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Edizione del 10/01/2021
Estratto da pag. 1
Tensioni sulla scuola tra Azzolina e governatori del Pd: «Mandate i ragazzi al bar e non in classe?»
Zingaretti e Bonaccini dichiarano che si tratta solo di una questione di sicurezza, ma lo strappo innervosisce la ministra. Da domani riaprono le superiori in Toscana, Abruzzo e Valle d’Aosta
Toscana, Abruzzo e Valle d’Aosta. Sono solo queste 3 le Regioni che hanno accolto l’invito del governo a riaprire le classi delle scuole superiori a partire da domani, 11 gennaio. Sedici, invece, quelle che hanno optato per un ulteriore rinvio. Un boicottaggio di massa – giustificato con i numeri della pandemia da Covid-19 – che mostra come il Ministero dell’Istruzione, presieduto da un anno da Lucia Azzolina, stia perdendo in autorevolezza. Le Regioni non si fidano del modello «scuola sicura» da lei proposto e organizzato. Ma per Azzolina si tratta di un approccio incoerente: «Non mandano i giovani a scuola ma li asciano bere gli aperitivi al bar».
Anche Nicola Zingaretti, che oltre a essere presidente di Regione è il segretario di uno dei due maggiori partiti di governo (Pd), ha deciso di rimandare l’apertura al 18 gennaio nel Lazio. E così Stefano Bonaccini, importante esponente del Partito Democratico anche lui, che ha prorogato fino al 25 gennaio la Didattica a distanza (Dad) in Emilia-Romagna. Sulla scia dei presidenti leghisti Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, aveva definito «surreale» il piano della ministra sul rientro a scuola in tempi così rapidi. Zingaretti e Bonaccini dichiarano che si tratta solo di una questione di sicurezza, ma lo strappo è simbolico e innervosisce la ministra del Movimento 5 Stelle.
«Hanno potere di operare anche su altre restrizioni, ma hanno scelto la scuola», ha detto Azzolina in un’intervista al Corriere della Sera. «E lo hanno fatto prima ancora di vedere i dati sul monitoraggio delle fasce di rischio». Perché, si chiede la ministra, nelle zone gialle e arancioni è quasi tutto aperto tranne le scuole? Una domanda che si fanno anche molti studenti e insegnanti, che domani, 11 gennaio, scenderanno in piazza contro i ritardi. E anche contro Azzolina, che pare oramai incapace di trasmettere la sua linea.
Ma in realtà il nodo della scuola divide anche insegnanti, sindacati, presidi e alunni. C’è chi vorrebbe risolvere la questione a scuole aperte, non ritenendole cluster. E chi chiede a gran voce che venga anticipata la vaccinazione degli insegnanti per proteggerli da eventuali focolai. Su questo la ministra si affida al Cts, che pare voler confermare le tempistiche già stabilite. E nell’incertezza del contesto si consuma, come di consueto, il rimpallo Stato-Regioni.
Immagine di copertina: ANSA/POOL/ROBERTO MONALDO
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