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Edizione del 11/01/2021
Estratto da pag. 1
Covid, il report riservato dell’Iss: ecco la soglia per far scattare la stretta. I dubbi del governo
L’Istituto superiore di sanità propone: fascia rossa con 250 casi ogni 100 mila abitanti. Le Regioni dicono no. E ora l’esecutivo pensa alla...
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L’ingresso automatico in fascia rossa serve ad evitare una incidenza troppo alta del contagio e a non «causare il sovraccarico delle strutture sanitarie». Eccolo il documento riservato dell’Istituto superiore di sanità che cambia i parametri per entrare nel livello di rischio più alto e far scattare le misure restrittive. Una regola che i governatori hanno però deciso di respingere e a questo punto non è escluso che il governo faccia marcia indietro. Per due ragioni. La prima è che il rosso scatta comunque quando l’Rt arriva a 1,25 e la seconda è il timore che, per rimanere sotto la soglia di massimo rischio, in alcune Regioni possano essere effettuati meno tamponi.



«Casi in aumento»Scrivono gli scienziati: «L’epidemia si trova in una fase delicata che sembra preludere a un nuovo rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero definite ed implementate rigorosamente misure di mitigazione più stringenti. Questo avverrebbe in un contesto di elevata incidenza con una pressione assistenziale ancora elevata in molte Regioni». Poi indicano il pericolo: «Grazie al monitoraggio, è stato possibile documentare che il passaggio dalla fase di contenimento epidemico (fase di transizione epidemica) ad una fase di mitigazione (fase epidemica acuta) è avvenuto in Italia quando l’incidenza a 7 giorni ha superato i 50 casi per 100.000 abitanti».

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La nuova sogliaI vertici dell’Istituto superiore di sanità suggeriscono di modificare la procedura per l’ingresso nella fascia rossa quando i nuovi casi di contagio su 100 mila abitanti sono 250 in una settimana: «In base ai dati, quando viene raggiunta una incidenza settimanale di 300 casi per 100.000 abitanti, sia considerando l’intera popolazione che la popolazione di età pari o superiore ai 50 anni, si verifica un sovraccarico (avvenuto o imminente) dei servizi assistenziali nella maggior parte delle Regioni. Un possibile cut-off (interruzione, ndr) di incidenza oltre il quale adottare misure di mitigazione a prescindere da livelli di rischio e Rt dovrebbe quindi avere un valore inferiore a tale soglia». La mediazione raggiunta con il governo è di 250 positivi anche perché, avvertono gli scienziati, «dieci Regioni ancora riportano un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o nelle aree mediche al di sopra delle soglie critiche».

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La protestaIl rischio di sovraccarico delle strutture sanitarie non convince però i governatori sull’opportunità di accettare l’automatismo per l’ingresso in zona rossa. Lo spiega il presidente della conferenza delle Regioni e governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini: «Quel limite non l’ha chiesto nessuna Regione e la mia impressione è che non entrerà fra quelli utilizzati per decidere la colorazione o lo spostamento delle Regioni. Ci confronteremo con il governo e come sempre cercheremo di fare il meglio possibile».

La retromarciaL’esecutivo è pronto a fare marcia indietro, per la paura che, in un momento importante come la campagna vaccinale e l’inizio della terza ondata, si abbassi il numero dei test effettuati. «Ma c’è soprattutto la volontà — chiarisce il ministro Francesco Boccia — di collaborare e di trovare su tutti i temi un’intesa con le Regioni per continuare ad affrontare insieme le fasi più delicate di questa pandemia e di uscirne al più presto».

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