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Edizione del 11/01/2021
Estratto da pag. 1
"Emilia Romagna zona rossa? Puniti perché facciamo più test" - Cronaca
Federalberghi e Confcommercio chiedono che i nuovi parametri non penalizzino chi fa più tamponi. Bonaccini rassicura
Rimini, 11 gennaio 2021 - "Rimini e l’Emilia Romagna rischiano di diventare zona rossa? Non possiamo essere puniti perché facciamo più tamponi delle altre regioni". Levata di scudi da Confcommercio e Federalberghi Rimini sul possibile ’doppio cambio’ di colore. Infatti da oggi a Rimini, come in tutta la regione e in altre 4, scatta la zona arancione. Col rischio, per la nostra, di scivolare in rosso se il Governo approverà le nuove regole proposte dall’Istituto superiore di sanità, da inserire nel Dpcm che sarà varato alla fine della prossima settimana. Ovvero: dove l’incidenza settimanale dei casi è superiore a 250 ogni 100mila abitanti scatta in automatico la zona rossa. "Quel limite non l’ha chiesto nessuna Regione e non credo entrerà fra quelli utilizzati per decidere la colorazione o lo spostamento delle Regioni". Lo ha detto il presidente dell’Emilia Romagna e della conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini.

"Se questo criterio fosse applicato oggi – spiega il presidente Confcommercio, Gianni Indino – l’Emilia Romagna rischierebbe grosso, visto che sabato aveva un’incidenza di 242,44. Ma è evidente che se fai più tamponi - e la nostra regione è tra le prime in rapporto alla popolazione - diventi ’rosso’, e sarebbe una tragedia per la nostra economia. Ma non voglio dire ’facciamo meno tamponi così restiamo gialli’: sulla salute non si scherza. Però servono criteri omogenei per tutti, e se si cambiano i parametri attuali, non riteniamo corretto sostituirli solo con quello del numero di casi ogni 100mila abitanti, senza tenere conto dei tamponi fatti. Non è così che battiamo il virus".

"Questione ristori – prosegue Indino –: non bastano le poche migliaia di euro elargiti finora, chiediamo il 25% del fatturato. Ciò consentirebbe di pagare le spese vive aziendali, che continuano a esserci, dalle bollette alle tasse. Tenere chiuso un bar, un ristorante, un discoteca, un negozio di abbigliamento comporta costi altissimi. E bisogna pensare a soluzioni per i ristoranti: vedo programmi in tv con ogni spettatore separato da plexiglass, può essere un modo".

"Nessuno si sogna di mettere in discussione il numero più elevato possibile di tamponi da fare alla popolazione – fa eco Patrizia Rinaldis, presidente Federalberghi – ma il fatto che nella nostra regione ne vengano effettuati di più che nella maggior parte delle altre, con conseguente ’scoperta’ di più persone positive al Covid, non deve penalizzarci. Non vogliamo che si ripetano film già visti, da ultimo quello sui divieti di balneazione, nell’estate 2019, scattati da noi perché giustamente ci sono controlli puntuali sulla qualità delle acque, mentre altre regioni non li fanno proprio. Rivediamo i parametri Covid ma non così". "Inoltre il tema ristori – chiosa Rinaldis –: gli hotel di fatto sono chiusi, perché non ci si sposta. Non è pensabile che le nostre attività, messe in ginocchio dalla pandemia, da ottobre a Rimini non ci sono ospiti, non vengano risarcite perché formalmente risultano in funzione".

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