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Edizione del 17/01/2021
Estratto da pag. 1
Il ritorno in Parlamento della Dc, le vite parallele di Renzi e Franceschini
Anche oggi, come lâ??altro giorno con Mastella e Tabacci, ci vorrebbe un Plutarco. Perché anche quelledi Matteo Renzi e Dario Franceschini negli...
Anche oggi, come lâ??altro giorno con Mastella e Tabacci, ci vorrebbe un Plutarco. Perché anche quelle di Matteo Renzi e Dario Franceschini negli ultimi anni sono vite parallele. Ma ci vorrebbe anche un John Belushi in â??Animal Houseâ? perché quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare. E i democristiani pure. E, soprattutto, come sempre, inizia a giocare Dario Franceschini.

Il ministro dei Beni Culturali â?? ritenuto drammaticamente assente dai lavoratori dello spettacolo in questo momento in cui sono chiusi cinema, teatri, musei (ma da lunedì si riapre su prenotazione in zona gialla), mostre e tutto ciò che è cultura, senza che nessuno batta ciglio nonostante sia scientificamente provato che nessun contagio è avvenuto a teatro questâ??estate â?? è chiaramente il più â??politicoâ? del Pd, il contraltare di origine democristiana a Andrea Orlando per la componente che viene da sinistra.

Franceschini, ad esempio, controlla la maggioranza dei gruppi parlamentari Pd. Franceschini, ad esempio, è stato il più stretto alleato di Renzi quando Renzi comandava lâ??Italia. Ma è stato anche il primo a mollarlo quando Matteo ha perso il tocco magico. Franceschini, ad esempio, è stato il primo a teorizzare in unâ??intervista il governo giallorosso, di cui Renzi fu poi lâ??inventore e la levatrice. E, fra i due, câ??è un rapporto â??dialetticoâ?, quasi di amore-odio con lâ??ammirazione per chi sa fare politica pura, ma anche con la rivalità sempre più accentuata.

Ad esempio, in questi giorni, prima Franceschini è stato colui che più si è speso per non fare uscire Italia Viva e per convincere Conte e i suoi ad accettare alcune delle richieste di Renzi, ma poi â?? dopo che Renzi ha rotto â?? è stato il più duro, pensando che se le cose precipitassero per lui si chiuderebbe la possibilità di poter essere eletto presidente della Repubblica da questo Parlamento.

Eppure, sempre in questo gioco dialettico di specchi, da un lato câ??è Matteo Renzi che dice ai suoi e alla stampa: â??Dario Franceschini non è il Ribery della politicaâ?, ma contemporaneamente fa capire sempre ai suoi e alla stampa che, in caso di governo diverso dal Conte bis e mezzo o dal Conte ter, il suo presidente del Consiglio preferito sarebbe proprio Dario Franceschini.

Anche perché, a dirla tutta, sul mercato calcistico, anche nella Fiorentina, câ??è molto di meglio di Ribery in questo momento e non è detto che â?? senza volerlo â?? Matteo abbia fatto un complimento a Dario con quella frase. Le vite parallele di quei due ex democristiani - Dc Dc Franceschini, Dc tendenza Margherita non fossâ??altro per un motivo anagrafico Renzi â?? sono fotografate anche dal tipo di comunicazione usata in questi giorni dai due.

Che sono molto â??Prima Repubblica styleâ?: Renzi con la sua conferenza stampa di unâ??ora e mezza, con le due ministre evocate in continuazione ma ovviamente e naturalmente i riflettori su di lui e  Franceschini con il suo intervento allâ??ufficio politico del Pd, in cui ha condiviso pienamente la relazione del segretario Nicola Zingaretti, ma soprattutto ha dato la linea che non solo legittima la ricerca dei Costruttori, ma addirittura conferisce una sorta di nobiltà istituzionale allâ??operazione in corso: "Le maggioranze in un sistema non più bipolare si cercano e si costruiscono in Parlamento, è già avvenuto due volte in questa legislatura, e non c'è niente di male nel dialogare apertamente e alla luce del sole con forze politiche disponibili a sostenere un governo europeista in grado di gestire l'emergenza sanitaria, il recovery e di approvare una legge elettorale su base proporzionale".

