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Edizione del 11/01/2021
Estratto da pag. 1
Fedriga contro Azzolina: «La scelta responsabile? Tenere chiuse le scuole»
Il presidente del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga: la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina parla di studenti all’aperitivo? Ma se è...
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«Io rivolgo un appello a Lucia Azzolina. Le chiedo di fare dichiarazioni adeguate alla serietà del ruolo che ricopre». Massimiliano Fedriga, il presidente del Friuli-Venezia Giulia, è arrabbiato davvero con la ministra dell’Istruzione. Che ieri, in un’intervista al Corriere, riguardo al ritorno sui banchi alle scuole superiori è andata diritta contro i governatori. Chiedendosi «perché nelle zone gialle e arancioni è quasi tutto aperto, tranne la scuola?».



Perché, presidente? «Non mi sarei mai aspettato un atteggiamento simile da un ministro della Repubblica: non credo che un ministro possa essere un ultrà. Mi aspetterei, come minimo, che fosse consapevole del dramma che si vive nel Paese. Non so perché abbia detto cose del genere, vorrà fare quella che lavora per aprire mentre noi ci divertiamo a chiudere».

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Secondo Azzolina, «gli studenti al pomeriggio possono andare a prendere l’aperitivo, mentre non possono andare in classe». «Per prima cosa, ricordo che i bar chiudono alle 18. E quell’orario è stato stabilito dal governo di cui Azzolina fa parte. Io peraltro ho fatto un’ordinanza per cui dalle 11 del mattino si può stare soltanto seduti, i gruppi assembrati fuori dai locali non sono ammessi. Ma penso anche a quanti non possono lavorare, al dramma autentico che si vive in tante famiglie. Ma su questo, mi faccia dire anche un’altra cosa...».

Prego.«Io credo che la riduzione del tema all’aperitivo sia squalificante e offensiva per tutti quei settori e quelle persone che vivono di ospitalità. Vorrei davvero che la ministra Azzolina avesse rispetto per coloro che le pagano lo stipendio».

Però, l’antivigilia di Natale le Regioni si erano impegnate ad aprire il 7 gennaio. Non è vero? «Se è per quello anche dal governo ne abbiamo sentite tante, per esempio che si chiudeva prima per non chiudere a Natale. Ma sia ben chiaro che io non voglio incolpare il governo di una cosa del genere: abbiamo un’incidenza altissima di contagi, gli ospedali strapieni... Dobbiamo valutare la situazione che c’è, non quella che vorremmo. Del resto, basta guardare all’estero: la Germania, che aveva chiuso tutto tranne le scuole, è stata costretta a chiudere anche quelle. È così in tutto il mondo: è un complotto del mondo contro Azzolina?».

Secondo la responsabile dell’Istruzione, i governatori avrebbero deciso di prorogare le chiusure prima ancora di vedere i risultati dei monitoraggi. Ha torto?«Ma via... È stato l’Istituto superiore di sanità con l’Inail, non Fedriga, a far presente che il riaprire le scuole rischia, e qui cito testualmente, di “determinare un’onda epidemica non contenibile”. La fotografia del momento non è bella, la cautela è fondamentale. E le Regioni non possono che essere responsabili sul rischio a cui si espongono studenti, professori e famiglie».

A proposito: i docenti torneranno in classe vaccinati?«Con le dosi che abbiamo a disposizione è impossibile: le Regioni si attengono al piano approvato dal parlamento. A fine mese noi avremo vaccinato tutto il personale socio-sanitario e gli ospiti delle Rsa. Ma è molto dura che si riesca a vaccinare i professori prima della riapertura. Su Trieste abbiamo fatto un piano di tamponi rapidi per le scuole, ma la scuola è un mondo di contatti. Se non dentro l’istituto, prima e dopo».

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Voi aprirete il primo febbraio, come l’ha presa il mondo della scuola? «Direi che sindacati e insegnanti sono tutti d’accordo. C’è stata qui davanti una piccola manifestazione di genitori che vogliono che si apra subito, ma credo fosse organizzata da chi sulla scuola vuole fare una battaglia politica. Davvero una minoranza».


Per Azzolina la scuola «socialmente è stata messa nel fondo dello sgabuzzino». Insomma, le sarebbero stati anteposti altri interessi.«Fare una classifica tra lavoro e scuola io credo sia devastante e invito il ministro a non farlo. Impostare una sfida tra esigenze primarie penso sia profondamente sbagliato».