretta degli entilocali confluiranno almeno 43 miliardi di euro del recovery plan. Fondamentaleè che i finanziamenti siano diretti, che si definisca la governance e si dianoai Comuni gli strumenti necessari, a cominciare dal personale, per spenderepresto e bene queste risorse.  Questi, in sintesi, sono gli argomenti che ilpresidente dell’Anci, Antonio Decaro, ha portato all’attenzione dellacommissione Bilancio della Camera che sul Pnrr ha ascoltato i rappresentanti diComuni, Province e Regioni.“La versione del piano approvata lo scorso 12 gennaio in consiglio dei ministriè economicamente più consistente delle bozze precedenti, perché ai 209 miliardisono state sommate le risorse del ReactEU, del bilancio dello Stato e lerisorse della nuova programmazione comunitaria, fino a raggiungere – hacalcolato Decaro – un totale di oltre 310 miliardi di euro.Una prima analisi porta a stimare un valore di circa 43 miliardi di euroimpegnati su materie di competenza diretta degli enti locali locali. La nostravalutazione complessiva del piano nazionale di ripresa e resilienza, èpositiva. Apprezziamo alcune chiare indicazioni, nelle linee di finanziamento,coerenti con i 10 punti del manifesto ‘Città Italia’ che noi sindaci abbiamoconcepito e consegnato al governo.  Tuttavia dobbiamo segnalare anche alcunelacune o incertezze di merito e di metodo. In particolare non riscontriamonelle misure legate a politiche sociali e socio assistenziali, la 5 e la 6, lacentralità del ruolo dei Comuni che pure assolvono una funzione essenziale perpotenziare la qualità dei servizi e per rafforzare la capacità di dare risposteadeguate ai bisogni dei cittadini. Riteniamo, per esempio, che vada costruitouno snodo efficiente e robusto fra redditi di sostegno e politiche attive dellavoro che abbia al centro la persona. Uno snodo che solo il Comune puòcostituire”.Altrettanto importante è il metodo di gestione e applicazione del piano. “Nelpiano non ci sono elementi sulla gestione delle risorse, sulle modalità diattuazione del piano e sul ruolo operativo riservato ai Comuni – ha continuatoDecaro – elementi che influiranno moltissimo su quella certezza dei tempi chela Commissione europea ci chiede. Del resto proprio la Commissione invita igoverni a prevedere una legislazione che acceleri l’iter e consental’assegnazione delle risorse in un tempo limitato e certo”.  La direzioneindicata da Decaro è quella di disporre finanziamenti diretti ai Comuni e didefinire procedure più snelle, compatibili con un’attuazione rapida degliinterventi. “L’altra questione fondamentale che incrocia merito e metodo – hconcluso Decaro – riguarda il potenziamento del personale che dovrà attuare ilpiano: un piano organico straordinario per rafforzare le amministrazionicoinvolte nella realizzazione del recovery plan e per evitare il paradosso diavere le risorse ma non il capitale umano necessario per portare a termine gliinterventi entro le scadenze date. Da molto chiediamo la rimozione di palettisulle assunzioni, vecchi di oltre dieci anni, che non hanno più ragione diesistere: non è più rinviabile”.©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate dipubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere allaRedazione