E qui i punti centrali sono due: la legge elettorale proporzionale, che farebbe ripartire quel tipo di politica caro a Franceschini (ma anche a Renzi), e anche la sopravvivenza della legislatura fino alla fine, ma soprattutto fino allâ??elezione del successore di Sergio Mattarella, per cui il ministro dei Beni Culturali ha in mente un profilo ben preciso: il s
uo. Eâ?? vero che Franceschini ha â??soloâ? 62 anni, quindi può partecipare alla corsa al Quirinale almeno un altro paio di volte, magari dalla pole position di presidente del Senato al prossimo giro, ma è anche vero che un Parlamento così ben disposto nei suoi confronti, non solo nel gruppo del Pd, difficilmente lo troverà unâ??altra volta. E in questi giorni in cui lâ??abilità della Prima Repubblica diventa decisiva per gestire la crisi e personaggi in cerca dâ??autore, a un certo punto Franceschini ha deciso di gestire direttamente la caccia ai Costruttori.

Lui, che fra il 1974 e il 1977 era già eletto rappresentante di classe e di istituto nella sua scuola e che nel 1975 era delegato giovanile democristiano di Ferrara, conosce Clemente Mastella da sempre, pur avendo avuto una storia politica diversa dopo che il sindaco di Benevento scelse lâ??Udc e Berlusconi. Ma quando ha visto lâ??ex leader dellâ??Udeur intestarsi lâ??operazione Costruttori, senza però vedere numeri sicuri, ha preso in mano direttamente lui la cosa, andando a cercare neoResponsabili soprattutto nel gruppo di Italia Viva. E, facendo sponda, soprattutto a Montecitorio, con un altro ex democristiano come Bruno Tabacci.

Lâ??altro giorno su Tiscali.it abbiamo raccontato di come la componente parlamentare â??contenitoreâ? a Montecitorio stia diventando â??Centro democratico- Italiani in Europaâ? che è un poâ?? il â??partito di Tabacciâ?. Che, dal 26 novembre ad oggi, in meno di due mesi comprese le vacanze di Natale, è riuscito a passare da due deputati a 11 a un solo onorevole di distanza da un gruppo strutturato come Liberi e Uguali: fra i nove nuovi arrivati dopo lo scouting di Tabacci, otto sono ex pentastellati (Elisa Siragusa, Gloria Vizzini, Fabio Berardini, Carlo Ugo De Girolamo, Maria Lapia, Antonio Lombardo, Marco Rizzone e Nicola Acunzo) e una ex del Pd, Daniela Cardinale, figlia dellâ??ex ministro mastelliano Totò Cardinale, perché, in fondo tutto si tiene e quindi è come un grande gioco dellâ??oca politico, dove si torna sempre al via. E il via è la Dc.

Se giovedì erano stati in cinque i deputati neo tabacciani, venerdì è toccato ad altri due. E, ironia della sorte, a dirlo allâ??aula è stato il vicepresidente di turno renziano, Ettore Rosato: â??Comunico che la deputata Daniela Cardinale e il deputato Nicola Acunzo, già iscritti al gruppo parlamentare Misto, con lettere pervenute rispettivamente in data 14 e 15 gennaio 2021, hanno dichiarato di aderire alla componente politica â??Centro Democratico - Italiani in Europaâ? del gruppo parlamentare Misto. Il rappresentante di tale componente, con lettere pervenute in pari data, ha comunicato di aver accolto le richiesteâ?.

E anche qui ci sono sempre le â??Vite paralleleâ? di Plutarco in politica, perché Rosato è nato franceschiniano, diventando poi renzianissimo. Insomma, sempre alla Dc si torna. Con unâ??istruzione per lâ??uso: il più democristiano di tutti, quasi un democristiano anni Cinquanta, è Giuseppe Conte. Secondo la perfetta definizione di Francesco Merlo, â??Conte è lâ??Andreotti di sinistraâ?. Con tanto di corollario andreottiano, quando dissero al Divo Giulio che il suo governo tirava a campare: â??Meglio tirare a campare che tirare le cuoiaâ?. Resta solo da vedere se la fine della storia sarà quella evocata da Bettino Craxi: â??Prima o poi tutte le volpi finiscono in pellicceriaâ?.