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Edizione del 27/01/2021
Estratto da pag. 1
Bonaccini, un anno fa la vittoria, poi il virus: «Come una guerra, ci rialzeremo»
Crisi politica, il governatore «Serve un governo solido per uscire dalla pandemia»
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Nessuno, un anno fa, avrebbe potuto dire a Stefano Bonaccini ciò che l’aspettava dopo la vittoria più sofferta nella storia delle Regionali in Emilia-Romagna. Nessuno, nella notte elettorale di Casalecchio o la sera dopo durante la festa di piazza a Modena, poteva immaginare l’anno più difficile nei cinquant’anni di vita di Viale Aldo Moro.

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Il bilancio sui social«Una pandemia mondiale senza precedenti; il nostro Paese primo fra quelli occidentali ad esserne investito; e all’interno, la nostra regione per prima, insieme alla Lombardia, a subire l’assalto del Covid col focolaio tra il basso lodigiano e Piacenza», ricorda Bonaccini, tracciando in un lungo intervento sui social il bilancio del primo anno dopo la riconferma in Regione. Proprio mentre a Roma, dopo le dimissioni del premier Conte, si apre il rebus delle consultazioni.

Richiesta di «un governo»Presto per dire chi entrerà da cardinale sul tavolo delle consultazioni per uscirne Papa, o viceversa. Né si può escludere la prospettiva di un voto anticipato. «Serve un governo solido che porti l’Italia fuori dalla pandemia con la più grande campagna vaccinale della storia e con un piano di ricostruzione che per la prima volta può contare su risorse straordinarie che vengono dall’Europa», scrive Bonaccini, che si guarda dal fare nomi per Palazzo Chigi. Al contrario di Emanuele Felice, già docente dell’Alma Mater e responsabile Economia del Pd nazionale, vicino al segretario Nicola Zingaretti: «Conte è il perno dell’alleanza fra il Pd e i Cinquestelle. Senza quest’alleanza, non c’è partita».

I sostenitori: « A Roma sarebbe il top»Ma se il presidente emiliano-romagnolo non si sbilancia sul profilo per uscire dal pantano, i suoi sostenitori sui social lo fanno eccome. «Al governo lei sarebbe il top — scrive Pina in linea con molti altri — e l’unico dopo le dimissioni del presidente Conte che potrebbe gestire questa crisi e pandemia». Improbabile, non impossibile se la strada verso un Conte ter crollasse. Soprattutto considerando il canale di dialogo che Bonaccini ha sempre avuto con Matteo Renzi, qualora si volesse ricucire con Italia viva. O il vantaggio strategico che il suo ruolo «super partes» di presidente della Conferenza delle Regioni potrebbe dargli se si cercasse larghe intese.

La pandemiaSi vedrà. Intanto la testa di Bonaccini resta salda in Emilia-Romagna, dopo un anno tragicamente fuori da ogni aspettativa. La vittoria contro Lucia Borgonzoni e la Lega di Matteo Salvini, il Covid che entra alla prima riunione di giunta con Barbara Lori e Raffaele Donini positivi e il ritorno dell’ex assessore Sergio Venturi per gestire l’emergenza. Poi il lockdown totale, i reparti intasati e potenziati, le battaglie per riaprire il più possibile durante l’estate. Infine la seconda ondata, il contagio dello stesso Bonaccini e le proteste delle categorie colpite dalle chiusure. Ma soprattutto, fin dall’inizio, le vittime: tante, troppe, 9.270 in Emilia-Romagna dall’inizio della pandemia.

«Cose che mai avrei immaginato»«Se quel giorno di un anno fa ci avessero detto cosa i mesi successivi ci avrebbero riservato, nessuno di noi ci avrebbe creduto», assicura Bonaccini, che ricorda «mesi durissimi, una sofferenza indicibile, con migliaia di vittime, donne e uomini che non ci sono più e che hanno lasciato un vuoto incolmabile». Ma la risposta degli emiliano-romagnoli «è stata altrettanto straordinaria, con lo spirito e la forza che ha permesso a questa terra di resistere e rialzarsi ogni volta, dopo la guerra o dopo il sisma del 2012», rivendica il governatore emiliano-romagnolo a un anno dalla rielezione. Con l’ottimismo necessario per chi deve guidare una Regione: «Ci siamo lasciati alle spalle un 2020 terribile con la speranza che il nuovo anno possa davvero essere quello della ripartenza e della speranza. Io sono sicuro che sarà così, che ce la faremo».

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