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Edizione del 13/01/2021
Estratto da pag. 1
Ricci (Cgil): «Dopo Whirlpool altre crisi per l’effetto emulazione»
Il segretario campano: servono politiche industriali, non sempre incentivi
l’intervista

Mezzogiorno, 13 gennaio 2021 - 08:08

Ricci (Cgil): «Dopo Whirlpool altre crisi per l’effetto emulazione»

Il segretario campano: servono politiche industriali, non sempre incentivi

di Simona Brandolini

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Nicola RicciSi è appena concluso il primo incontro, di cinque previsti, tra i sindacati e la giunta regionale. Il presidente Vincenzo De Luca è assente. Ci sono però il suo vice, Fulvio Bonavitacola e gli assessori Antonio Marchiello e Ettore Cinque. L’argomento? I fondi strutturali.



Nicola Ricci (segretario partenopeo e campano della Cgil) sinora i rapporti con la Regione sono stati assai tesi. È il momento della pax? «Di dialogare. Il tema che pone il vicepresidente è che ci troviamo difronte a un piano da 310 miliardi. È vero che De Luca e altri sei presidenti di Regione hanno chiesto un incontro a Conte per difendere il Sud che ha un sapore retorico, ma il rischio che su quei 310 miliardi facciano cartello le regioni forti c’è tutto».

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Fino ad oggi però le regioni, soprattutto del Sud, hanno brillato per incapacità nella spesa e nella qualità. «È vero, tant’è che sui fondi 14-20 siamo solo al 36 per cento dei progetti realizzati. Non possiamo più correre lo stesso rischio. Servono operatività e tempi certi. Su questi grandi asset scegliere le priorità e portarle a termine».

Quali sono per voi le priorità? «Sanità perché è mancata la programmazione e la medicina territoriale. Poi abbiamo un problema occupazionale e di formazione. Abbiamo una qualità bassa di lavoratori con contratti a tempo, per esempio nel primo soccorso e nel prétriage. Poi non c’è sanità digitale. La corsa, molto di immagine, sui vaccini, ha dimostrato che c’è stata disorganizzazione. L’ansia da prestazione spesso cozza con la realtà».

Poi? «Serve un grande piano regionale sul trasporto che non funziona. Su questo sfidiamo la Regione. Come un altro tema fondamentale è l’ammodernamento di questa regione. L’assessore Cinque ci conferma che su un bilancio di miliardi, di risorse libere ci sono solo 20 milioni. Quindi i fondi europei diventano sostitutivi per qualsiasi cosa, ma vanno spesi tutti e bene».

Per il suo collega della Uil, Giovanni Sgambati, la neonata Stellantis è un miracolo e un’opportunità. Anche per la Cgil? «Non del tutto. Prima cosa mi spiace che il governo italiano sia scomparso dalla compagine, differentemente da quello francese. Poi mi ha colpito un dato: EnelX distribuirà ventottomila punti per ricaricare le auto elettriche in Italia, duemila in Campania. A Pomigliano costruiscono la Panda».

Ma si sta lavorando alle linee per la Tonale. «Capisco che la Tonale avrà più margini, ma meno futuro. Non capisco perché Pomigliano non possa specializzarsi sulle Panda elettriche. La Cgil nazionale ha fatto uno studio sui paesi che stanno spingendo sulla riconversione green e ha scoperto che c’è una grande competizione sulle batterie. Guardare in una maniera nuova l’impresa e anche i rapporti sindacali è fondamentale. Lo Stato non si deve sostituire agli imprenditori, ma essere garante soprattutto rispetto ai siti meridionali».

E gestire le crisi industriali. Ormai una al giorno. «Sta passando una linea bruttissima. Whirlpool ha fatto scuola in senso negativo. Continua a non dire perché ha dismesso via Argine quando tutti i dati ci dicono che non c’è una crisi del settore. Ma c’è l’effetto emulazione e il gruppo Fontana, proprietario dello stabilimento Meridbulloni di Castellammare, dalla sera alla mattina vuole trasferire tutti al Nord. Non è altro che un camuffamento di un disimpegno».

Quali sono le responsabilità della politica nelle crisi aziendali? «Di non aver mai fatto politiche industriali. Sono stati dati incentivi, ma nessun vincolo a queste attività che quando vogliono vanno via. Noi dobbiamo tornare a essere attrattivi. Tutti parlano di San Giovanni a Teduccio, ma Apple e le altre multinaz
ionali utilizzano il nostro capitale umano, poi si portano via le idee. La proprietà intellettuale dovrebbe rimanere qui. E questo è un tema su cui si potrebbe caratterizzare la politica campana».

La Cgil resta un sindacato di sinistra, o di quel che resta della sinistra, che ne pensa del totonomi per il dopo de Magistris? «Da osservatore vedo pochi programmi e poche idee. La politica sta venendo meno, leggo di magistrati, imprenditori, movimenti, associazioni civiche, i partiti dove sono? De Luca, con un consenso trasversale, ha annientato il loro ruolo, come aveva già fatto de Magistris».

E pensa che sia replicabile a Napoli l’alleanza di governo? «Non credo sia trasferibile. Starei attento a fare sommatorie elettorali. Questa città ha eletto Ruotolo con uno schema, ma se dovessi dire che quello è oggi una formula vincente, direi di no. C’è poi Bassolino, che comunque riesce a catalizzare l’attenzione».

Il suo sindaco ideale? «Serve un uomo delle istituzioni, che si riappropri del ruolo e della responsabilità della politica. Ma soprattutto vorrei che Napoli non diventasse merce di scambio in queste ore e non fosse immolata sui tavoli romani per tenere insieme la coalizione di governo».

13 gennaio 2021 | 08:08

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