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Edizione del 15/01/2021
Estratto da pag. 1
Nuovo Dpcm, ecco le regole anti-Covid dal 16 gennaio: spostamenti e asporto, cosa cambia. Chi rischia la zona arancione o rossa da lunedì
Arrivano le nuove regole anti-Covid e quasi tutta Italia finirà in zona arancione, con Lombardia e Sicilia che da domenica potrebbero essere le prime zone rosse del 2021. Ã? arrivata la nuova stretta decisa dal governo per evitare un nuovo lockdown nazionale, come sta avvenendo in Gran Bretagna e Germania. Le ultime modifiche al Dpcm valido dal 16 gennaio sono state illustrate dallâ??esecutivo nella riunione con le Regioni, i Comuni e le Province, precedute da una premessa del ministro della Salute Roberto Speranza: “La situazione non può essere sottovalutata, lavoriamo insieme tempestivamente ad anticipare le restrizioni per evitare una nuova, forte ondata” del virus. Nessun passo indietro, dunque, con il rinnovo di tutte le misure già in vigore a partire dal coprifuoco dalle 22 alle 5 e lâ??inasprimento delle soglie per accedere alle zone con restrizioni, introdotte con il decreto approvato mercoledì: con Rt 1 o con un livello di rischio ‘alto’ si va in arancione, con Rt a 1,25 in rosso. Le scuole superiori invece dovranno garantire la didattica in presenza almeno dal 50% e fino al 75% dal prossimo 18 gennaio.
Anche perché gli esperti già conoscono i dati che la cabina di regia analizzerà nelle prossime ore: tutti gli indicatori sono peggiorati nella settimana che si sta per concludere. E in base allâ??ultimo monitoraggio, con le modifiche introdotte dal decreto, solo 6 regioni rimarrebbero gialle: Abruzzo, Basilicata, Campania, Sardegna, Toscana e Valle dâ??Aosta. Tutte le altre rischiano lâ??arancione, con la Lombardia e la Sicilia molto probabilmente in zona rossa. Se però a mandare in rosso la Lombardia sono i numeri, a far scattare le restrizioni più dure in Sicilia è la richiesta del presidente Nello Musumeci, che promette di procedere autonomamente se da Roma non dovesse arrivare il via libera.
Le regole sugli spostamenti – Il divieto di spostamento tra le regioni, comprese quelle gialle, sarà in vigore fino al 15 febbraio e non più al 5 marzo, come era previsto in una prima bozza del decreto. Fino a quella data sarà invece valida la regola che consente una sola volta al giorno ad un massimo di due persone (oltre ai minori di 14 anni conviventi) di andare a trovare parenti o amici nella regione, se questa è in zona gialla, o nel comune se è in zona arancione o rossa. E sempre fino al 5 marzo sarà possibile spostarsi nelle regioni arancioni dai comuni con una popolazione non superiore ai 5mila abitanti, per una distanza non superiore ai 30 chilometri e mai verso i capoluoghi di provincia. Tutte misure già sperimentate durante le festività natalizie.
I divieti: dall’asporto allo sci – Resta il divieto della vendita da asporto per i bar dalle 18, fortemente criticato dalle Regioni, tanto che si pensava che alla fine potesse riguardare solo le bevande. Il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia ha garantito, nonostante la crisi di governo, “massima priorità ” per i ristori a tutte le attività costrette a fermarsi. Tra queste c’è lo sci: gli impianti sciistici rimarranno chiusi fino al 15 febbraio. Potranno poi aprire gli impianti “solo subordinatamente allâ??adozione di apposite linee guida da parte della Conferenza delle Regioni e delle province autonome e validate dal Comitato tecnico scientifico, rivolte ad evitare aggregazioni di persone e, in genere, assembramenti”. Chiuse anche palestre e piscine – anche se si continua a lavorare per consentire la ripresa almeno agli sport individuali nelle zone gialle – così come cinema e teatri.
I musei e la zona bianca – Ã? confermata, invece, lâ??apertura dei musei, ma solo nelle regioni gialle e solo nei giorni feriali. “Ã? un servizio ai residenti – ha sottolineato il ministro Dario Franceschini – è un primo passo, un segnale di riapertura” per il futuro. Non lâ??unico. Con il decreto viene infatti introdotta la ‘zona bianca’, in cui le uniche restrizioni sono il distanziamento e lâ??uso della mascherina. Ma i parametri per entrarci – 3 settimane consecutive di incidenza di 50 casi ogni 100mila ab
itanti e un rischio basso – fanno sì che ci vorranno mesi prima che una regione possa farcela.
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