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Edizione del 29/01/2021
Estratto da pag. 1
Muro antirumore sui binari, le Marche restano da sole: «No al piano delle ferrovie»
ANCONA - La crociata solitaria delle Marche rischia di schiantarsi contro le tanto odiate barriere antirumore di Rfi. Messa in stand by dalla pandemia, la vicenda che ha visto salire sulle barricate i sindaci di tutti i Comuni costieri della regione nel 2019, torna prepotentemente d’attualità.LEGGI ANCHE:
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Siamo zona gialla, invece no: arancioni. Acquaroli: «Incredibile, ma se promuovono l’Emilia stavolta faccio ricorso al Tar»L'assessore Saltamartini: «Abbiamo i numeri a posto, restare altri giorni arancioni è una prova troppo dura»Martedì, infatti, in Commissione Ambiente ed Energia della Conferenza delle Regioni, le Marche sono state le uniche a votare contro il Piano di Ferrovie per la realizzazione di barriere fonoassorbenti alte fino ad 8 metri. All’ordine del giorno c’era l’elaborazione di un documento scritto, da inoltrare ad Rfi, con il parere dei territori. Le criticheBenché anche Puglia ed Emilia Romagna abbiano condiviso le preoccupazioni marchigiane sull’intervento altamente impattante a livello ambientale e paesaggistico, alla fine si sono allineate al resto dello Stivale per il sì. «Il documento – spiega l’assessore all’Ambiente Stefano Aguzzi – esprime parere positivo, ma viene specificato che la decisione non è stata presa all’unanimità, bensì a maggioranza proprio perché le Marche hanno votato contro. Avevo chiesto che, nel dispositivo del parere, come prescrizione richiesta dalle Regioni, fosse inserita la forte raccomandazione alla concertazione degli interventi con ogni territorio, in modo tale da poterli modulare regione per regione. Questo non è stato accettato - la frase è stata messa solo nelle premesse del documento –, perciò ho dato parere negativo». Una storia infinitaNon è la prima volta che Palazzo Raffaello si mette di traverso su questa questione, appoggiando in toto le posizioni dei Comuni costieri, che delle barriere proprio non vogliono sentir parlare. Il 10 ottobre 2019, l’allora giunta Ceriscioli aveva votato per il diniego all’intesa in conferenza Stato-Regioni al fine di mettere in stand by il ‘muro sul mare’, come ribattezzato dai comitati cittadini, fortemente contrari. Dal canto suo, Rfi aveva già fatto sapere di non voler imporre qualcosa di così inviso ai territori, sperando in parametri meno stringenti sulla mitigazione del rumore da parte del ministero dell’Ambiente. Ma finché la normativa non cambia, deve adeguarsi ad un obbligo di legge, che prevede multe anche per un decibel in più. Tutto ha inizio con l’ormai famoso decreto del ministero dell’Ambiente del 2000 che, per il contenimento del rumore del sistema ferroviario, stabiliva tre opzioni: barriere fonoassorbenti, interventi alla fonte del rumore (materiale rotabile), interventi sui recettori (le case e i fabbricati vicini alle linee ferroviarie). All’epoca, Rfi scelse la carta numero uno e, nel 2004, la Conferenza Stato-Regioni approvò i 428 interventi del Piano lungo tutto lo Stivale. Piano quindicennale che riguarderà 35 Comuni nelle Marche, di cui 26 lungo la linea Adriatica. Scoppia il caosNei primi 4 anni, per i quali si è raggiunta l’intesa nel 2004, saranno coinvolti 15 Comuni, per un costo totale di circa 394 milioni di euro. Il progetto preliminare era stato mandato a quei 15 Comuni tra aprile e settembre 2006. E allora perché il caos scoppia solo nel 2019? «Il tempo è trascorso aspettando pronunciamenti e prescrizioni da parte degli enti locali, in alcuni casi poco esaustivi, in altri del tutto assenti – faceva notare Rfi all’epoca –. In mancanza di risposte e con l’allungarsi eccessivo dei tempi, siamo stati costretti a procedere con il ministero per indire le Conferenze dei servizi». E proprio in Conferenza dei servizi, il 9 luglio 2019, il Comune di Mondolfo, appoggiato dalla Regione, disse no, annunciando così un effetto domino che avrebbe coinvolto anche gli altri Comuni.L
o stalloIl «grande rifiuto delle Marche ha generato una situazione di sostanziale stallo e difficoltà», aveva ammesso l’amministratore delegato di Rfi Maurizio Gentile in un’audizione in Commissione trasporti alla Camera nel luglio 2019, durante la quale aveva proposto di dimezzare l’altezza delle barriere, portandole a 4 metri. Soluzione comunque irricevibile per le Marche, che continueranno a dare battaglia.
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