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Edizione del 02/01/2021
Estratto da pag. 1
Le Regioni tentano il "forcing", il 18 gennaio data ultima per riaprire gli impianti di sci
Aosta - "È l'ultima data per poter dare un senso a questa stagione invernale eprogrammare assunzioni e aperture” spiegava Bertschy dopo la Conferenza delleRegioni. Da Avif arriva un documento che si rivolge al Governo: "La Valled’Aosta, insieme a tutte le regioni di montagna, deve essere ascoltata".[cervinia-plan-maison_6217]funivia plan maison cerviniaL’ultimatum per aprire gli impianti da sci, e partire – di rincorsa – con unastagione invernale “ammazzata nella culla” dall’emergenza Coronavirus, è il 18gennaio.“L’ultima data per poter dare un senso a questa stagione invernale e perprogrammare sia le assunzioni che le aperture degli impianti” spiegava ad AnsaLuigi Bertschy, Assessore allo Sviluppo economico, dopo che la richiesta alGoverno era emersa nella Conferenza delle Regioni, spostando di fattodall’inizialmente sperato 7 gennaio al 18 la data di riapertura degli impiantisciistici solo nelle Regioni in zona gialla, con i divieti che rimangono per lezone rossa e arancione.Una data certa, e vicina, cui si aggiunge “una richiesta forte di ristori perle società di impianti a fune, per i maestri di sci, per tutti gli operatoriche in questo periodo sono rimasti fermi e senza reddito”, prosegue Bertschy.Richiesta in realtà ribadita, che fa il paio con l’aggiornamento apportato aiprotocolli riapertura.Avif: “La Valle d’Aosta, insieme a tutte le regioni di montagna, deve essereascoltata”Intanto, l’Associazione valdostana degli impianti a fune, nel corso della suaassemblea annuale ha annunciato la presentazione di un documento che mette nerosu bianco le istanze del mondo della montagna, e.Documento redatto con il contribuito – si legge in una nota – della Giuntaregionale, le Organizzazioni sindacali regionali settore impianti a fune, laChambre valdôtaine, l’Associazione valdostana enti gestori piste di fondo ed ilCpel, con i contenuti condivisi anche dell’Unione Valdostana delle Guide dialta montagna e l’Associazione valdostana maestri di sci.Il mondo della montagna “fa quadrato”, con Avif che spiega: “Il Governonazionale deve dare risposte anche alla montagna e alle attività collegate allosci. Il settore degli impianti a fune e, di conseguenza, la montagna tutta,sono in attesa di certezze sulla possibile riapertura e sulle regole perl’avvio della stagione invernale. Il Dpcm del 4 dicembre prevedeva l’apertura,subordinandola all’adozione di un protocollo che è già stato analizzato edepositato dalla Conferenza delle Regioni ma che si trova ancora in corso divalidazione a seguito degli ulteriori adeguamenti richiesti dal Cts perrenderlo definitivo ed operativo”.“La Valle d’Aosta, insieme a tutte le regioni di montagna, deve essereascoltata – si legge ancora -: il turismo invernale rappresenta per glioperatori economici e per i lavoratori, in gran parte stagionali, la principale, quando non l’unica, fonte di sostentamento. L’annullamento della stagioneinvernale o anche una sua ulteriore contrazione o peggio ancora lacancellazione rischiano di compromettere gravemente il futuro delle aziende,dei lavoratori e delle famiglie valdostane. È una comunità intera, quella dellamontagna, che verrà colpita dalla ricaduta di scelte non affrontate con sensodi responsabilità”.I numeri del settoreAvif che, per rendere la questione ancora più chiara, fa di conto: “Il settoredegli impianti a fune in Valle d’Aosta genera un fatturato annuo di più di 80milioni di euro e garantisce lavoro a circa 330 dipendenti a tempoindeterminato, attualmente a casa quasi tutti inseriti nel Fondo IntegrativoSalariale, e 670 dipendenti stagionali che non sono ancora stati assunti. Lachiusura di tutti i comprensori sciistici fino al 6 gennaio crea un dannodiretto nel solo fatturato degli impianti a fune di circa 30 milioni di euro alquale si dovrà comunque aggiungere un ulteriore danno determinato dallamancanza della clientela straniera. A questo si aggiungono le ricadute negativeche, a cascata, vanno a colpire tutte le attività commerciali operanti sulterritorio”.“Tutte le nostre vallate laterali vivono direttamente o indirettamente delturismo dello sci:
dall’artigiano al ristoratore, dall’albergatoreall’elettricista, dal maestro di sci alle guide alpine – spiega ancoral’Associazione -. In Valle d’Aosta, così come in tutto l’arco alpino, lo scinon è solo divertimento ma lavoro per tutti. La Valle d’Aosta chiede al Governonazionale la giusta attenzione, affinché il popolo di montagna non debba pagareun prezzo troppo alto e possa sopravvivere a questa pandemia, impegnandosi nelrispetto di regole e protocolli, per poter guardare al futuro”.