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Dir. Resp.
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Edizione del 23/01/2021
Estratto da pag. 1
Udine, 22 gen – “Nella delicata partita sulle concessioni demaniali marittime i tempi supplementari sono abbondantemente scaduti e serve un’immediata risposta del Governo”. È una posizione ferma quella espressa dall’assessore al Patrimonio del Friuli Venezia Giulia, Sebastiano Callari, nel corso della riunione della Commissione demanio marittimo della Conferenza delle Regioni che ha affrontato il tema delle proroghe delle concessioni marittime ai sensi della legge 145/2018. La norma nazionale è nel mirino dell’Unione europea che potrebbe attivare una procedura di infrazione nei confronti dello Stato italiano per contrasto con le normative sulla concorrenza contenute nella direttiva Bolkestein. Nel frattempo, infatti, la norma nazionale ha ulteriormente prorogato le concessioni fino al 2033 ed innalzato i canoni minimi da 300 a 2.500 euro annui. La prossima scadenza è quella del 3 febbraio, data entro cui l’Italia dovrà inviare la propria risposta all’Unione europea. “In tutto ciò il Governo non ci ha mai ascoltato” ha rimarcato Callari che, in linea con tutte le altre Regioni, ritiene necessario un coinvolgimento diretto del Presidente del Consiglio e non solo dei ministri competenti per sbloccare uno stallo che “crea una situazione di incertezza ed impedisce ai concessionari di affrontare gli investimenti necessari alle proprie attività”. Vi è poi un’altra data che pesa sul giudizio delle Regioni: quella di martedì 26 gennaio, giorno in cui il Governo ha convocato una riunione con i sindacati dei concessionari balneari. “Non è istituzionalmente accettabile che il Governo convochi i concessionari ma non si confronti anche con le Regioni – ha sottolineato l’assessore -; la situazione per noi è gravissima, i concessionari chiedono l’ottenimento da parte dei Comuni di un atto amministrativo che dia loro titolo per attivare investimenti sulle spiagge, ma le amministrazioni sono spesso in stallo. Per questo la nostra Regione ha approvato una norma di recepimento della 145, che però ci è stata impugnata dallo Stato che intende far valere la propria competenza primaria sulla proroga; abbiamo infine introdotto una proroga tecnica per tutto il 2021”. Nel caso del Friuli Venezia Giulia, a complicare il quadro vi è la competenza primaria sui canoni, che confluiscono nelle casse regionali e dei Comuni. “In questo caso la Regione ha fatto ricorso contro la norma nazionale che da un lato innalza i canoni marittimi ma, dall’altro, dimezza tutti gli altri canoni creando così un danno ai bilanci degli enti pubblici – ha ricordato Callari -. Con un’altra norma abbiamo quindi riconfermato il canone minimo di 360 euro e lasciato inalterati gli altri canoni. Ci aspettiamo che lo Stato impugni anche questa legge”. Per uscire dall’ingorgo giuridico tutte le Regioni concordano quindi sulla necessità che il Governo si impegni con l’Unione europea ad approvare in tempi certi una riforma organica delle concessioni demaniali (come già fatto, ad esempio, da Spagna e Portogallo) che non affronti solo il tema della proroga, ma anche la durata e l’ammontare dei canoni delle concessioni. “I concessionari si aspettano una risposta dalle Regioni, dobbiamo ribadire la nostra attenzione nei loro confronti e pretendere di condividere ogni passaggio con il Governo” ha concluso Callari. ARC/SSA/ep
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