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Edizione del 03/01/2021
Estratto da pag. 1
A un passo dalla crisi di governo: Renzi pronto a ritirare le ministre. Ecco gli scenari possibili
La renziana Bonetti apre al passo indietro e per Conte s’allontana l’ipotesi di salvare l’esecutivo con una pattuglia di “responsabili”. Il leader di Italia Viva allunga l’ultimatum fino a dopodomani. Le opzioni sul tavolo
Sono giorni decisivi per il governo Conte. Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, dice di essere pronto alla sfida in Aula. E la situazione rischia di precipitare già nelle prossime ore. Il Consiglio dei ministri per il via libera al Recovery Plan, previsto il 7 gennaio, potrebbe essere anticipato a domani, 4 gennaio. Ma lo scontro tra Conte e Renzi, che è cresciuto e s’è alimentato con le polemiche sull’utilizzo dei fondi europei, ormai va ben oltre. Tanto che, secondo Repubblica, il leader di Italia Viva ha già deciso che ritirerà la sua delegazione al governo, composta dalle ministre Teresa Bellanova e Elena Bonetti, entro il 7. Secondo La Stampa, il 5 gennaio e non più il 4 come inizialmente minacciato.
La stessa Bonetti, in un’intervista pubblicata oggi su Avvenire, apre: se «le condizioni per servire bene il Paese non ci fossero più», la scelta delle dimissioni da ministro sarebbe «la conseguenza più logica, libera e responsabile». In caso di un passo indietro di Bonetti e Bellanova, il capo dello Stato Sergio Mattarella potrebbe dare a Conte un nuovo incarico per verificare se ha i numeri in parlamento. Ma l’esito di questa verifica è tutt’altro che scontato.
Sottotraccia, nel Pd e nel M5S è partita una moral suasion con l’obiettivo di dar vita a un Conte ter – con alcuni punti fermi nei ministeri chiave – e rilanciare l’azione politica della maggioranza, in una prospettiva di fine legislatura. Si lavora con il pallottoliere per vedere se davvero, in caso di showdown parlamentare, Conte abbia i numeri. Ma sembra tramontare, dopo che si sono sfilati Giovanni Toti e Lorenzo Cesa, il soccorso dei “responsabili”. E tra i dem il voto anticipato comincia ad emergere come una delle conseguenze più praticabili in caso di crisi.
La crisi tra il premier e i renziani s’è avvitata su se stessa al punto che tra gli scenari possibili per uscire dallo stallo sembra sempre meno percorribile l’ipotesi di un rimpasto, di cui tanto s’è parlato a fine novembre, ma che ora sembra superata dagli eventi. A meno di un accordo su una poltrona di peso – come il ministero degli Esteri – allo stesso Renzi.
Sullo sfondo di queste ipotesi, restano da considerare due scenari praticabili almeno sulla carta. Il primo è un governo giallorosso senza Conte. Ipotesi che si scontra con la volontà del premier e con la difficoltà a trovare un nome che metta d’accordo Pd, M5s e Italia Viva. I pentastellati difficilmente darebbero l’ok a un dem – come Dario Franceschini o Roberto Gualtieri – e Renzi non avallerebbe mai l’ingresso a Palazzo Chigi di un premier M5s come Luigi Di Maio. L’ultima ipotesi è il governo tecnico o di larghe intese. Si fa da tempo il nome di Mario Draghi, ma la disponibilità dell’ex governatore della Banca centrale europea è tutta da verificare, come anche quella del M5s, prima forza in parlamento.
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